Nel blu dipinto di blu, il 2022 porta le guerre stellari

“Nel blu dipinto di blu”, non sarà un caso se Domenico Modugno ha vinto il Festival di Sanremo con questa canzone proprio quattro mesi dopo il lancio nello spazio nel 1957 del primo satellite – lo Sputnik – al quale il grande poeta Salvatore Quasimodo ha dedicato una bellissima poesia in cui ricorda come lo Sputnik, allora la seconda luna della terra, sia stato il frutto dell’intelligenza e del lavoro degli uomini e una meritata vittoria per la scienza socialista e sovietica.

Dai tempi dello Sputnik, in poco più di mezzo secolo, il cielo si è popolato di un numero impressionante di satelliti artificiali, civili, commerciali, militari, oltre settemila, di cui quattromila in servizio e tremila fuori uso, che volano sopra le nostre teste a 28mila chilometri all’ora o seguono il movimento della terra in modo geostazionario, il tutto in mezzo a quintali di spazzatura spaziale, con la consapevolezza che un bullone dimenticato da venti o più anni possa danneggiare gravemente una struttura volante dal valore incommensurabile. Ogni giorno, ogni secondo viene lanciato l’allarme del rischio di collisioni spaziali, sono oltre diecimila le segnalazioni quotidiane.

Una nazione – gli Stati Uniti – ne ha oltre milletrecento e disconoscendo l’accordo mondiale del 1967 che prevede l’uso pacifico e a vantaggio dell’intera umanità dello spazio, è molto risentita del fatto che i cinesi ne abbiano oggi oltre trecentocinquanta e i russi centosettanta. Se agli statunitensi aggiungiamo i satelliti dei suoi alleati, ovvero Gran Bretagna, Giappone, Canada ed Europa, quelli esplicitamente riferibili alla nazioni della NATO son oltre il triplo di quelli sino-russi, ma poco importa, i cieli si stanno arroventando.

Alla fine il sogno, per alcuni, per altri l’incubo, delle guerre stellari si sta avverando, il 2022 ci sta portando proprio questa novità, quella di uno spazio celeste proiettato con un salto spazio-temporale nella nuova Guerra Fredda. È da un decennio che il confronto spaziale si sta rendendo incandescente, ma i media occidentali fanno finta, probabilmente su indicazione della NATO, che tensioni e pericoli neppure esistano. I francesi ad esempio hanno portato mitragliatrici sui loro satelliti a partire dal 2019 e, quando qualcuno ha contestato questa corsa alle armi spaziali, Emmanuel Macron attraverso il ministro degli esteri ha risposto che si tratta di una “arsenalizzazione ragionata”. Proprio per queste ragioni da qualche tempo i cinesi e i russi stanno proponendo un trattato sul controllo delle armi spaziali, al fine di prevenire il posizionamento di armi nello spazio extra-atmosferico, così come la minaccia e l’uso della forza contro oggetti nello spazio, tuttavia gli Stati Uniti non hanno nessuna intenzione di firmarlo.

Il generale statunitense John William Raymond non ha fatto mistero della bellicosità spaziale degli USA.

John William Raymond, generale e capo supremo delle forze spaziali statunitensi, nel settembre 2020 ha tenuto, mentre il mondo e i media si occupavano solo di pandemia, un discorso, non segreto o riservato, ma pubblico, ai nuovi avieri transitati dall’aeronautica alle forze spaziali, in cui ha posto in rilievo come una guerra spaziale sarà combattuta su grandi distanze, con velocità eccezionali, con missili terrestri antisatelliti ad ascesa diretta, quelli che distruggendo un proprio satellite obsoleto, producendo detriti che danneggiano irreparabilmente i satelliti delle altre nazioni, con attacchi elettronici ed armi energetiche mosse alla velocità della luce. Il serafico generale ha concluso il suo discorso al Pentagono diventando il teorico della nuova dottrina dello “Space power”, fatta subito propria dal nuovo presidente Biden, secondo cui quando gli esseri umani si contendo obiettivi politici i conflitti armati sono sempre possibili e a detta del generale nello spazio più che altrove, tanto che ha concluso affermando perentorio che non è disposto a perdere per imparare e che poiché non è sicuro che gli Stati Uniti vincano, occorre che mantengano il vantaggio, vantaggio oramai dubbio, ma non per il generale, sui loro avversari, ovvero Cina e Russia.

Tanta agitazione non è casuale, i cinesi e russi hanno rilevato, denunciato e smascherato decine di operazioni di sabotaggio spaziale e di spionaggio operate dagli statunitensi e condotte nei cieli nell’ultimo decennio e hanno deciso di passare al contrattacco, disponendo oggi i cinesi di laser spaziali che disabilitano i sensori dei satelliti spia, i russi dei migliori missili antisatelliti ad ascesa diretta e avendo elaborato sistemi che disabilitano i sistemi elettronici di tutti i dispositivi collegati a un determinato satellite. Proprio in questo campo i russi hanno pubblicamente dichiarato di essere intervenuti per bloccare le comunicazioni gps almeno in due occasioni, in Siria bloccando le informazioni trasmesse dai satelliti statunitensi ai terroristi rispetto al posizionamento di russi, iraniani ed esercito siriano e nel 2017 in occasione delle esercitazioni scandinave della NATO, svolte a ridosso del confine russo.

Le tecnologie offensive per danneggiare i satelliti sono in pieno sviluppo.

Cinesi e russi sollevano anche dubbi sulle operazioni ufficialmente solo turistiche e civili, per altro capaci di inquinare l’atmosfera terrestre più di migliaia di fabbriche e centrali a carbone o a petrolio, ma questo danno al CO2 terrestre non pare impensierire gli ambientalisti, realizzate da Elon Musk con SpaceX, da Jeff Bezos con Blue Origin e da Richard Branson con Virgin Galactic.

Tuttavia i sonni del generale Raymond son rovinati da un’altra preoccupazione, nella foga tutta statunitense di inseguire la modernità tecnologica e di buttare via tutto quello che è vecchio, l’intero sistema satellitare statunitense è iperdigitale, i russi invece hanno anche loro abbracciato la modernità informatica, ma proprio perché sanno che basta molto poco per spegnere tutti i segnali elettronici, hanno pensato bene di mantenere nei loro satelliti sistemi di riserva di tipo analogico, insomma, se si spengono i computer, ci vuole una vecchia macchina con i bottoni dei comandi a distanza e a quanto pare le vecchie macchine intergalattiche sovietiche, quelle degli Sputnik e di Jurij Gagarin, sono ancora le migliori dell’universo.

Scriveva con molte ragioni il comunista Gianni Rodari: “Ci sono cose da non fare mai, né di giorno, né di notte, né per mare, né per terra: per esempio, la guerra”, oggi aggiungerebbe neppure in cielo e soprattutto nello spazio. Tuttavia è bene che sappiate che se in questo 2022 vedrete qualcosa di strano nel cielo, non dovrete pensare agli extraterrestri, si tratta solo e soltanto delle nuove guerre stellari.

Davide Rossi

Davide Rossi, di formazione storico, è insegnante e giornalista. A Milano dirige il Centro Studi “Anna Seghers” ed è membro della Foreign Press Association Milan.