Esattamente un anno fa il Gran Consiglio ticinese votò a favore di una iniziativa parlamentare generica promossa dal deputato del Partito Comunista Massimiliano Ay che chiedeva di garantire almeno due giorni di attività didattiche auto-organizzate dagli studenti stessi per anno scolastico, e ciò in tutte le scuole medie superiori (cioè licei e Scuola cantonale di commercio) e nelle scuole professionali a tempi pieno. Mentre l’iniziativista chiedeva di modificare in tal senso direttamente la Legge della scuola, la Commissione Formazione e Cultura del Gran Consiglio, rappresentata dalla deputata socialista Daniela Pugno-Ghirlanda, suggeriva invece di garantire il principio richiesto a livello di regolamento, dando questo mandato al Consiglio di Stato. Una soluzione che Ay aveva ritenuto sufficiente. Nell’ambito del dibattito parlamentare si era posta contro solo l’UDC che, per bocca della deputata Lara Filippini esprimeva tutto il disappunto per l’esistenza di tale offerta formativa nella scuola ed esortando gli studenti a “studiare” piuttosto che a …perdere tempo. Il Partito Comunista era però riuscito a incassare il sostegno dei liberali-radicali e dei democristiani, oltre che del resto della sinistra.
Alves: “Le direzioni scolastiche non hanno più scuse”
Il coordinatore del Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) Rudi Alves definiva la decisione del parlamento come “un’importante vittoria per il SISA, che per anni si è battuto per questo diritto” riferendosi a questa risoluzione assembleare del 2018 (leggi). Le Giornate Autogestite – continuava Alves – “rappresentano una conquista molto significativa per il loro valore formativo e la responsabilizzazione dei giovani, soprattutto perché permettono a questi ultimi di partecipare attivamente alla vita dell’istituto”. Le direzioni scolastiche – questa la speranza del leader studentesco – non potranno dunque più ostacolare gli studenti “trincerandosi dietro alle varie scuse cui siamo abituati, e dovranno invece sostenerli nell’organizzazione delle due giornate autogestite ormai garantite dai regolamenti che auspichiamo il governo provvederà a modificare al più presto”.
I problemi evidenziati da Rudi Alves non sono nuovi. Lo conferma lo stesso Ay, che ci racconta alcuni aneddoti: “per poter parlare coi liceali dell’esperienza educativa della Scuola di Barbiana di don Lorenzo Milani a me e a un professore che mi accompagnava avevano imposto come controparte nientemeno che …un prete! Quando l’anno dopo quell’attività venne proposta da un sacerdote, per lui la controparte non era più necessaria” o ancora: “capitava che per parlare sull’esercito gli ufficiali potevano entrare a scuola a fare propaganda, quando però noi parlavamo di servizio civile o di obiezione di coscienza ecco che diventava necessario avere il contraddittorio”. Questi sono aneddoti tranquilli: in altri casi – ci conferma l’iniziativista – le attività venivano letteralmente censurate e proibite.
Vere e proprio censure che, come fu il caso nel 2012 al Liceo di Bellinzona, spingevano a forme anche piuttosto esplicite di protesta con volantinaggi – come quello mostrato in foto – che denunciavano favoritismi di stampo partitico e di lottizzazione.
Vogt: “L’autogestione incentiva una reale educazione civica”
Lo studente Jair Vogt, esponente della Gioventù Comunista già attivo nel comitato studentesco della Scuola cantonale di commercio (SCC), aveva a sua volta sottolineato in un articolo a commento della vittoria parlamentare di come l’organizzazione di tali giornate spesso venga “ostacolata o perlomeno disincentivata” dalle amministrazioni scolastiche, le quali “limitano la durata delle autogestite a un giorno o, addirittura, le eliminano del tutto”.
Vogt perora la causa delle giornate autogestite anche perché esse “non offrono solo la possibilità di accedere ad una conoscenza extra-scolastica, ma permettono agli studenti di responsabilizzarsi ed imparare ad organizzare e gestire le attività”. Si tratta per il giovane comunista di “un’esperienza educativa che promuove il senso di comunità fra gli studenti e permette allo stesso momento di affrontare temi come la politica locale ed internazionale e quindi incentivare una reale educazione civica”.
