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Salario minimo: una risposta urgente al dumping e alla speculazione padronale!

L’iniziativa popolare “Per un salario minimo sociale” (vedi qui) affronta due modifiche di legge: da un lato toglie la deroga relativa ai CCL affinché i trucchetti come quelli di TiSin non possano più avvenire. Dall’altro propone che il salario minimo orario parta dai 21,50, una cifra più alta rispetto ai 19 franchi previsti, ma non è una cifra a caso, ovviamente perché si basa su parametri precisi che sono quelli delle soglie stabilite dall’aiuto sociale. Il fatto che il salario minimo non possa essere economico e al contrario debba essere motivato da criteri di politica esclusivamente sociale è uno degli aspetti per noi critici ma comunque centrali da tener conto quando si affronta la questione delle cifre perché ovviamente occorre evitare freni di tipo anche giuridico.

Che in Ticino l’adozione di un salario minimo sia un’urgenza è sotto gli occhi di tutti: il tasso di povertà delle persone attive occupate è circa il triplo che nel resto della Svizzera. Il fenomeno dei working poor è una costante e ci riguarda in misura doppia rispetto ad altre regioni del paese. Nel nostro Cantone la percentuale degli occupati in assistenza supera la media nazionale e questo si traduce evidentemente anche in una spesa in questo settore nettamente più alte che altrove.

E’ vergognoso che in Ticino vi siano aziende che sopravvivono sfruttando lavoratori con salari indecenti con i quali non si vive, e che di fatto spingono lo Stato di fatto a dover sopperire a quello che una parte di imprenditoria – che sarà minoritaria ma che esiste ed è socialmente irresponsabile – produce. Ed ecco quindi che la nostra iniziativa lancia anche il dibattito sul tipo di economia vogliamo per il nostro territorio e sul fatto che se si affronta seriamente il tema del salario minimo come noi lo proponiamo si potrà risparmiare anche in ambito sociale da parte dell’ente pubblico.

A volte si sente dire che il salario minimo favorisce i frontalieri. Non è così, sappiamo che assumere lavoratori frontalieri deriva dalla possibilità di poterli pagare meno, generando un problema di dumping salariale e sociale e in tal senso un salario minimo è uno degli strumenti adeguati per evitare il fenomeno della sostituzione di manodopera: non è solo una percezione come certi “esperti” avevano affermato, al contrario! Possiamo affermare che lo scopo primario del salario minimo cantonale sia proprio quello di permettere ai lavoratori attivi sul territorio di vivere dignitosamente senza aiuti da parte dello Stato. È evidente però che paghe inferiori addirittura al livello delle prestazioni complementari contribuiscono ad estromettere i residenti dal mondo del lavoro. E il rischio di essere sostituiti da frontalieri per mere ragioni speculative è più elevato per i dipendenti con bassi salari. Il salario minimo come proposto da questa iniziativa permette di scongiurare questo rischio.

Massimiliano Ay

Massimiliano Ay è segretario politico del Partito Comunista (Svizzera). Dal 2008 al 2017 e ancora dal 2021 è consigliere comunale di Bellinzona e dal 2015 è deputato al parlamento della Repubblica e Cantone Ticino.