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Documenti declassificati confermano: in Indonesia la propaganda britannica fomentò il massacro dei comunisti

Come spesso accade, decenni dopo aver commesso dei massacri, vari Paesi occidentali (ex potenze coloniali come Gran Bretagna e Francia) che prima li avevano fortemente negati ne danno ora conferma. Anni di menzogne, occultamenti per poi ammettere di averli commessi, quasi a far capire che il padrone è cattivo ma sa anche fare mea culpa. Alla fine confermare questi massacri del passato non è altro che un modo per proseguire con quelli moderni. Un certo Julian Assange, non a caso, per aver rivelato i crimini di guerra di USA e Gran Bretagna in Afghanistan e Iraq marcisce ora in una prigione. Chissà se fra 56 anni, come in Indonesia, in Gran Bretagna riveleranno come hanno fomentato la guerra alla Siria.

Intanto, da documenti recentemente declassificati emerge che le spie britanniche hanno avuto un ruolo di primo piano nell’omicidio di massa dei membri del Partito Comunista dell’Indonesia (PKI) negli anni ’60, esortando i locali, compresi i generali dell’esercito, a “tagliare” il “cancro comunista”. Il brutale giro di vite dell’esercito indonesiano sul PKI nel 1965 e nel 1966 è considerato uno dei peggiori omicidi di massa del XX secolo. Tra i 500.000 ed i tre milioni di sostenitori del Partito Comunista furono massacrati, secondo varie stime.

I documenti declassificati del Foreign Office, che sono stati recentemente pubblicati dai National Archives britannici e consultati dal quotidiano The Guardian, indicano che il Regno Unito non è senza colpa in quegli eventi scioccanti. Il ministero degli Esteri britannico aveva sempre negato il coinvolgimento del paese nella brutale repressione di coloro che erano stati accusati di legami comunisti in Indonesia. Ma ora si scopre che Londra ha concentrato la sua macchina propagandistica sul presidente indonesiano Sukarno ed i suoi sostenitori comunisti sulla severa opposizione del leader alla Federazione della Malesia, che il Regno Unito pensava dovesse unire tra le sue ex colonie nella regione.

Prima della sanguinosa repressione del 1965-66, il PKI era una potente organizzazione di massa.

L’intelligence britannica influenzò l’opinione pubblica indonesiana

Le tensioni tra il PKI e l’esercito indonesiano erano aumentate sin dai primi anni ’60, con il presidente che lottava per bilanciare le forze rivali. Il massacro dei comunisti sponsorizzato dall’esercito iniziò dopo un fallito tentativo di colpo di stato da parte dei sostenitori di Sukarno all’interno dei ranghi dell’esercito il 1 ottobre 1965.

Secondo il Guardian, diversi mesi prima un team di specialisti dell’Information Research Department (IRD) del Foreign Office era già stato schierato a Singapore per produrre propaganda e minare il governo di Sukarno. Il fallito colpo di stato ha solo reso più facile per i propagandisti influenzare l’opinione pubblica, e in particolare i politici anticomunisti e i generali dell’esercito indonesiano.

La propaganda è stata condivisa attraverso una newsletter in lingua indonesiana, in cui si diceva fosse opera di immigrati indonesiani, ma che in realtà era stata pubblicata da esperti britannici a Singapore. In un anno sono state pubblicate circa 28.000 copie del bollettino. Il Regno Unito ha anche finanziato una stazione radio, che i malesi trasmettevano in Indonesia.

Rastrellamenti, torture e massacri vennero impiegati su larga scala per sradicare la presenza comunista nel Paese.

“Eliminare tutte le organizzazioni comuniste”, così come i loro militanti

Poco dopo l’inizio del massacro dei comunisti da parte dei militari, la newsletter britannica fece appello affinché “l’infrastruttura del PKI e tutte le organizzazioni comuniste fossero eliminate”, oltre a sostenere che l’Indonesia sarebbe rimasta in pericolo “finché i leader comunisti saranno in libertà e i loro ranghi e file potranno rimanere impuniti”. “La procrastinazione e le misure svogliate possono solo portare… alla nostra distruzione definitiva e completa”, avvertirono gli autori dell’opuscolo ai loro lettori.

Gli omicidi si sarebbero intensificati in tutto l’arcipelago indonesiano nelle settimane successive alla pubblicazione della newsletter: il Guardian insiste sul fatto che “non ci possono essere dubbi sul fatto che i diplomatici britannici siano venuti a conoscenza di ciò che stava accadendo”. Secondo il giornale, le spie britanniche nella regione avevano tutti i mezzi per intercettare le comunicazioni del governo indonesiano e monitorare i movimenti delle sue forze armate.

Una delle newsletter, pubblicata durante la repressione dei comunisti, aveva elogiato “i servizi di combattimento e la polizia” per “aver svolto un lavoro eccellente”. Nell’opuscolo, i propagandisti britannici avevano paragonato il PKI ad Adolf Hitler e Gengis Khan e avevano insistito sul fatto che ” il lavoro iniziato dall’esercito deve essere portato avanti e intensificato”.

Totale “armonia” tra generali indonesiani e diplomatici britannici

Inoltre, una lettera di Norman Reddaway, uno dei principali propagandisti che lavoravano a Singapore, ha rivelato all’ambasciatore britannico a Jakarta la strategia del Regno Unito “per nascondere il fatto che i massacri avessero avuto luogo con l’incoraggiamento dei generali”. Gli esperti del Foreign Office e i generali indonesiani stavano “cantando in armonia”, ha insistito Reddaway in un altro documento declassificato. Ha anche celebrato la propaganda britannica per essere stato in grado di abolire l’opposizione di Sukarno al progetto della Federazione della Malesia a “costo minimo” e in appena sei mesi.

Il presidente Sukarno (a destra) fu costretto a cedere il potere al generale Suharto (a sinistra), fedele agli interessi occidentali.

Quella che Reddaway ha descritto come “la vecchia banda” è stata completamente distrutta dai sanguinosi eventi della metà degli anni ’60. Il presidente Sukarno fu arrestato nel 1967 e morì tre anni dopo agli arresti domiciliari. Fu rovesciato dal generale Suharto, che aveva guidato l’esercito indonesiano. Suharto ha poi governato l’Indonesia fino al 1998, godendo del sostegno politico ed economico dell’Occidente. Transparency International (TI) lo ha etichettato come il politico più corrotto della storia moderna nel 2004, sostenendo di aver sottratto tra i 15 e i 35 miliardi di dollari durante il suo mandato.

I documenti che sono stati declassificati negli Stati Uniti nel 2017 (vedi qui) hanno rivelato che Washington non solo aveva “conoscenza dettagliata” del massacro di comunisti in Indonesia, ma ha anche fornito “supporto attivo” per tali azioni.


Articolo ripreso da L’Antidiplomatico con l’autorizzazione della sua redazione.