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Syndicom contro le privatizzazioni. Genazzi (PC): “sulla eID un centro di competenza pubblico”.

La bocciatura in votazione popolare alla “Legge eID”, cioè contro la nuova Legge sull’identità elettronica voluta dal governo svizzero, “è stato un voto forte contro la privatizzazione dei compiti statali, contro la commercializzazione dei dati dei cittadini e delle cittadine e per un servizio pubblico forte”. Ne è convinto Daniel Münger, Presidente di Syndicom, il sindacato dei media, delle TIC e della logistica, che vede questa decisione come “una svolta per il futuro del nostro servizio pubblico”.

Sindacati e Comunisti concordi: l’ID elettronica va regolamentata

La Svizzera deve insomma sviluppare nuove competenze digitali per essere in grado di continuare a svolgere i suoi compiti sovrani in futuro. L’accesso non discriminatorio per tutta la popolazione è una pietra angolare del servizio pubblico: L’ID elettronica, con la sua prevista posizione di monopolio, porterà insomma sì dei benefici, purché essa possa essere usata da tutti per il maggior numero possibile di servizi. Per contro ribadisce Syndicom: “una e-ID controllata da interessi privati e commerciali sarebbe quindi stata dannosa”. Il cambiamento strutturale dovuto alla digitalizzazione non può significare che il servizio pubblico venga vieppiù limitato: al contrario, il servizio pubblico deve essere continuamente adeguato ai bisogni della popolazione. Ne è convinto anche il Partito Comunista che per bocca di Gionata Genazzi, membro del suo Comitato Centrale, spiega: “un adeguamento legislativo al progresso tecnologico in questo ambito è necessario, ma la legge respinta giustamente dal popolo voleva affidare il rilascio delle identità elettroniche a un consorzio di cui fanno parte le grandi banche e assicurazioni private: una configurazione che avrebbe creato terreno fertile per abusi e sottrazioni di dati personali, oltre a deresponsabilizzare lo Stato da un fondamentale compito istituzionale”.

Gionata Genazzi è informatico e membro del Comitato Centrale del Partito Comunista

Rinnovare l’infrastruttura digitale statale

Dopo questa chiara sconfitta, il governo della Confederazione dovrà rivedere il proprio approccio del servizio pubblico digitale. Il sindacato rivendica che il Consiglio federale “invece di piani di privatizzazione, sviluppi una strategia di rinnovamento. Questo include il principio che la sovranità dei dati dei cittadini e delle cittadine dev’essere nelle mani dello Stato, il quale può essere controllato mediante processi democratici”. Altrettanto essenziali, sono per Syndicom l’orientamento ecologico dell’estensione dell’infrastruttura digitale, la lotta contro le barriere digitali e contro divario digitale (nell’accesso alle nuove tecnologie fra ricchi e poveri). Dal canto suo il rappresentante del Partito Comunista spiega: “già oggi è un ente o un’azienda pubblica a implementare il sistema di identità elettronica o dell’analoga firma elettronica; è il caso tra gli altri di Germania, Francia e Italia. In Svizzera si potrebbe benissimo integrare il progetto con quello del voto elettronico e con quello della firma digitale. In questo modo andremmo a creare un centro di competenza pubblico, che risulterebbe utilissimo allo Stato anche in molti altri ambiti strategici, visto il futuro sempre più tecnologico che ci attende” conclude Genazzi.

Daniel Münger, presidente del sindacato della comunicazione Syndicom

Il prossimo referendum incombe su PostFinance

Intanto il sindacato mette già le mani avanti con fare proattivo: “i piani di privatizzazione di PostFinance da parte della Confederazione sono, dopo oggi, da rivedere”. Il Partito Comunista lo scorso 20 gennaio aveva chiamato i sindacati, le associazioni di consumatori e quelle in difesa del servizio pubblico a “unirsi in un unico fronte per impedire questa strategia di svendita”. Addirittura i comunisti aprivano a coloro i quali nel “fronte borghese si sentono sufficientemente patriottici da non svendere i simboli della Confederazione al dio denaro”. Syndicom risponde quindi positivamente e sempre Daniel Münger dichiara: “PostFinance è fondamentale per garantire a tutte le aziende e a tutte le persone in Svizzera l’accesso al traffico dei pagamenti e quindi la partecipazione alla vita economica. Con una PostFinance privatizzata, la politica non possono più garantirlo. I clienti meno agiati potrebbero vedersi privati di numerosi servizi o allora confrontati a costi amministrativi elevati. Inoltre, i piani di privatizzazione mettono in pericolo il servizio postale di base nel suo insieme. Ne soffrirebbe in particolare la capillare rete logistica svizzera”. Syndicom quindi promette battaglia: “ci batteremo contro tutto ciò con tutti i mezzi a sua disposizione, e se necessario, in ultima istanza, anche con un referendum”!