Ay: “sono stato dichiarato persona non grata”
Dietro all’atto parlamentare c’è un aneddoto e una promessa di 17 anni fa. Il deputato autore dell’iniziativa, Massimiliano Ay, infatti, era stato protagonista di alcuni momenti di lotta per la piena autogestione delle giornate culturali al Liceo di Bellinzona e, proprio durante le giornate autogestite dell’aprile 2003, venne fatto espellere dall’istituto in quanto “persona non grata”.
La locuzione latina (oggi utilizzata solitamente in ambito diplomatico per definire gli ambasciatori la cui presenza non è gradita in un paese) venne usata dal direttore del liceo, Rocco Sansossio, che – per ironia della sorte – era stato in passato militante comunista. La goccia che aveva fatto traboccare il vaso ai danni di Ay, allora sindacalista studentesco, erano le sue espressioni critiche nei confronti della direzione dell’istituto di Viale Francesco Chiesa, rea di censurare le attività studentesche da un lato ma anche di ostacolare le libertà sindacali degli allievi.
Ricordando qui momenti, da noi interpellato, Ay commenta: “L’intento era di impedirmi di fare agitazione sindacale e svolgere la mia attività in quella sede scolastica e per farlo il direttore provò a infangarmi via mezzo stampa, dipingendomi come un facinoroso che aveva vandalizzato il liceo durante uno sciopero: un colpo sotto la cintura, ma che non mi ha fatto desistere. Anzi, mi ripromisi che non avrei mai mollato la presa”.
Settembre 2003: la disfatta del CSIA
In effetti la presa non venne mollata: solo qualche mese dopo la disavventura bellinzonese ritroviamo Ay a Lugano nell’intento, con il rappresentante d’istituto Roy Rigassi, di convincere gli allievi del Centro Scolastico per le Industrie Atistiche (CSIA) – che allora non conosceva le giornate autogestite – di rivendicarne anche loro. L’assemblea studentesca, che inizialmente votò per una intera settimana di autogestione, fece però clamorosamente marcia indietro dopo la repressione di cui fu vittima lo stesso Rigassi da parte dei responsabili dell’istituto.
In un’e-mail scritta da Ay nel settembre 2003 (tratta dagli archivi del SISA) si legge di come “il comitato degli allievi del CSIA dopo inaudite pressioni della Direzione della scuola ha ceduto e ha rinunciato ad organizzare le giornate autogestite. Io stesso, come segretario del sindacato sono stato minacciato dalla direzione del CSIA di venir querelato per aver ‘sporcato’ l’immagine della scuola e un rappresentante studentesco di sede si è beccato delle ore di assenza arbitraria perché stava organizzando quanto richiesto dall’assemblea degli allievi. La pressione è molto grande e gli studenti sono terrorizzati, e purtroppo noi senza la loro richiesta non possiamo procedere”. Quella lotta pionieristica si concluse sul corto periodo in un disfatta, eppure oggi anche i ragazzi e le ragazze del CSIA hanno le loro giornate autogestite…
“Hasta la victoria, siempre!”
Chiediamo in conclusione a Massimiliano Ay quale sia il ricordo della sua prima giornata autogestita in assoluto? “avevo 15 anni: alcuni miei compagni avevano calato uno striscione dalle finestre con scritto ‘LiBe Vive’ ed entrando a scuola rimasi sbalordito perché sui muri interni avevano appeso degli A4 con Lenin che col braccio indicava il quartier generale del Comitato studentesco. Ricordo anche un’attività a cui partecipai: era gestita da uno dei collaboratori di Mario Capanna, il leader del ’68 milanese: analizzammo la contestazione studentesca di quegli anni da un punto di vista molto originale e cioè quello della musica che accompagnava quelle lotte. Insomma fu nell’aula teatro del LiBe in una giornata piovosa dell’aprile 1997 che da primino intimorito imparai le strofe di …Hasta siempre, Comandante”.