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Terrorismo, mafie e neo-nazismo: i popoli dell’UE pagheranno caro l’invio di armi all’Ucraina. Preoccupata persino l’Interpol!

Molte delle armi inviate all’Ucraina dai paesi occidentali finiranno in mani criminali in Europa, in Svizzera e altrove. Non si deve essere esperti di politica di sicurezza per capirlo, anche se certi “utili idioti” della sinistra liberal – romanticamente accecati da una inesistente resistenza partigiana (in mano però alla destra eversiva) – continuano a giustificare questo commercio di morte che allungherà la guerra e farà più vittime proprio fra i civili ucraini. Ora ad avvertire del dramma cui stiamo andando incontro è una voce autorevole, certamente non accusabile di “filo-putinismo”: nientemeno che il capo dell’Interpol! In effetti molti governi europei, subalterni nei confronti dei diktat imperialisti degli USA, non stanno tracciando le armi che esportano in Ucraina.

Le mafie si stanno armando grazie alle armi consegnate agli ucraini

“Sicuramente alla fine di questa guerra nel mercato nero ci saranno tante armi e sicuramente ci sarà un problema per la sicurezza in Europa. Le armi che circoleranno sono molto più pericolose e fino a dieci volte più potenti di quelle del periodo post-guerra in Yugoslavia, quando la ‘ndrangheta andava in quei territori e comprava bazooka e kalashnikov a 750 euro”. È l’allarme pronunciato sulla rete televisiva italiana La7 dal procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, che ha confermato: “non c’è tracciabilità di queste armi che vengono consegnate agli ucraini e questo è un problema che il mondo occidentale si deve porre non dopo la guerra, ma adesso. E forse è già tardi” (leggi qui). A pensar male – ma figurarsi se c’è un qualche giornalista svizzero che indagherà mai su questa possibilità – siamo di fronte alla più grande distribuzione di armi a gruppi terroristici per le prossime “proxy wars” in Europa.

Il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri ha lanciato l’allarme: le armi inviate in Ucraina potrebbero finire nelle mani della mafia.

Le armi inviate a Kiev le ritroveremo nel mercato nero …da noi!

“L’elevata disponibilità di armi durante l’attuale conflitto provocherà la proliferazione di armi illegali nella fase successiva alla guerra”, ha dichiarato il segretario generale dell’Interpol Juergen Stock (leggi qui). Questo non farà altro che rafforzare i gruppi della criminalità organizzata e le strutture eversive di stampo neo-fascista che in Ucraina sono stati favoriti dall’irresponsabile presidente di Kiev Volodimir Zelensky. Non si tratta di una ipotesi, ma di una certezza: “non ho dubbi… i criminali si stanno già concentrando su questo” ha dichiarato Stock in visita alla sede dell’Interpol di Lione di fronte all’Anglo-American Press Association.

Gli alleati occidentali del regime ucraino hanno inviato tonnellate di materiale militare all’Ucraina per tentare di ostacolare l’esercito russo che è intervenuto per fermare il genocidio dei cittadini russofoni nella regione del Donbass, oggetto da otto anni di bombardamenti e massacri da parte sia delle forze armate golpiste di Kiev sia dei battaglioni para-militari dichiaratamente neonazisti come Azov. Anche “le armi utilizzate dai militari, le armi pesanti, saranno disponibili sul mercato criminale”, ha avvertito il poliziotto. “I criminali di cui parlo operano a livello globale, quindi queste armi saranno scambiate attraverso i continenti”. Stock ha pure aggiunto che il conflitto in Ucraina ha già provocato un’impennata di “furti di fertilizzanti su larga scala e un aumento di prodotti agrochimici contraffatti, poiché questi prodotti sono diventati sempre più preziosi”. “L’aumento dei prezzi dei carburanti ha provocato anche un aumento dei furti di carburante in Europa e in altre regioni”. La scelta criminale del governo statunitense di impedire ogni accordo di cessate il fuoco fra Ucraina e Russia così da estendere la guerra è quindi una strategia per impoverire l’Europa costringendola a vincolarsi esclusivamente con Washington.

Anche il segretario generale dell’Interpol Jürgen Stock è preoccupato per la proliferazioni di armi illegali.

