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Contestata l’ONG svizzera “Public Eye”. Quando i diritti umani diventano una scusa per sostenere l’atlantismo…

La «Dichiarazione di Berna» è una ONG svizzera orientata alla cooperazione e ai diritti umani fondata nel lontano 1968 e che conta oggi 25mila membri. Fra gli scopi dell’associazione quello di “denunciare pubblicamente le ingiustizie a danno delle popolazioni svantaggiate”. Nel 2016 poco più di un centinaio di membri della storica ONG riuniti in assemblea nella capitale federale decide di ribattezzare l’associazione in «Public Eye». Un nuovo nome “esplicito ed orientato al futuro”, ma soprattutto “trasversale rispetto alle frontiere nazionali ed alle diversità liguistiche”: mal si capisce perché nella Svizzera plurilingue, per essere trasversale e orientati al futuro, occorra sempre adottare nomi inglesi e parlare una lingua che sta omologando globalmente ogni azione umana all’impostazione culturale americana. Ormai “Public Eye” è una ONG integrata nel sistema atlantista, che come gran parte della sinistra europeista si guarda bene da condannare l’embargo americano contro Cuba, contro l’Iran o contro la Corea del Nord e che non muove un dito a favore del multipolarismo: è un’associazione umanitaria atlantista che vuole trastullarsi nel liberalismo unipolare finché dura, ma ha rinunciato alla lotta per un mondo più equo orientato al socialismo.

Philippe Stroot: “Siete complici della propaganda della NATO”

La Dichiarazione di Berna aveva obiettivi ben più condivisibili…

Dal cambiamento del nome sono passati alcuni anni, ma ora i nodi vengono al pettine. Il ginevrino Philippe Stroot ha infatti scritto indignato una lettera aperta alla ONG di cui era sostenitore da anni e non usa mezzi termini: “Ho sempre avuto grande ammirazione e rispetto per la Dichiarazione di Berna, ma non ne ho più da quando ha cambiato nome e Public Eye è diventato complice della propaganda della NATO e della sua ‘comunità internazionale’. Il cambio di nome era già sospetto: perché un nome in inglese in un paese in cui l’inglese non è nemmeno una delle lingue nazionali? Vi vergognate di Berna, vi vergognate della Svizzera? O si tratta semplicemente di sottomettersi al linguaggio unico del pensiero globalista?”

Public Eye attacca Putin ma non ha mai condannato i fascisti europeisti in Ucraina

Con lo scoppio della guerra in Ucraina, Public Eye si è ovviamente messa a sua volta l’elmetto in testa e, come tutte le realtà associative vicine alla socialdemocrazia svizzera che è talmente impregnata di cultura europeista da essere ormai diventata filo-NATO, ha deciso di lanciare una campagna contro il presidente russo Vladimir Putin e contro la Russia, pronta a dare anch’essa il proprio contributo per distruggere quel che resta della neutralità della Confederazione. Ma Philippe Stroot non ci sta e denuncia: «Le multinazionali finanziano le ingiustizie, ovviamente, comprese tutte le guerre condotte dagli Stati Uniti d’America e dai suoi vassalli della NATO per oltre 70 anni, ma è la Russia che state attaccando. State forse ignorando le bande naziste che si sono scatenate in Ucraina dopo il colpo di stato del 2014 fomentato dalla CIA contro un presidente democraticamente eletto? Non sapete che queste stesse bande armate hanno bombardato le popolazioni russofone dell’Ucraina orientale per otto anni, uccidendo decine di migliaia di persone? Non sapete che la Russia chiedeva semplicemente l’applicazione degli accordi di Minsk, che avrebbero dovuto garantire alle minoranze linguistiche ucraine gli stessi diritti di cui godono le minoranze linguistiche in Svizzera, cosa che il regime di Kiev si è rifiutato di fare nonostante l’accordo unanime del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite? Non sapete che questa guerra è in realtà tra la Russia e la NATO, che continua ad espandersi verso Est nonostante le promesse fatte all’URSS al momento della sua dissoluzione? Non sapete che è stato il rifiuto alle richieste della Russia di garanzie sulla propria sicurezza a spingerla a intervenire per proteggere le minoranze russofone massacrate dalle bande naziste e per imporre la neutralità ucraina?”.

Domande retoriche ovviamente e infatti l’attivista ginevrino così conclude: “No, certo, non ne siete all’oscuro, a differenza della maggioranza dell’opinione pubblica, lobotomizzata dalla propaganda dei media mainstream. Quindi non avete scuse, e la defunta Dichiarazione di Berna, così come esisteva un tempo, si starà rivoltando nella tomba… Da parte mia, continuerò a impegnarmi e a ‘lottare contro le multinazionali’, contro l’ingiustizia e contro l’imperialismo, ma non con voi”.