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Dalla Corea Popolare al Venezuela passando per la Turchia: capire il perché delle ossessioni del MPS

Per definire criticamente il Municipio di Bellinzona, per lo più composto di liberali e socialdemocratici, i trotzkisti ticinesi non lo contestano con aggettivi politici anche pesanti come potrebbe essere «municipio liberista» o – per calcare la mano – «municipio fascista» in caso volessero intendere un carattere repressivo dello stesso. Preferiscono invece definirlo …«municipio nordcoreano». Se non è la Corea Popolare, allora è la Cina oppure il Venezuela. Mentre per contestare ad esempio il presidente del Gran Consiglio nell’ambito di procedure parlamentari ritenute poco trasparenti, il termine di paragone che arriva dai banchi del Movimento per il Socialismo (sempre e solo loro!) è al presidente turco Erdogan considerato un “dittatore”. La frase “non siamo mica in Turchia” è già stata pronunciata dal deputato Matteo Pronzini, in particolare quando a dirigere il parlamento era la deputata socialista di origine turche Pelin Kandemir-Bordoli. Frasi che dette dai banchi leghisti avrebbe portato i trotzkisti a gridare allo scandalo e al razzismo…

Screditare il comunismo e indebolire il PC

Proviamo a capire perché l’MPS agisca in questo modo. Al di là dell’anno presidenziale della deputata Kandemir-Bordoli, i trotzkisti parlano così di fatto solo da quando il Partito Comunista è entrato in parlamento: nella legislatura precedente (2011-2015) infatti il deputato Pronzini questi paragoni non li usava, ma da quando il PC fa parte delle istituzioni ecco che si continua con queste allusioni al fine di etichettare i comunisti come “anti-democratici” e dunque inaffidabili. Non è un mistero che MPS tema il Partito Comunista perché quest’ultimo copre una base elettorale simile e potenzialmente intercambiabile (anche se sempre di meno). Agendo però con un modo molto diverso, propositivo e costruttivo, il PC quindi può rappresentare una “opposizione” diversa a quella cui i trotzkisti vogliono far abituare il Paese nella loro logica nefasta, egoistica e distruttiva del “tanto peggio, tanto meglio”.

Il ruolo del POP

Nel 2019, per ostacolare l’ascesa dei comunisti, i trotzkisti ruppero le relazioni e la coalizione con il PC per provare a spaccarne la base elettorale. Dopodiché si allearono con quello stesso Partito Operaio Popolare (POP) che loro stessi avevano in precedenza denigrato: una sigla che però poteva ricoprire un ruolo utile in quel frangente: mostrare MPS come organizzazione “non settaria”, “democratica” e “pluralista”. L’MPS accusa il PC di essere subalterno alla socialdemocrazia, non si è fatto però problemi a unirsi al POP che a sua volta è stato alleato al PS a Locarno e alle elezioni federali. L’MPS accusa il PC di essere “stalinista” (un’ossessione!), eppure nel POP stesso vi sono esponenti che non nascondono simpatie per la figura di Stalin, ma anche per il governo di Venezuela, Cina, Corea Popolare, ma a loro è stato perdonato tutto (come peraltro veniva perdonato tutto anche al PC in passato)… semplicemente perché non rappresentano un concorrente in termini elettorali, come lo è invece il PC. Non appena però le elezioni sono finite, ecco che MPS li ha emarginati a loro volta.

Calunnie e menzogne, se ripetute, diventano vere…

Il Partito Comunista ha un segretario politico che è pure deputato, Massimiliano Ay. Benché Ay diriga l’organizzazione in maniera collegiale, evidentemente nella società dello spettacolo in cui viviamo oggi la personalizzazione della politica assume un’importanza notevole. Per attaccare il PC quindi bisogna anzitutto calunniare il suo “leader”: è una regola, brutta, ma naturale in questo genere di  politica ultra-mediatizzata. Non è un mistero che Ay oltre ad essere uno dei pochi svizzeri ad aver viaggiato in Corea Popolare, ha pure una parte della sua famiglia in Turchia, dove pubblicamente si è espresso contro il tentato colpo di stato militare e filo-americano che voleva rovesciare Erdogan nel 2016. MPS prova quindi a unire i fatti: Ay è un mostro, che ammicca a tutto e al contrario di tutto, è comunista “stalinista”, magari un “fascista rosso” ma anche “erdoganista” (figuriamoci!) e un “rossobruno” come si dice in Italia: calunnie certo, ma seminare il dubbio è spesso l’arma migliore per emarginare una persona di fronte a un elettorato che magari non conosce nel dettaglio le varie situazioni e in questo modo viene quindi disorientato. Insomma per MPS chi viaggia a Pyongyang e prova a dialogare con le autorità locali a favore della pace, della denuclearizzazione e della cooperazione è automaticamente un fautore delle dittature; chi non appoggia un golpe violento contro un presidente eletto è automaticamente un suo estimatore. Poco importa se quel golpe, che in quanto tale non è uno strumento propriamente democratico, fosse ordito dagli Stati Uniti e avesse un’impostazione filo-islamista: questo non lo si dice e si specula sul fatto che i media “borghesi”, mainstream e atlantisti, non lo chiariscano.

