Bündnis 90/Die Grünen è il nome dei Verdi tedeschi, il partito che ha il vento in poppa in questo periodo (non solo in Germania) e che, da organizzazione nata in ottica critica verso il sistema capitalista, risulta oggi appoggiata proprio dalla grancassa massmediatica di orientamento liberal. In sé non c’è nulla di cui stupirsi: la crisi del modello economico occidentale impone una sua riforma ed ecco che, per aprire nuovi mercati, l’economia cosiddetta “green” assolve ottimamente questo ruolo. Insomma: cambire tutto purché non cambi nulla!
Mediatizzazione eccessiva fa rima con opportunismo
Nell’odierno contesto europeo in cui prevale un clima diffuso di anti-politica (che evidentemente non è casuale) e dove anche i partiti politici si trasformano quasi solo in “comitati elettorali” risulta più utile assumere cariche istituzionali che venir democraticamente eletto dalla base a una carica importante nella struttura di partito. Lo aveva capito l’ex-leader ecologista tedesco Joshka Fischer, fautore della guerra contro la Serbia, che con le sue semplici dichiarazioni amava cambiare linea dei Verdi aprofittando delle telecamere che come ministro aveva sempre puntate, piuttosto che attenersi al dibattito democratico interno al proprio partito.
Riempire il partito di spiritualisti fa comodo ai dirigenti
Parlando della Bündnis 90/Die Grünen, Günther Pohl, già responsabile della politica internazionale del Partito Comunista Tedesco (DKP), in un suo articolo apparso a inizio aprile sul settimanale “Unsere Zeit” è particolarmente severo: “in nessun altro partito ci sono più seguaci del Dalai Lama, guaritori, seguaci dell’esoterismo e no-vax. Una caratteristica dell’irrazionalismo – continua Pohl – è la dissociazione eccessiva e permanente da ciò che è realmente vicino”. E non è tutto: “più irrazionali sono i membri del partito, più chi sta al vertice può dormire sonni tranquilli. Il capitalismo ha bisogno della fede come sostituto del pensiero critico”.
No al nucleare? Parliamone…
Nella bozza del nuovo programma degli ecologisti tedeschi si dà un peso speciale, benché furbescamente non venga esplicitamente menzionata nel documento, alla Federazione Russa, contro la quale continuano le ostilità anche dopo la fine dell’URSS socialista. L’adesione della Germania al trattato sulla proibizione delle armi nucleari (un punto fermo fondamentale nella storia degli ecologisti) secondo i nuovi Verdi tedeschi deve essere subordinata al “rafforzamento della sicurezza dei nostri alleati polacchi e baltici” – cioè dei paesi NATO – perché sembra che questi siano minacciati dalle armi atomiche …russe! La domanda è: ma questa linea politica che cosa ha di alternativo rispetto a quella del grande capitale e dell’imperialismo che sta fomentando la russofobia? Assolutamente nulla!
Proteggiamo le donne, purché non siano siriane!
I Grüne vogliono poi insistere sul nuovo concetto di “sicurezza umana” attraverso cui proteggere le donne e i gruppi emarginati. Di conseguenza, verrebbe da dire, un futuro cancelliere verde dovrebbe sostenere le minoranze russe nei tre stati baltici e le donne della Polonia, e invece la preoccupazione è difendere questi paesi retti da governi certamente non femministi né ecologisti contro Mosca. Come se non bastasse Bündnis 90/Die Grünen aggiunge che “se il potere di veto nel Consiglio di Sicurezza viene abusato per coprire i più gravi crimini contro l’umanità, la comunità mondiale affronta un dilemma, perché l’inazione è altrettanto dannosa per i diritti umani quanto l’azione”. Tradotto dal politichese questa frase strappalacrime si riferisce alla Siria e significa che l’azione (la guerra imperialista di aggressione contro Damasco) non è peggiore dell’inazione (cioè rispettare la sovranità e l’integrità territoriale della Repubblica araba siriana riconosciuta dall’ONU). Insomma: un governo tedesco guidato dai Verdi sarà l’equivalente del governo USA guidato da Biden e – conclude sarcastico Günter Pohl – “ci faranno sentire la mancanza della Merkel e di Trump”!