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Approvata la proposta del PC, mentre l’UDC molla i contadini. La sovranità alimentare entra nella Costituzione ticinese.

Forse non è stato un plebiscito, ma il 62,1% è decisamente un ottimo risultato: è infatti con questo alto grado di consenso che i cittadini del Canton Ticino hanno deciso, lo scorso 13 giugno, di introdurre il principio della sovranità alimentare nella Costituzione cantonale, così come proposto dal Partito Comunista. Secondo la Dichiarazione di Nyéléni del 2007, per sovranità alimentare si intende il diritto dei popoli ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati prodotti in forma sostenibile ed ecologica, così come il diritto di poter decidere il proprio sistema alimentare e produttivo.

Il 23° Congresso del Partito Comunista

Tutto nasce da una discussione del novembre 2016: a Lugano si riunisce infatti il 23° Congresso del Partito Comunista. Dopo le relazioni politiche e la parte pubblica dell’assise, i comunisti svizzeri entrano nel merito di alcune proposte di risoluzione: l’agronoma Lea Ferrari presenta un documento in cui si invita il Partito a fare propria la rivendicazione per la sovranità alimentare del Paese. Il concetto viene approvato all’unanimità dai delegati e in particolare si impegna il Partito Comunista “ad aderire alle iniziative che mirino alla tutela della sovranità alimentare a livello nazionale”, ma il Congresso chiede anche che “tale principio sia inserito pure nella Costituzione cantonale” poiché  ciò “permetterebbe alla Repubblica e Cantone del Ticino di agire concretamente a favore di un’agricoltura di prossimità, variata e sostenibile, incrementando il grado di auto-approvvigionamento”. In particolare il Congresso comunista è dell’idea “che le derrate alimentari e gli alimenti per animali importati soddisfino gli stessi requisiti della produzione indigena, che sia garantita un’equa formazione del prezzo nelle filiere agro-alimentari, che lo Stato favorisca forme di organizzazione tra contadini per conciliare l’offerta di prodotti agricoli con la domanda dei consumatori e sostenere la vendita diretta, la diversificazione e la trasformazione della produzione”.

L’agronoma Lea Ferrari aveva promosso la sovranità alimentare in occasione del 23° congresso.

L’iniziativa parlamentare

L’allora unico deputato del Partito Comunista nel Gran Consiglio ticinese, Massimiliano Ay, decide che i tempi sono maturi per trasformare la decisione congressuale in un atto parlamentare, sfruttando anche il dibattito che una proposta analoga (poi respinta dal popolo) sul piano federale stava allora suscitando. La commissione parlamentare mette in stand-by la proposta forse pensando che l’iniziativista intendesse ritirare la proposta una volta vista la malparata a livello nazionale, ma così non è! Il Partito Comunista mantiene la richiesta insistendo che si vada a introdurre il principio fra gli obiettivi sociali del Cantone previsti all’art. 14 della Costituzione, quello che oggi fra l’altro chiede salari minimi dignitosi, la preservazione della natura per le generazioni future e che le donne possano beneficiare della necessaria sicurezza economica prima e dopo il parto, ora sarà aggiunto anche che “Il Cantone provvede affinché (…) sia garantito il rispetto della sovranità alimentare, in quanto a: accessibilità agli alimenti per una dieta variata, destinazione d’uso sostenibile del territorio e diritto dei cittadini di poter decidere del proprio sistema alimentare e produttivo”.

Un ampio fronte inter-partitico a favore del settore primario

Nel 2019 il Partito Comunista raddoppia la propria rappresentanza nel parlamento cantonale: l’entrata di Lea Ferrari in Gran Consiglio significa l’inizio di un lavoro di tessitura fra le varie correnti politiche potrebbero convergere sulla proposta della sovranità alimentare: non mancano infatti fra i neo-eletti deputati degli esponenti del mondo contadino ed ecologista particolarmente sensibili al tema. Coordinati da Ferrari si uniscono Sem Genini, deputato della Lega dei Ticinesi e segretario dell’Unione Contadini Ticinesi; Anna Biscossa, deputata del Partito Socialista e già direttrice della scuola agraria di Mezzana ma anche il deputato democristiano Giovanni Berardi, imprenditore agricolo. Accanto a loro c’è però anche il verde Andrea Stephani che si occuperà di stilare il rapporto commissionale che – benché non firmato dai commissari liberali e dell’UDC – troverà un’ampia maggioranza in aula.

Genini, Biscossa e Ferrari alla conferenza stampa per il SÌ alla sovranità alimentare.

In Gran Consiglio l’ex-partito agrario difende il cibo spazzatura!