Ma non basta. Visto che Ay non si è mai scomposto e ha sempre spiegato con coerenza e pacatezza il tipo di politica internazionale e di cooperazione del suo Partito, ecco che MPS passa a un altro genere di attacco, sempre personalistico, accusando via mezzo stampa il segretario del PC di essere “non pervenuto”, in sostanza di essere un parlamentare scansafatiche e assente. Tutto falso, naturalmente, lo dimostrano i numeri di atti parlamentari depositati, il lavoro nelle commissioni, il tasso di presenze in aula che si possono trovare sul sito del Cantone, ecc. del deputato comunista, ma a livello pubblico passa questa idea anche perché mentre Ay e il Partito Comunista lavorano con costanza, senza sbraitare e senza sparate populistiche, ecco che al Quotidiano delle 19 o al TG delle 20 o a Matrioska su Teleticino per la sinistra di classe c’è sempre e solo MPS perché insulta i partiti borghesi, usa parole pesanti o perché chiede le dimissioni di questo e quel ministro fomentando peraltro un clima qualunquista e di anti-politica che di certo non serve a accrescere la marxiana “coscienza di classe”. Il PC non agisce così, essendo un serio partito marxista e rifiutando la cultura gruppettara e ribellista dell’estrema sinistra.

Contro i paesi socialisti, sempre e comunque

Tirando in ballo Corea Popolare, Cina, Cuba, Venezuela o altri paesi in mano alla sinistra, non solo MPS, cioè questa subdola forma di “estrema sinistra”, denigra ogni esperienza concreta – con tutti i limiti e le contraddizioni del caso – di costruzione di una società non capitalista, ma legittima proprio la critica liberista e fascista a questi paesi. Non vi è insomma una critica costruttiva da compagni per migliorare quei paesi, l’obiettivo è rovesciarli: proprio quello che vorrebbe l’imperialismo che retoricamente MPS dice di combattere.

E che dire del razzismo? UNIA (sindacato che fino al 2009 in Ticino era egemonizzato da MPS e in cui ancora lavorano esponenti di MPS) lanciò una campagna contro i bassi salari. Sacrosanta, certo, peccato che lo slogan fosse “Non vogliamo salari (ti)cinesi”. Anche parlando di condizioni salariali in Ticino queste persone – ossessivamente come un disco rotto – riescono a tirare in ballo la Cina e il Partito Comunista Cinese. Poco importa se in Cina c’è il salario minimo che in Svizzera manca, poco importa se mentre da noi c’è dumping salariale, in Cina i salari crescono costantemente e sono oggi paragonabili per potere d’acquisto a quelli europei, tutto questo non lo si dice, ma dall’estrema sinistra si copre la propaganda anti-comunista dei media mainstream. Questo comportamento peraltro fomenta, fra la classe operaia, la sinofobia (cioè una forma di razzismo) e, nel resto della sinistra, una forma di anti-comunismo (perché la sinofobia è strettamente collegata alla paura per i comunisti cinesi). Il vero ruolo dei trotzkisti insomma qual è? Infangare le rivoluzioni e i governi di sinistra, compreso quello cubano di Fidel, Raul e oggi di Diaz-Canel (dipinto come un capitalista), ma anche quello di Lula e Dilma in Brasile (saranno felici oggi che al potere c’è Bolsonaro), ecc.

Conclusione ironica (ma non troppo)

Là fuori c’è un mondo di cattivoni e poi ci sono piccoli gruppi di persone meravigliose, giuste, che sanno tutto e soprattutto non sbagliano mai. In Ticino da 40 anni (sì, sono sempre loro da decenni) questi saggi individui si chiamano Sergi e Pronzini, sempre loro con un rinnovamento pari a zero. Loro sanno che i buoni vinceranno, come e quando non si sa, però glielo ha promesso il loro padre putativo Leone Trotzkij. Si reputano di sinistra e sono contro tutto e tutti. In politica estera hanno le idee chiarissime: tutte le nazioni del mondo, forse tranne il Burundi, sono cattive, aggressive, oppressive, imperialiste, perché il potere – se non è il loro – è sempre cattivo: più o meno le stesse cose le dicono anche i loro amici anarchici. Per questi detentori della verità si devono sostenere i gruppetti che inneggiano come loro alla libertà, poi se sono separatisti etnici o amici dei fondamentalisti islamici non importa, sono dettagli insignificanti, perché quello che conta è lottare per la libertà, la libertà, la libertà, e poi i diritti, i diritti, i diritti, tutti e subito, così quando quei cattivoni dei dittatori che imprigionano il mondo se ne andranno, comparirà l’arcobaleno nel cielo. Bashar al-Assad, che difende una Siria plurale e laica, in cui tutte le chiese siano aperte e non distrutte dagli integralisti, per loro è solo un altro cattivone, un criminale, un tiranno, non a caso sta al governo con il Partito Comunista Siriano e una coalizione di numerosi partiti socialisti. Tra i cattivoni ci sono ovviamente il governo russo, quello iraniano e quello cinese, che si battono però per un mondo multipolare e di pace!

Oramai lo sanno anche i bambini: chi attacca queste nazioni è l’unipolarismo politico occidentale che copre e tutela le multinazionali che in nome dei profitti per pochi affama donne e uomini di ogni continente con la rapina delle materie prime! Ma ai nostri sapientoni non interessa, per loro sono bazzecole! Ai raffinati esegeti di Leone poco importa essere totalmente allineati con i media capitalisti, perché loro, appena tutti i cattivoni del mondo verranno abbattuti, instaureranno il regime della giustizia e della libertà. Peccato che nel mondo sia in atto un confronto, mediatico, economico, politico, militare che determinerà il destino di questo XXI secolo e che su questo le donne e gli uomini del nostro tempo debbano interrogarsi e agire per il meglio e per la pace. Questo tuttavia agli amici di Leone non interessa. Loro sanno che giusti e buoni sono solo loro. Tutti gli altri sono cattivoni.

Davide Rossi

Davide Rossi, di formazione storico, è insegnante e giornalista. A Milano dirige il Centro Studi “Anna Seghers” ed è membro della Foreign Press Association Milan.