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Berlinguer: un comunista, non un fo**uto liberale!

100 anni fa nasceva Enrico Berlinguer, segretario del Partito Comunista Italiano, il partito comunista più grande dell’occidente. Amatissimo dal popolo comunista, rispettato da tutti, avversari compresi. Portò il PCI a risultati elettorali senza precedenti, incutendo un timore vero verso il “pericolo rosso”. 33%, oggi nemmeno con l’Hubble riusciamo a vederlo quel numero. Prese decisioni difficili, molte sbagliate e quantomeno discutibili.

Non sarei mai stato d’accordo sulla NATO e sullo strappo con Mosca. Non reputo l’Eurocomunismo una via giusta verso il socialismo e credo che non sia riproponibile oggi. Il costume e l’etica che la cultura del comunismo italiano mi ha insegnato, mi impedisce di definire Berlinguer come un “onesto ma non comunista”, alla stregua di un liberale qualunque. O di attribuire alla sua politica la causa delle disgrazie e dell’annichilimento dei comunisti in Italia. O di mettere la sua figura nel girone dei traditori, opportunisti, revisionisti.

Nei giorni dell’uscita dell’ultimo capolavoro di Marco bellocchio “Esterno Notte”, vale ancor di più la pena di ricordare il perché Berlinguer fece la scelta del compromesso storico, della via democratica al socialismo, dell’Eurocomunismo. Quando nel 1975 e nel 1976 il PCI alle elezioni amministrative e parlamentari quasi raggiungeva la DC, la questione dei comunisti al governo era cosa reale e dal peso immenso. Negli occhi di Berlinguer e della dirigenza del PCI ancora erano proiettate le immagine della Grecia dei colonnelli e soprattutto di Allende.

Cosa sarebbe successo se il PCI avesse superato la DC tanto da poter andare al governo, magari da solo o con forze vicine ed alleate? Il Cile non sarebbe stato così lontano. Per gli americani era inammissibile che il PCI potesse anche solo avvicinarsi al potere, lo dimostrano la strategia della tensione, i morti, le bombe. Ma non si poteva riununciare in maniera perpetua anche solo all’idea del governo. Ecco perché l’azzardo della via democratica al potere, del patto con Moro, dell’Eurocomunismo.

La scelta era tra prendere il potere e rischiare una quasi certa giunta militare con annesso colpo di stato comandato dagli americani oppure cercare una nuova via che impedisse quel rischio. Chi può biasimare Berlinguer per aver tentato tale strada? Nessuno. Si è rivelata non percorribile e colma di errori? Senza dubbio. La morte di Moro è stata uno dei segnali inequivocabili contro quella scelta. Altro che cortina di ferro, la vera cortina era quella a stelle e strisce che strozzava l’Italia e con lei l’Europa.

Tra i comunisti, o sedicenti tali, lo scontro su Berlinguer ha raggiunto livelli imbarazzanti. Non è più analisi del passato e dell’uomo contestualizzato, ma tifo, puro e becero tifo. Da ammiratore ed estimatore di tutta la Storia del Comunismo Italiano, non potrei mai definirmi Berlingueriano ma non posso nemmeno sedermi tra scranni malandati di talune idee. Non mi inserisco in dibattiti di politica minore che hanno il solo scopo di togliersi (pateticamente) dall’ombra gigantesca del PCI, che oscura la propria piccola esistenza di minicomunisti.

Come non potrò mai accettare che un Veltroni qualunque o un PD qualsiasi possa appropriarsi di Berlinguer per propagandare l’idea indicibile di un segretario del PCI non comunista ma liberale, dove l’unico punto “laico” è la Questione Morale, slavata e riformulata a convenienza. Un Berlinguer “dem” all’americana che fa ribollire il sangue. Enrico è parte della storia comunista e nessun revisionismo può cancellare tale granitica verità. Troppi comunisti però lanciano, involontariamente e non, Berlinguer nelle braccia del PD, rinnegandolo o dannandolo per le scelte che ha fatto.

Berlinguer era un comunista italiano. Nè PD nè altri potranno mai cancellarne la storia, le gesta e gli errori. Lo ricordiamo perchè Berlinguer fa parte di noi, di tutti noi. Perchè la propria identità non la si sceglie come la frutta al banco del supermercato, la si prende tutta e da essa si impara. Nessuna sciocca damnatio memoriae, nessuna fideistica e malsana adorazione, ma analisi e discussioni per imparare dalle vittorie e non ripetere gli errori. Berlinguer non era un fo**uto liberale!

Nicolò Monti

Nicolò Monti, classe 1991, già segretario nazionale della Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI). Tra i fondatori dell'Associazione Aster Transizione è Rinascita e dei Lazio e Libertà.