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In Italia si vietano i rave-party, ma è una scusa per reprimere il dissenso sociale di studenti e sindacalisti!

Sta facendo molto discutere nella vicina Italia il decreto legge del governo di Giorgia Meloni che vieta i cosiddetti “rave-party”. Il nuovo governo fa credere alla popolazione che finora chi organizzava feste clandestine che duravano giorni occupando edifici altrui e magari consumando droga non fosse punibile. Ovviamente non è così perché la legge italiana comunque punisce già (e da sempre), ad esempio l’ingresso abusivo nel fondo altrui; il deturpamento di cose altrui; la vendita di sostanze stupefacenti e la somministrazione di bevande alcooliche a minori, ecc. insomma la classe politica italiana favorisce una sorta di “populismo penale”, facendo ricorso al senso di insicurezza che la popolazione sente a causa delle politiche di guerra e di austerità create dall’UE e dalla NATO e offre loro false soluzioni. Il problema è che il decreto del governo di destra non riguarda solo i festini illegali ma, tra le casistiche che vi rientrano, vi sono anche molte altre pratiche che fanno parte della storia del dissenso sociale italiano, come l’occupazione di scuole e la realizzazione di manifestazioni operaie o studentesche che, per vari motivi, anche solo d’urgenza di fronte a un fatto grave, non sono state previamente autorizzate dalla polizia. Le stagioni di maggiori conquiste sindacali sono avvenute anche con forme di lotta non conformi, ma oggi queste ultime verrebbero criminalizzate e trattate non come un normale momento di conflittualità sociale da gestire democraticamente, ma come atti criminali da reprimere quindi con manganelli, arresti e tribunali penali.

I media creano l’indignazione su comando

Il meccanismo è insomma  sempre lo stesso: i media di regime creano l’evento, scegliendo un avvenimento marginale che viene però enfatizzato all’inverosimile rendendolo una notizia da prima pagina che tutti i giornali e le televisioni devono riferire; dopodiché si generalizza il fatto unendoci casi diversi che riguardano non più solo i festini abusivi da adolescenti ribelli ma anche altre forme di dissenso politico organizzato, si fa crescere la percezione di insicurezza nella popolazione che spesso non è nemmeno al corrente di quanto realmente accaduto, e si giustifica così la necessità di una adottare una linea dura, repressiva che mira a criminalizzare ogni forma di normale dissenso. Insomma: il decreto anti-rave è un cavallo di Troia!

I comunisti: “no ai rave party, ma qui si parla d’altro…”

“Provate a leggere approfonditamente il primo decreto del governo. Scoprirete che coi rave party, di cui non siamo sostenitori, c’entra molto poco”. Lo conferma il Partito Comunista guidato dal segretario generale Marco Rizzo che continua: “è tutto rivolto ad aumentare la repressione che per occupazioni di scuole, fabbriche o sedi istituzionali, anche simboliche, fatte da parte di lavoratori, studenti o comitati di lotta vari. Un decreto gravissimo che non dovrà diventare legge, vista la situazione economica e sociale, e i possibili moti di protesta che si manifesteranno molto presto, questo governo mostra subito il vero volto: se la sinistra è il servo dei grandi gruppi multinazionali e della NATO, la destra si mostra come il cane da guardia del sistema”. I comunisti non negano dunque che i rave-party siano fra i luoghi privilegiati di spaccio di stupefacenti e che spesso si tengono in luoghi insalubri e pericolosi, ma che occorre allora specificare meglio nella legge l’impossibilità di interpretarla in senso anti-sindacale, come peraltro la stessa premier Meloni ha fatto intendere durante una conferenza stampa.

I rave-party sono più gravi della corruzione?

La norma introduce infatti una nuova fattispecie di reato inserendo nel codice penale l’articolo 434-bis: “Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”. Il codice penale insomma ora punisce “l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica. Chiunque organizza o promuove l’invasione di cui al primo comma è punito con la pena della reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000”. Si tratta di pene severissime e anche assurde, basti pensare infatti che in Italia per il reato di corruzione si rischia la detenzione da 1 a 6 anni. Chi organizza una festa non autorizzata in un edificio abbandonato rischia quindi più che chi si macchia di fenomeni di corruzione a danno della collettività e delle finanze pubbliche! A ciò si deve aggiungere che il decreto in questione aggiorna persino il Codice Anti-mafia quando è chiaro a tutti che un leader sindacale che promuove l’occupazione di protesta di uno stabile ovviamente non c’entra nulla con la criminalità organizzata… Siamo di fronte a un “golpe” della stessa dottrina giuridica della vicina repubblica atta a omologare le lotte sociali entro parametri strettissimi e impedire che sorgano sindacati conflittuali indipendenti o movimenti giovanili alternativi a quelli controllati anche solo indirettamente dalle istituzioni.

Pochi giorni fa gli studenti della Sapienza hanno occupato la facoltà di scienze politiche per protestare contro le cariche subite dalla polizia.

L’occupazione di una scuola come sarà giudicata?

La legge risulta essere peraltro vaga e non si capisce chi deciderà e su quali basi che effettivamente un raduno rappresenti un pericolo per l’ordine pubblico. Un’occupazione universitaria o una manifestazione non autorizzata promossa da lavoratori in sciopero o contro l’inflazione sono anch’esse teoricamente un turbamento dell’ordine pubblico… basterebbe un magistrato politicamente intollerante e particolarmente zelante e la lotta sociale e sindacale che finora veniva gestita col dialogo sarebbe affrontata con con la forza. E che dire di anche solo un centinaio di cittadini ecologisti che occupano un terreno inquinato, criminali da sbattere in carcere peggio di un mafioso?

Gli studenti in piazza: “è un progetto dell’UE per reprimere il dissenso”

Preoccupata dalla situazione l’Opposizione Studentesca di Alternativa (OSA) vicina all’Unione Sindacale di Base (USB) e al movimento politico “Potere al Popolo” che perentoria afferma su Instagram: “Questo decreto non rappresenta altro che un ulteriore passo in avanti rispetto alle politiche bipartisan di repressione e restringimento degli spazi democratici, di cui sono corresponsabili e complici tutti i partiti di sistema che hanno governato negli ultimi anni, dal PD alla Lega a Fratelli d’Italia: non abbiamo dimenticato le politiche di Minniti, quelle di Lamorgese l’anno scorso nei confronti degli studenti e durante il lockdown. Queste tendenze politiche sono funzionali al progetto strategico europeo, portato avanti congiuntamente da tutti i precedenti governi: l’Unione Europea in questa fase di crisi sistemica cala tutte le sue maschere ideologiche di “democrazia” e “progresso” davanti a qualsiasi scintilla di opposizione, con la complicità di tutti i maggiori partiti di sistema, addirittura utilizzando i fascisti al governo per imporre politiche di austerità e per far ingoiare la pillola alle classi popolari e subalterne, agli studenti e ai precari, evitando qualsiasi ipotesi di conflitto sociale”.