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L’esperienza di Shangai fra socialismo e libero commercio. Il PC cinese invita a parlarne anche i comunisti svizzeri e italiani

Si è svolto mercoledi 16 giugno un importante convegno online, ma tranne il nostro portale nessun media svizzero ne ha parlato. Quasi quattrocento ospiti si sono connessi via Zoom a un evento convocato dal Partito Comunista Cinese sui risultati conseguiti a Shangai “nella messa in pratica del pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteri cinesi per una nuova era”.

I comunisti cinesi parlano con chiunque capisca che il futuro è il multipolarismo

Erano riuniti personaggi di spicco della sinistra mondiale: oltre ai vertici del Partito Comunista del Vietnam e del Partito Rivoluzionario del Popolo Lao, entrambi al potere nei rispettivi paesi, vi era anche la vicepresidente del Partito della Sinistra Europea, la comunista spagnola Maite Mola (vale la pena ricordare che i comunisti spagnoli sono attualmente al governo!); ma anche altri partiti che nei rispettivi paesi sono piuttosto influenti come il Partito Socialista Serbo, il Partito del Lavoro del Belgio e SYRIZA (il partito dell’ex-premier greco Alexis Tsipras). Il PSUV venezuelano era rappresentato invece da Adan Chavez, già ministro dell’educazione del Venezuela bolivariano e fratello del comandante Hugo Chavez. Anche partiti più piccoli, addirittura non rappresentanti nei parlamenti, sono stati invitati, poiché la politica di Pechino è meritocratica: al di là dei numeri elettorali quello che conta realmente per i cinesi è la serietà analitica e la preparazione politica: ad esempio accanto a Dogu Perinçek, presidente del Vatan Partisi turco, vi era Renate Koppe, segretaria delle relazioni estere del Partito Comunista Tedesco (DKP) e un’ampia delegazione del Partito Comunista svizzero, composta dal deputato Massimiliano Ay, dal consigliere comunale di Gordola Alberto Togni e da Samuel Iembo.

Quasi 400 ospiti erano connessi su invito del Partito Comunista Cinese

Shangai serviva per capire i limiti dell’economia di mercato

Fu proprio a Shanghai, nel 1921, che ebbe luogo la fondazione del Partito Comunista Cinese (mentre il primo Congresso si tenne nello Zhejiang): a un secolo di distanza, il PCC ha voluto mostrare gli importanti traguardi raggiunti nello sviluppo della città, definita come una finestra da cui il mondo osserva la Cina e un punto di collegamento tra il gigante asiatico e il resto del mondo. Shanghai è infatti uno dei maggiori simboli del processo di riforma e apertura voluta da Deng Xiaoping – basti pensare alla nascita della prima zona di libero commercio lanciata nel 2013, che aveva lo scopo di acquisire esperienze (è stato sottolineato, anche e soprattutto, quelle negative) per l’apertura delle successive FTZ (free trade zone) oggi esistenti nel gigante paese asiatico. Ma oltre a rimarcare i “miracoli” raggiunti in svariati ambiti della città, dalle infrastrutture di trasporto ai servizi finanziari passando per una pianificazione urbana eco-sostenibile fino alla vasta opera di digitalizzazione dell’amministrazione – che verrà ulteriormente potenziata nei prossimi anni – si è sottolineato come Shanghai rappresenti anche l’applicazione del pensiero dell’attuale Presidente cinese Xi Jinping e della forte leadership del Partito Comunista Cinese a ogni suo livello.

Xi Jinping da leader carismatico a innovatore del socialismo

Le numerose occasioni in cui si è sottolineata l’importanza del pensiero di Xi Jinping nel corso di tutto l’evento, indicano chiaramente come, anche dal punto di vista ideologico, il pensiero del Presidente cinese sia ormai inserito nella visione strategica di edificazione del socialismo in Cina e, come sottolineato da più relatori, esso debba essere ulteriormente rafforzato. L’impegno innovatore di Xi, unitamente al ruolo del Partito nello sviluppo del Paese, sembrano lasciare intendere, dopo decenni dove la priorità assoluta era l’accumulazione di capitale e lo sviluppo delle forze produttive, che la Cina sia ora pronta a rimettere il socialismo sempre più chiaramente al centro della propria strategia di futuro sviluppo. Non si tratta naturalmente di abbandonare il mercato per tornare a una rigida pianificazione dirigista di stampo sovietico, ma semmai di integrare gli elementi di mercato con accortezza nel piano quinquennale. In pratica il mercato resta sotto la supervisione del Partito Comunista e viene sfruttato non per i profitti individuali ma per essere al servizio della collettività.

La Cina si apre al mondo per contrastare l’imperialismo e il neo-colonialismo

Infatti, partendo dal ruolo internazionale di Shanghai, è stata ribadita a più riprese anche la necessità di maggiori aperture per assicurare il benessere della nazione, e una visione dello sviluppo delle relazioni internazionali che punti a costruire una “comunità dal futuro condiviso”. Quest’ultimo concetto, usato per la prima volta dalla presidenza di Hu Jintao nel 2012, ha assunto un ruolo fondamentale sotto Xi Jinping e riassume e sottolinea la volontà di un’ascesa cinese in un contesto pacifico, basato sulla cooperazione concreta e mutua fra Stati alla pari – la cosiddetta “Nuova Via della Seta” riassume proprio questo concetto – rifiutando seccamente qualsiasi prassi neo-coloniale e qualsiasi progetto egemonico sul resto del mondo, permettendo a ciascun Paese di scegliere liberamente la propria strada di sviluppo. Insomma, da Pechino parte un internazionalismo del XXI secolo.