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Green-washing e imperialismo, ecco come cambiano gli ecologisti tedeschi

Il nuovo programma elettorale dei Verdi tedeschi, presentato nelle scorse settimane dalla presidente del partito, Annalena Baerbock, è un documento di 130 pagine che invita a “trasformazione socio-ecologica” e sarà adottato verosimilmente nel mese di giugno 2021 dai delegati. E’ chiaro a tutti che l’obiettivo del nuovo programma – spiega il giornalista Markell Mann nel suo articolo “Grüne im Systemwettbewerb” apparso sul settimanale marxista Unsere Zeit dello scorso 2 aprile (leggi qui) – è quello di adeguare la linea politica del partito, storicamente sorto dal movimento pacifista e anti-atomico, per un suo rientro nel governo della Repubblica federale. E per tranquillizzare le classi dirigenti tedesche affinché non frenino l’ascesa dei Grüne, ecco che si rende necessario allinearsi al campo atlantico e promettere di non stravolgere la politica estera condotta da Berlino.

La presidente dei Verdi Annalena Baerbock al podio del parlamento tedesco.

Contro la Russia e la Cina

A pagina 42 del documento si analizza il mondo con categorie liberal: secondo i nuovi Verdi esisterebbe una “competizione sistemica” non fra paesi imperialisti e paesi che non lo sono e che chiedono il rispetto della propria sovranità, bensì “tra gli stati democratici e la Cina”. Esattamente quello che dice Joe Biden dalla Casa Bianca! Ma non è tutto: per l’esecutivo dei Grüne occorre “rafforzare le relazioni con i nostri partner nella causa della democrazia e della libertà”. Da qui non solo si deduce che i partner degli ecologisti sarebbero quindi diventati i governi di destra occidentali che, oltre a non essere particolarmente “green”, sostengono la politica bellicista di Washington. Ma addirittura si fatica a scorgere differenze rispetto alle dichiarazioni del padronato industriale tedesco: la Bundesverband der Deutschen Industrie in effetti due anni fa aveva invitato a opporsi ai cinesi a causa delle seguenti quattro caratteristiche che ritenevano negative per gli interessi imperialisti germanici: 1) la leadership del Partito Comunista Cinese; 2) l’intervento dello Stato in economia; 3) la troppo attiva politica industriale e tecnologica della Repubblica Popolare; e 4) la discriminazione degli investitori stranieri (in altro parole: i capitalisti tedeschi non possono liberamente sfruttare i lavoratori cinesi).

I Verdi tedeschi hanno ormai abbandonato la via della pace?

L’UE contro il resto del mondo

A pagina 12 del medesimo programma si legge che: “la partnership transatlantica rimane un pilastro della politica estera tedesca (…). Questo include un’intesa su come trattare con Stati autoritari come la Cina e la Russia”. Insomma la presunta alternativa verde dice in realtà le stesse cose dell’attuale governo di Angela Merkel. La linea ultra-europeista e globalista dei Grüne è tutta lì da vedere: mentre la Russia e la Cina si stanno preparando per un’esclusione dal sistema di pagamento internazionale dominato dal dollaro, uno dei progetti più rivoluzionari e anti-capitalisti della fase storica corrente, i Verdi che dovrebbero essere un partito diverso da quelli del sistema, si stanno in realtà preparando ad andare al governo della Germania affermando a pagina 47 del documento di auspicare “che l’euro si sviluppi in una moneta di riserva internazionale credibile, in modo che l’Europa conservi ed espanda la sua sovranità” e che anzi tale valuta sia un elemento essenziale di una strategia globale che non solo rafforza ma addirittura “impone i valori europei sulla scena mondiale”. Imporre i propri valori sulla scena mondiale? Un colonialista non avrebbe potuto esprimersi meglio!

Non solo gli USA vogliono esportare la democrazia…

Ma questi auspici hanno un nemico: la sovranità nazionale! E infatti a pagina 113 i globalisti verdi lo esplicitano: “finché gli interessi nazionali possono contrastare il bene comune europeo, l’UE non sarà in grado di assumere un ruolo più attivo (…) per la democrazia e i diritti umani nel mondo”. Questo significa solo una cosa: neo-colonialismo, esportare la democrazia con rivoluzioni colorate, colpi di stato e guerre! Non a caso il documento continua proponendo di abolire la prassi del consenso all’interno dell’UE a favore della “l’introduzione di decisioni a maggioranza in codecisione con il Parlamento europeo per tutte le restanti aree politiche in cui le decisioni sono ancora oggi prese all’unanimità”.