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La nascita delle Repubbliche di Lugansk e di Donetsk nel solco del diritto umanitario occidentale

Con decisione dei parlamenti dell’aprile del 2014, confermata da referendum popolari del mese successivo, sono nate la Repubblica Popolare di Lugansk con un milione e mezzo di abitanti e la Repubblica Popolare di Donetsk con due milioni e duecentomila abitanti.

La nascita delle due Repubbliche non è stata “una manovra del Cremlino”, ma la tragica conseguenza di un’azione del nuovo governo nato a Kiev in quell’anno per volontà di Obama, di Biden e soprattutto di Victoria Nuland, oscura e pericolosa fomentatrice di odio e di guerra, oggi sottosegretario di Stato per gli Affari Politici di Washington. Lei è la realizzatrice del colpo di stato ucraino che è nato dalla sommossa di Maidan, con il coinvolgimento diretto di gruppi neofascisti.

Quel governo ucraino ha deciso di vietare la lingua russa a scuola e nei documenti alla maggioranza di quelle regioni, contestualmente ha bloccato ogni rifornimento alimentare, il pagamento di stipendi e pensioni, di più ha iniziato una guerra mai cessata, obbligando i cittadini di quelle terre a chiedere aiuto alla Russia che da allora ne garantisce, nel senso più classico del diritto umanitario occidentale, la sopravvivenza.

Posso assicurare – la documentazione è ampia e pubblica, per chi la voglia consultare – che in questi otto anni più volte il presidente russo Vladimir Putin ha invitato le due Repubbliche a rientrare nello stato ucraino, pretendendo quei diritti umanitari, stipendi, pensioni, espressione nella propria lingua, propri di ogni gruppo umano così come sancito dalle Nazioni Unite, di più, sempre Putin ha più volte ripetuto ai rappresentanti di quelle terre e di quelle donne e quegli uomini che una loro reintegrazione dentro l’alveo ucraino avrebbe garantito una voce libera in un parlamento in cui sono vietati i comunisti e zittita ogni voce dissonante dal nazionalismo più retrivo, antirusso e anticinese. Tale consiglio, per svariate ragioni, non è stato accolto.

Oggi si presentava il tragico rischio che insieme all’aggressione costante e reiterata dal 2014 di Kiev alle due Repubbliche, l’entrata dell’Ucraina nella NATO, portasse a una occupazione militare con migliaia di morti delle due Repubbliche e all’insediamento a ridosso del confine russo di basi e armi della NATO stessa. Si aggiunga che mai il governo ucraino ha applicato gli accordi firmati a Minsk nel 2015 per il riconoscimento dei diritti della popolazione di Donetsk e di Lugansk.

Nella sera del 21 febbraio 2022 Vladimir Putin in un discorso alla nazione chiaro e preciso ha riepilogato i fatti e con molte ragioni ha affermato che il governo kievita è nelle mani di bande neofasciste telecomandate dall’estero, ovvero dalla NATO, che l’Ucraina deve la sua autonomia a Lenin, di cui dal 2014 in Ucraina vengono abbattute le statue.

Il Partito Comunista della Federazione Russa, con parole del suo presidente compagno Gennadij Zyuganov, ritiene che il ricatto militare dell’Occidente dovrebbe ricevere una risposta di principio sotto forma della ferma posizione della Russia per proteggere la popolazione civile del Donbass, ovvero delle Repubbliche di Lugansk e Donetsk, e punire gli aggressori.

Dunque la stampa occidentale che titola dicendo che la Russia e Putin “si prendono”, “mettono le mani”, “mutilano e spezzano” l’Ucraina racconta una bugia, per altro ridicola da parte di chi da mezzo secolo fomenta il separatismo etnico, dai Balcani al Medioriente, fino alla Cina.

Chi crede nella pace, nel diritto alla vita delle donne e degli uomini sotto ogni latitudine deve ringraziare la Russia per aver agito in favore di una popolazione che chiede serenità e futuro. Tutto il resto è propaganda, in particolare quella dei nostri media occidentali, per di più perfidamente bugiarda, univoca e martellante.

Tuttavia il tempo insegna a noi storici la mitezza dell’attesa. Quello che si leggerà un giorno sui libri di storia non sarà certo la miserevole opera falsificatoria propagandata dai media occidentali. Ogni donna e ogni uomo che crede nella pace, in ogni parte del mondo, oggi deve chiedere ai propri governi di riconoscere le Repubbliche di Lugansk e Donesk, prima questo accadrà, prima le armi ucraine e della NATO taceranno.

Davide Rossi

Davide Rossi, di formazione storico, è insegnante e giornalista. A Milano dirige il Centro Studi “Anna Seghers” ed è membro della Foreign Press Association Milan.