L’Europol si sveglia: le armi inviate a Zelensky finiranno ai terroristi!

Persino l’agenzia dell’Unione Europea per la cooperazione tra le forze dell’ordine, con la sua direttrice esecutiva, Catherine De Bolle, si è resa conto del pericolo e ha deciso di istituire una commissione internazionale per monitorare le attività terroristiche intorno al giro di armamenti inviati in Ucraina. La direttrice dell’Europol così ha commentato la questione, parlando al giornale tedesco “Die Welt”: “Le attuali spedizioni di armi in Ucraina potrebbero creare un problema che sopravviverà anche una volta finita la guerra” (leggi qui). Ha poi aggiunto: “c’è il rischio che queste cadano nelle mani sbagliate, come è già successo dopo la guerra nei Balcani. Un esempio agghiacciante”. In effetti ancora oggi, dopo trent’anni dalla guerra fratricida abilmente preparata dall’Occidente per distruggere la Yugoslavia considerata un ostacolato al processo integrazione europeista, milioni di armi leggere sono ancora in circolazione oggi nei Balcani a disposizione di gruppi mafiosi e bande criminali.

Stando a quanto riferisce il giornale italiano Il Fatto Quotidiano, riprendendo il rapporto, citato dal Washington Post, “Measuring illicit arms flows” di Small Arms Survey, un centro studi con sede a Ginevra, l’Ucraina già prima del colpo di stato filo-UE del 2014 “risultava essere un hub di traffico d’armi”. I ricercatori hanno stimato che “almeno trecentomila armi leggere e di piccolo calibro sono state saccheggiate o perse tra il 2013 e il 2015. Una manna per il mercato nero gestito da gruppi di stampo mafioso nel Donbass e altre reti criminali”. La situazione era talmente grave che persino il leader golpista ucraino Petro Poroshenko, predecessore di Zelensky, aveva espresso preoccupazione per l’aumento del contrabbando di armi nel Paese. Come al solito, insomma, Bruxelles arriva tardi.

Per la direttrice di Europol Catherine de Bolle, “c’è il rischio che queste cadano nelle mani sbagliate”.

Neonazisti, mafiosi e fanatici islamisti attendono il loro arsenale

A rendere la situazione ancora più allarmante è la parcellizzazione dei gruppi mercenari che partono dall’Occidente, probabilmente tollerati quando non coperti dai servizi segreti dei paesi europei. Secondo l’Europol infatti “la situazione è molto dinamica e frammentata” dal punto di vista degli attori in campo: “a partire per l’Ucraina non sono gruppi omogenei, ma al contrario, persone che si differenziano per esperienze e ideologie”, sostiene la De Boll. Quello che la direttrice dell’Europol evita di citare esplicitamente è il fatto che si tratta perlopiù di individui e organizzazioni estremiste di tipo violento e di estrema destra (anche se poi a Bellinzona vengono stupidamente coperti da comitati umanitari che si definiscono di “sinistra”). Questa gente tornerà da noi finita la guerra, e ringalluzzita da armi e combattimenti metterà in pericolo la pace sociale anche in Svizzera. Già oggi, del resto, in Europa occidentale abbiamo segnali di violenze contro le sedi del Partito Comunista Portoghese e contro movimenti antifascisti italiani da parte di attivisti ucraini e neonazisti locali che fino a ieri non osavano manifestarsi.

Tratta della prostituzione mascherata da “aiuto umanitario”?

L’altro problema, oltre al traffico d’armi e di riorganizzazione terroristica, è quello che riguarda la tratta di esseri umani e della prostituzione, coperta ovviamente da finta ospitalità di profughi invitati dall’Ucraina. Naturalmente i liberal progressisti e le associazioni “fai-da-te” delle anime belle non se ne accorgono, ma anche in Svizzera questo rischio in tal senso è tutt’altro che irrisorio. Tanto che l’Agenzia europea per la cooperazione tra le forze dell’ordine ha già istituito una task force nonché di squadre operative schierate alle frontiere dei paesi europei confinanti con l’Ucraina per “proteggere l’Unione europea e i rifugiati ucraini dalle minacce criminali”. Peccato che ciò avvenga quando forse i buoi sono già fuori dalla stalla.