L’Unione Democratica di Centro (UDC), il partito che un tempo rappresentava il mondo contadino e si chiamava Partito Agrario Ticinese, da tempo ha subito una mutazione genetica: e così quell’UDC che un tempo aveva nel suo statuto la tutela dei “lavoratori della terra” ha deciso che al patriottismo contadino andava sostituito non solo il nazionalismo borghese ma anche una politica economica ultra-liberista e aperta al grande capitale. In Ticino questa dinamica si è accentuata quando nell’UDC è confluito anche il piccolo partito neo-liberista denominato “Area Liberale” dei deputati Sergio Morisoli e Paolo Pamini. Durante il dibattito parlamentare una minoranza del gruppo UDC voterà per la sovranità alimentare, la maggioranza però seguirà Pamini che bollerà la proposta comunista come “radical chic” (in realtà i radical chic sarebbero i cosmopoliti che parlano di ambiente senza sporcarsi le mani coltivando la terra!) e che loderà il ruolo del “junk food” che costa poco e permette ai poveri di sopravvivere.

Il dibattito nel Paese

La televisione svizzero tedesca commenta il voto ticinese sulla sovranità alimentare.

Delusa la Direzione del Partito Comunista protesta contro i vertici della RSI: la televisione pubblica, infatti, non solo non dedicherà alcun dibattito alla modifica costituzionale, ma anche al momento dell’esito del voto passerà il tutto all’acqua bassa: né l’iniziativista né il relatore commissionale saranno infatti sentiti per un commento. Lea Ferrari viene intervistata per pochi secondi in radio dopo insistenza. Mai si è visto che una modifica costituzionale venisse snobbata dei mass media statali (e privati)… ma chiaramente essendo una proposta che non fomentava l’anti-politica e non prometteva show a suon di urla, non meritava di essere trasmessa. Ed è questo un altro punto che distingue il modo di fare propositivo e concreto del Partito Comunista, rispetto alle sparate volte a gettare discredito sullo Stato del Movimento per il Socialismo (MpS) trotzkista. Meglio è andata nella Svizzera tedesca, dove il fatto che un partito di orientamento comunista riesca a vincere fa già in sé discutere: il giornale dei contadini Schweizer Bauer titola “Il Ticino protegge maggiormente i terreni agricoli”, il portale Nau.ch rileva come il comitato interpartitico capitanato dal Partito Comunista voglia “aumentare il grado di autosufficienza del cantone”. La Televisione statale svizzero-tedesca (SRF) ritiene infine che i ticinesi abbiano votato anche a causa del COVID-19 poiché “la crisi ha fatto capire a molti ticinesi che ha senso essere meno dipendenti dai produttori stranieri”.

All’estero parlano della primizia ticinese

Roberto Galtieri, per anni funzionario del Gruppo unitario della Sinistra al parlamento europeo ed ex-segretario della Federazione Europea del Partito dei Comunisti Italiani, gestisce ora con Pietro Lunetto una webradio per l’emigrazione italiana in Europa e ha voluto intervistare il promotore dell’iniziativa parlamentare Massimiliano Ay. Ma l’interesse tocca anche gli addetti ai lavori: Dario Dongo, direttore del portale Great Italian Food Trade, ha pure dato risalto al voto ticinese spiegando sul proprio sito che “Il Ticino diviene così il primo Cantone – e anzi la prima democrazia, nel Vecchio Continente – a esprimere precisa attenzione verso i diritti umani da cui dipende la vita. Sul solco tracciato dal movimento contadino internazionale La Via Campesina, al Word Food Summit della FAO a Roma, nel 1996”

I comunisti “rubano” la sovranità alla destra nazionalista!

Dopo un primo post “preoccupato” (vedi qui a lato), il deputato liberista Sergio Morisoli si è sfogato così su Facebook: “la maggioranza dei ticinesi ha votato comunista […] per una pianificazione della produzione agricola centralizzata dai burocrati e per una scelta di prodotti da mangiare pianificata dal Cantone”. Addirittura si andrebbe verso “la sottrazione dei terreni privati”. Naturalmente nulla di tutto ciò è ipotizzabile nell’attuale ordinamento costituzionale svizzero, ma fa parte del rozzo anti-comunismo che sta aumentando da quando il Partito Comunista, soprattutto nella Svizzera Italiana, sta riuscendo a convincere i giovani e a migliorare le sue relazioni con la Cina.

Morisoli non a caso si “complimenta” coi comunisti per aver “usato la parola di moda ‘sovranità’ in modo astuto ed efficace”. Sovranità infatti è una parola chiave della strategia del Partito Comunista, che vuole sottrarla all’estrema destra fintamente patriottica. Dal canto suo il promotore della modifica costituzionale, intervistato sul quotidiano liberal-europeista LaRegione chiarisce: “pensiamo a un miglior sostegno finanziario delle fattorie di montagna o a forme di vantaggi per la produzione locale rispetto ai prodotti importati”. Massimiliano Ay oltre al sostegno al chilometro zero ha aggiunto anche l’importanza di aumentare le terre coltive. Insomma siamo in una fase storica diversa che prima del socialismo pone al centro l’indipendenza degli Stati, anche dal punto di vista dell’approvvigionamento.