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Turchia e USA ancora ai ferri corti. Ankara vieta l’uso della base di Incirlik.

Il presidente turco Recep T. Erdogan sta guidando la Turchia lontano dall’orbita imperialista e non è da escludere un progressivo disimpegno del paese anche dalla NATO. Una impostazione, questa, cha dal lato geopolitico avrà enormi implicazioni, tanto da innervosire l’establishment statunitense che già si è indispettito dalla recente decisione turca di acquistare un sistema missilistico russo così da non dipendere dalla tecnologia occidentale.

Oggi è arrivata una nuova indicazione che conferma questa tendenza: il governo turco ha infatti vietato agli USA di utilizzare la base aerea di Incirlik per attacchi contro l’Iran. Lo confermano fonti di stampa russe e bulgare citando giornalisti turchi. Una base militare, quella di Incirlik, che sempre di più sta stretta ai turchi: non solo il Partito Comunista di Turchia (TKP) ne ha chiesto la chiusura, ma lo stesso Erdogan nel 2016 la fece isolare togliendole per qualche ora l’energia elettrica.

Dal Pentagono hanno giudicato quella di Erdogan come una decisione “molto deludente” per la collaborazione fra USA e Turchia. Ma Erdogan non si è fermato qui e ha subito aggiunto che nel caso in cui Washington non ascoltasse Ankara, le truppe turche bloccheranno la base. Non si esclude quindi che l’esercito turco – in cui negli ultimi anni l’insofferenza verso la NATO è cresciuta persino ai piani alti – sia pronto a scontrarsi con i soldati americani, cosa peraltro già successo su territorio irakeno nel 2003.

Intanto a Istanbul, il Vatan Partisi, formazione della sinistra rivoluzionaria turca di origine maoista, ha dichiarato che questa è una nuova sconfitta dell’imperialismo atlantico e che il futuro sarà una maggiore integrazione della Turchia nell’area Euroasiatica rompendo i vincoli attualmente esistenti con NATO, Stati Uniti ed Unione Europea. E proprio nei giorni scorsi il presidente del Partito, Dogu Perinçek, ha ricevuto con tutti gli onori nella propria sede un emissario dell’Ayatollah Kamanei, la Guida suprema della Rivoluzione iraniana. I legami fra il governo sciita iraniano e i laicisti turchi possono sembrare contraddittori, ma non sono nuovi: pochi anni fa lo stesso Perinçek si incontrò con l’ex-presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad e ieri il giornale edito dal Vatan Partisi ha citato l’emissario iraniano che chiedeva di unire i sunniti e gli sciiti per la pace e contro l’imperialismo.

Ma se da parte turca c’è un avvicinamento agli iraniani, da parte curda c’è un ulteriore dimostrazione della propria organicità con gli USA: non appena a Badhdad si è votato per espellere i soldati stranieri dall’Irak come reazione all’attentato costato la vita al generale iraniano, ecco che le milizie separatiste curde in Siria- quelle dello YPG tanto lodato dalla sinistra europea – hanno liberato per ripicca 400 terroristi dell’ISIS che erano sotto il loro controllo come prigionieri nel campo al Al-Hol presso Hasakah.