Il prossimo 15 maggio saremo chiamati alle urne per votare, assieme agli altri oggetti, il cosiddetto decreto Morisoli, vale a dire il decreto legislativo per il pareggio di bilancio entro il 31 dicembre 2025. Il decreto si propone di raggiungere questo obiettivo riducendo la spesa pubblica, si inserisce quindi nella linea di misure che da anni mirano a tagliare gli investimenti pubblici, e che minano le fondamenta e le qualità dei servizi al cittadino. Si nota infatti che misure di contenimento della spesa mirano soprattutto agli stipendi, agli oneri sociali e in genere a tutte le spese legate al personale, così come ai beni e ai servizi, e in particolare alla manutenzione degli edifici cantonali e delle strade, oltre che alle prestazioni di servizio e le altre spese di esercizio. Votare NO è, quindi, necessario per evitare un crescente degrado nella scuola, nella cultura, nella ricerca universitaria, ma anche per opporsi ai tagli sulle case anziani, sulle cure a domicilio, sugli ospedali, sulle strutture sociali, tutte già fortemente colpite dalla crisi pandemica e che necessitano piuttosto di un potenziamento che di una riduzione di spesa.
In questo senso, un taglio alla spesa pubblica andrebbe a colpire ulteriormente la sanità pubblica e a fomentare la crescita delle cliniche private, fatto difficilmente accettabile in un momento in cui l’uscita dalla crisi pandemica è appena iniziata; per il futuro è, quindi, piuttosto necessario investire nelle cure pubbliche, inserendosi nella pista aperta dall’iniziativa sulle cure infermieristiche e opponendosi a una privatizzazione della sanità in primis, ma di tutti i servizi pubblici in generale.
È necessario poi considerare che il motivo per cui negli ultimi anni si sia presentato un disavanzo cantonale non è legato solo a un aumento della spesa pubblica a causa della pandemia, ma anche, soprattutto, ai buchi lasciati dalle politiche degli sgravi fiscali degli ultimi 25 anni, che hanno causato un vuoto pari a 300-400 milioni di entrate annue; inoltre, nell’ultimo rapporto sulle finanze pubbliche dell’Istituto di ricerche economiche dell’USI, che riporta dei dati del 2017, ma che mostra chiaramente la tendenza, viene sottolineato come in Ticino le spese cantonali e comunali siano sotto la media svizzera, in particolare per settori come la scuola e la politica dell’alloggio.
Votiamo quindi NO al decreto Morisoli, opponiamoci a nuovi tagli alla spesa pubblica e spingiamo invece per un potenziamento dei servizi pubblici, per poter vivere meglio e più sicuri tutti.