Lo scorso 4 e 5 luglio si è tenuto a Lugano la “Ukraine Recovery Conference”, summit internazionale dedicata alla ricostruzione dell’Ucraina. Sebbene sia stato dato molto risalto alla possibile partecipazione del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che si è semplicemente collegato all’evento per video, e nonostante fossero stati invitati ministri e diplomatici di vari paesi, alla fine si è presentata fisicamente solamente la Presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, oltre a diplomatici di terzo rango. Ciò mostra già quanto l’evento sia stato un flop in generale.
Purtroppo il problema principale di questa Conferenza non è chi è stato invitato ma non è apparso, ma piuttosto chi non è stato del tutto invitato: la Russia. È grave che un paese neutrale come la Svizzera, invece di organizzare un summit per la pace – molto più utile per la comunità internazionale -, abbia deciso di ospitare una Conferenza a cui è stata invitata solo una parte del conflitto e solo il mondo atlantico. Ma c’è di più: la Conferenza non è stata pensata per la pace, bensì per la spartizione neo-coloniale dell’Ucraina da parte degli oligarchi ucraini, americani e del Fondo Monetario Internazionale, una volta terminato il conflitto. È grave l’allineamento succube della Svizzera rappresentato dall’organizzazione di un evento di stampo neo-coloniale. Un vero smacco alla neutralità! Per non parlare poi dei 1’600 soldati di leva svizzeri che sono stati mobilitati, e di tutti i costi generali che la nostra comunità ha dovuto assorbire per ospitare degli oligarchi e i loro lacché.
Ma concretamente, dopo due giorni di summit, qual è stato il risultato finale? In primis, i partecipanti hanno firmato la “Dichiarazione di Lugano”, una carta di principi che dovrebbe delineare i sette “valori” su cui dovrà poggiare la ricostruzione dell’Ucraina una volta finito il conflitto. Peccato che non c’è nulla di concreto nella “Dichiarazione” se non vaghi e banali auspici come la lotta alla corruzione, il rispetto dell’uguaglianza tra uomo e donna, la trasparenza e il rispetto delle informe imposte dall’UE. Conoscendo le politiche e il legame con l’oligarchia nazionale delle autorità ucraine, difficilmente questi propositi sarebbero realizzati. Invece, il secondo risultato della Confernenza è che i partecipanti si sono spartiti tra di loro le zone d’influenza in Ucraina di cui si occuperanno per la ricostruzione. Scopriamo per esempio che la Svizzera si occuperà di Odessa, Italia e Polonia del Donbass, Stati Uniti e Turchia di Kharkiv, ecc. Come volevasi dimostrare, l’interesse alla base dell’incontro era solamente di spartirsi i previsti 750 miliardi di dollari che saranno necessari alla ricostruzione post-bellica dell’Ucraina. Difatti, purtroppo, la diplomazia si è occupata solo di principi ma non di questioni concrete, ciò che invece l’FMI, le organizzazioni atlantiche e i vari oligarchi hanno fatto.
In conclusione, un paese veramente neutrale come la Svizzera, piuttosto che ospitare un summit neo-coloniale, atlantista e in favore di una sola parte in causa, dovrebbe organizzare una vera conferenza di pace, facendo sedere allo stesso tavolo Russia e Ucraina. A causa dell’aver accettato passivamente le sanzioni atlantiche contro la Russia, la Svizzera ha perso credibilità a livello diplomatico globalmente. Invece di rimediare, sembra che il nostro governo voglia porre la parola fine a secoli di neutralità e di buoni servizi diplomatici…
Conferenza per l’Ucraina a Lugano: uno smacco alla neutralità, un regalo agli oligarchi e al neo-colonialismo
Stefano Araujo
Stefano Araujo, classe 1993, ha conseguito il diploma di master in scienze politiche presso l'Università di Ginevra. Attualmente lavora come assistente presso il Global Studies Institute della stessa università. E' membro del Comitato Centrale del Partito Comunista (Svizzera).