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Dubbi nella sinistra tedesca sulle sanzioni alla Russia. Wagenknecht (Linke): “Boicottare il gas russo ci danneggia e non ferma la guerra”

Nata nel 1969 nella ex-DDR, Sahra Wagenknecht è una giornalista e dirigente politica della “Linke”, il partito della sinistra tedesca al cui interno ha aderito alla corrente comunista. È stata editorialista presso il quotidiano socialista “Neues Deutschland” ed è da anni deputata al parlamento tedesco. La sua è sempre stata un voce fuori dal coro anche a sinistra, dimostrando un pragmatismo volto a risolvere concretamente i bisogni della popolazione senza aleggiare in sofismi intellettuali puramente emozionali. Ed è proprio sui problemi che le sanzioni alla Russia pongono ai cittadini europei “normali” che Wagenknecht si interroga.

Le sanzioni aumenteranno la povertà in Europa

Più la guerra in Ucraina continua, più la richiesta di smettere di comprare gas e petrolio dalla Russia diventa forte. Ma cosa significa ciò nella realtà, nell’immediato o a medio termine? Wagenknecht risponde con domande chiaramente retoriche: “Dovremmo forse accettare di ‘congelare per la libertà’ il prossimo inverno come raccomandava l’ex presidente tedesco Gauck? Questo fermerebbe forse la macchina da guerra russa? Le sanzioni economiche hanno mai portato al successo o hanno solo aumentato la miseria della popolazione?” Una cosa è chiara per la dirigente della Linke: “a medio termine, la Russia può facilmente vendere il suo petrolio e il suo gas altrove. L’India e la Cina e altri paesi emergenti ne saranno felici. E a breve termine, l’economia russa sarebbe sì colpita duramente da un boicottaggio delle forniture di petrolio e gas da parte dell’Occidente, ma per noi un tale stop alle importazioni sarà non solo doloroso: le conseguenze sarebbero catastrofiche per l’industria e i consumatori tedeschi, poiché la produzione dovrebbe essere interrotta in molte imprese ad alta intensità energetica. Anche l’inflazione sarebbe estremamente stimolata, colpendo soprattutto le famiglie povere, che già difficilmente sanno come sbarcare il lunario di fronte all’aumento dei prezzi”. Insomma, mentre i Verdi si illudono di risolvere il tutto con qualche domenica senz’auto e dei limiti di velocità, i marxisti sono preoccupati.

La deputata tedesca Sahra Wagenknecht al podio del Bundestag.

Rompendo con la Russia, l’Europa diventerà dipendente dagli USA!

Wagenknecht si chiede anche “a cosa porta a noi, sul lungo termine, questo percorso per svincolarci dalle materie prime russe?”. Non solo nessuno sa chi sarà il presidente della Federazione Russa tra 10 anni, e quindi i governi europei e i loro mass-media “indipendenti”, accecati dall’odio per Vladimir Putin, stanno in realtà ipotecando ogni legame anche futuro con tutta un’area geoeconomicamente emergente. Infine, una piccola stoccata finale da parte della deputata tedesca: “E le impeccabili dittature del Golfo sono davvero più simpatiche della Russia? E cosa faremo quando gli USA inizieranno la prossima guerra che viola il diritto internazionale? Fermeremo allora anche il nostro commercio con gli Stati Uniti? Naturalmente, tutto deve essere fatto per fermare lo spargimento di sangue in Ucraina, ma mezzi inefficaci come il boicottaggio delle importazioni, la compiacenza morale e i doppi standard non aiutano”.

Anche in Svizzera ci si preoccupa. I comunisti parlano di “boomerang”

Sahra Wagenknecht nel 2013 scrisse una lettera al Congresso del Partito Comunista che si riuniva in quell’anno al Liceo di Bellinzona e su Facebook si trova una foto di un suo incontro a Berlino con un esponente del PC. Non è un caso quindi che i comunisti svizzeri si sono posti domande simili alla politica tedesca: nell’ambito di una trasmissione su TeleTicino Massimiliano Ay, segretario politico del Partito aveva definito le sanzioni un “boomerang” per i lavoratori svizzeri e ancora un comunicato stampa del PC degli ultimi giorni sottolinea come “la decisione del Consiglio federale di obbedire all’UE e di adottarne le sanzioni contro la Russia, piuttosto che approfittare della nostra neutralità e mettere a disposizione i buoni uffici diplomatici per raggiungere un accordo fra i belligeranti, si rivelerà un boomerang per la nostra economia nazionale che pagheranno anzitutto i lavoratori svizzeri, non certo gli oligarchi russi e men che meno gli oligarchi (pardon: businessman) svizzeri! La Russia infatti ora ci considera un paese avversario e ci possiamo attendere quindi delle contromisure commerciali ai nostri danni”.

Il segretario politico del PC ha esternato forti preoccupazioni sul costo sociale delle sanzioni.

In effetti il 47% del gas proviene dalla Russia e che il 20% delle famiglie nel nostro Paese ne fa uso quotidiano così come varie aziende elvetiche. Oltre a ciò, rilevano sempre i comunisti, anche il grano e i fertilizzanti arrivano dalla Russia”. Da qui la domanda del Partito Comunista: “adesso chi tirerà la cinghia? Chi pagherà di più gli alimenti? Chi dovrà ridurre il consumo di energia e riscaldamento? Ovviamente i ceti popolari e i lavoratori svizzeri, certamente non chi questa guerra l’ha preparata per anni (a Washington) e chi a Berna non ha mosso un dito sul piano diplomatico per non disturbare l’alleato nordamericano. Dopo aver provocato per anni Mosca con la NATO, è facile giocare agli indignati quando si ha la pancia piena, facendo pagare l’aumento delle bollette ai cittadini che già faticano ad arrivare a fine mese!”.