Il settimanale «Unsere Zeit» edito dal Partito Comunista Tedesco (DKP) ha intervistato nella sua ultima edizione del 5 marzo Andrea Hartung, 24enne, fisica di formazione, che in febbraio è stata eletta quale nuova presidente della Gioventù Socialista Operaia Tedesca (SDAJ), organizzazione autonoma che il DKP riconosce quale proprio riferimento in ambito giovanile. È la seconda donna ad essere eletta al vertice della SDAJ dopo che Lena Kreymann ha rassegnato le dimissioni per sopraggiunti limiti di età. L’intervista permette di tracciare un profilo dei giovani comunisti tedeschi e della situazione che stanno vivendo anche a seguito della pandemia.
Partecipare alle elezioni ma senza essere elettoralisti
“Attraverso le elezioni non possiamo migliorare fondamentalmente le nostre condizioni di vita” – Hartung ne è convinta – poiché “uno Stato capitalista non si lascia riformare mettendo una crocetta su un foglietto ogni quattro anni”. Tuttavia la SDAJ sostiene pragmaticamente con convinzione la candidatura al parlamento federale da parte del DKP con l’obiettivo di accumulare forze nell’ottica della resistenza ad un sistema economico e sociale iniquo in cui vivono i lavoratori e gli studenti. In pratica i giovani vogliono sfruttare la campagna elettorale del Partito adulto per chiarire sui posti di apprendistato e a scuola che “solo se noi stessi lottiamo per i nostri diritti potremmo cambiare qualcosa” continua la neoeletta coordinatrice giovanile. Il DKP, prima nella Germania dell’Ovest e oggi nella Germania unificata, non è mai riuscita ad eleggere dei deputati se non sul piano comunale: la sua forza è soprattutto sindacale e nella lotta per la pace, ma l’età media elevata dei suoi membri rendono imprescindibile ora una buona collaborazione con la SDAJ che spinge affinché sia il diritto allo studio sia la salute psichica dei giovani venga tematizzata nella campagna elettorale del piccolo partito marxista.
L’onda verde è un’illusione
I sondaggi danno i Grüne in vantaggio, e questo soprattutto fra gli elettori più giovani. L’onda verde però secondo la SDAJ non è un reale spostamento a sinistra degli equilibri politici, ma solo una sorta di illusione ottica aiutata dal marketing. Andrea Hartung è particolarmente severa: “I Verdi si vendono come ecologisti, ma in realtà non agiscono realmente per difendere l’ambiente, al contrario si impegnano per aumentare la tassa sul CO2 che non solo non evita il cambiamento climatico ma andrà a colpire le classi sociali più povere”. Essi inoltre – continua Hartung – “si distinguono ed eccellono nell’incitare apertamente alla guerra contro la Russia e la Cina” dopo che nel 1999 erano stati il partito che più di tutti – nascondendosi dietro la retorica fake dei “diritti umani” – spingeva per bombardare la Serbia. Tuttavia i giovani comunisti riconoscono pienamento il problema ambientale ma sanno anche che senza rimettere in discussione il mercato a favore di una pianificazione produttiva non si potrà affrontare.
Dal lock down al burn out
“Le limitazioni sia dei contatti privati sia della formazione stanno colpendo notevolmente i giovani” spiega la giovane leader parlando delle misure sanitarie adottate per contrastare il Coronavirus. Hartung si lamenta in particolare del fatto che nella maggior parte dei Länder siano vietate le riunioni politiche: “stiamo vivendo una restrizione notevole non solo delle nostre attività ma anche delle forme di opposizione al governo”. La SDAJ riconosce che “la rabbia nei confronti di queste condizioni è cresciuta e in alcune città abbiamo promosso manifestazioni con i liceali”. Questi ultimi in particolare protestano per le condizioni di studio dettate dalla pandemia: i ragazzi denunciano di subire ingenti pressioni sul rendimento scolastico e si parla pure di crescenti burn out fra i giovani. “Da un lato il lockdown isola le persone, ma dall’altro fomenta le contraddizioni sociali, infatti notiamo che molti più giovani si rivolgono a noi rispetto a prima della pandemia” conclude Hartung.