Il primo maggio scorso, in occasione della Festa dei Lavoratori, abbiamo lanciato come Gioventù Comunista la petizione “Stop al Precariato Giovanile”, volta almeno a limitare il fenomeno del precariato fra i giovani. Negli ultimi decenni il precariato sta infatti divenendo una piaga nel mercato del lavoro. Una parte del padronato ha indebolito le condizioni contrattuali riuscendo, dove possibile, a trovare stratagemmi per garantire i propri interessi a scapito di quelli della classe lavoratrice.
La precarizzazione porta con sé il progressivo sgretolamento dei diritti ottenuti con anni di estenuanti lotte sindacali e, oltre a ciò, minaccia le condizioni sociali ed economiche stabili, che da realtà sono divenuti miraggi per una fetta di popolazione non certo trascurabile.
Ma ad esserne colpita non è solo la fascia della popolazione più adulta, il fenomeno del precariato si estende anche ai giovani, siano essi apprendisti, studenti o stagisti. È proprio sulla fascia più giovane della popolazione che si concentra la nostra petizione, su coloro che iniziano a muoversi nell’ambiente lavorativo e che si trovano in una condizione incerta. Apprendisti che durante la formazione finiscono per essere sfruttati e trascurati e che si trovano così impossibilitati nel mettere in pratica ciò che la scuola professionale insegna non sono casi sporadici. Vigilare maggiormente è necessario se non d’obbligo. Gli apprendisti stessi devono venire a conoscenza dei loro diritti da lavoratori, perché anche se tirocinanti godono di diritti che devono essere rispettati e tutelati. La scuola può (o meglio deve) avere un ruolo centrale nel far apprendere maggiormente tali diritti di cui spesso non si è a conoscenza.
L’alto tasso di giovani che si trovano a dover vivere di assistenza, giovani formati e competenti disoccupati o lavoratori che non guadagnano il necessario che spetta per condurre una vita dignitosa. Anche gli stagisti dovrebbero avere accesso ad una remunerazione adeguata delle ore per cui hanno lavorato, stesso per gli studenti che svolgono dei lavori fuori dagli orari scolastici e universitari. Questi lavoretti extra permettono a numerosi studenti di sopravvivere.
La nostra petizione mira a tentare di arginare questo problema con proposte fattibili, solo per citarne alcune: una maggiore tutela dei giovani sui posti di tirocinio con controlli più frequenti e formazioni sui propri diritti, cessazione di stages non pagati e un maggiore sostegno per l’inserimento nel mondo professionale.
Per questo motivo vi invito a firmare e diffondere questa petizione che potete trovare online (firma qui) o scaricare in versione cartacea (scarica qui).