Fare lezione in un cantiere aperto, fra gelo e polvere. Gli studenti di Chiasso si ribellano: interviene il SISA.

Una studentessa afferma: “Oltre al freddo ci sono molti altri disagi: durante le lezioni, spesso e volentieri siamo disturbati dagli assordanti trapani e rumori vari all’esterno della scuola, che pur essendo al di fuori dell’edificio, danno comunque fastidio. Ci sono 9 gabinetti su 300 e passa allievi che siamo. La temperatura nei corridoi è inaccettabile, non c’è un posto per sedersi se non sulle scale o sul pavimento interamente e costantemente coperto da polveri varie. Se chiediamo di lasciare l’aula aperta durante la pausa ci dicono che non possono farlo…”. Un altro allievo si lamenta della mancanza di buon senso di alcuni insegnanti: “alcuni professori non lasciano tenere la cuffia o il berretto, e addirittura vietano di tenere la giacca in classe”. Eppure il direttore della scuola, Danilo Bonacina, sostiene che “nelle aule c’è una temperatura adeguata per svolgere le lezioni in tutta tranquillità”. Il solerte funzionario viene però smentito dal suo capo: è infatti lo stesso Manuele Bertoli, ministro socialdemocratico dell’educazione ticinese, a confutare il suo sottoposto, ammettendo che 11 gradi nei corridoi e 14 gradi nelle aule sono non solo troppo bassi ma anche fuori norma. Gli allievi sono arrabbiati e, coperti dall’anonimato per paura di ritorsioni (il che è già di per sé preoccupante), dicono: “il direttore dovrebbe stare zitto: lui passa la giornata nella sua baracca al caldo!”. Di fronte a queste chiusure e alle solite promesse da marinaio un gruppo di studenti ha detto basta! E subito è iniziata a circolare la voce di indire uno sciopero studentesco. Immediatamente la reazione stizzita delle autorità nel tentativo di dividere gli studenti: gli studenti sono stati minacciati di bocciatura tramite l’arma delle assenze cosiddette “arbitrarie”, delle classi sono state ricattate con la possibilità di annullare la gita di fine anno. Un clima vergognoso creato anche da docenti ligi al potere che fanno di tutto perché i loro allievi imparino a ubbidire e a stare zitti, al posto di educarli ad essere liberi pensatori critici verso l’ordine iniquo in cui versa la società.

La direzione tenta di ostacolare il sindacato

Non appena gli studenti hanno iniziato a valutare la possibilità di sciopero è intervenuto il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) sostenendo questa ipotesi e appoggiando gli allievi nelle loro rivendicazioni. Per l’occasione si sono attivati entrambi i coordinatori cantonali del SISA Janosch Schnider e Mattia Tagliaferri che fin dalle prime ore del mattino erano al fianco degli allievi chiassesi davanti alla scuola assieme ad altri sindacalisti studenteschi mobilitati per l’occasione. Non sono a quanto pare mancati momenti di tensione quando il solerte prof. Bonacina,  direttore della scuola ha impedito ai sindacalisti di entrare nell’edificio nel tentativo di impedire che essi potessero valutare coi propri occhi la situazione di disagio vissuto dai loro patrocinati: “Per fortuna però – spiegano i due responsabili politici del SISA – l’evidenza non si è potuta nascondere ed è ormai chiaro che il minimizzare espresso dalla Divisione Logistica si è rivelato assolutamente fuori luogo e non fa che rendere ancor più dubbio l’operato di questo organo in preda agli scandali”, riferendosi agli ultimi avvenimenti che hanno portato alla sostituzione del capo della Divisione Logistica del Cantone.

Un cantiere aperto, non un istituto scolastico!

Stando poi a una nota stampa diramata dal sindacato dopo l’agitazione si apprende di una situazione ben più grave di quella riportata dai media e ammessa dai vertici della scuola: “in occasione dell’assemblea di sciopero svoltasi durante le ore di astensione dalle lezioni le studentesse e gli studenti hanno avuto modo di sollevare una vera e propria miriade di problematiche che attanagliano la loro scuola: non si è parlato soltanto dell’ormai noto freddo, al quale la direzione dell’istituto ha suggerito di rimediare con un abbigliamento più pesante (sic!), oppure alzando le tapparelle per far entrare qualche raggio di sole, se non fosse che diverse di queste sono fuori uso, ma desta particolare preoccupazione il disagio manifestato dai ragazzi a causa del cantiere con cui devono convivere a strettissimo contatto, all’insegna di una situazione che viola con evidenza la loro stessa incolumità. Diversi tra loro hanno infatti spiegato che in diverse occasioni, aldilà del disturbo alle lezioni arrecato dal cantiere, oggetti di vario genere sono caduti a pochi centimetri da alcuni allievi. Bisognerà attendere i feriti prima di sanare la situazione? Altri problemi sono legati ad esempio, all’assenza dell’acqua calda – quando l’acqua c’è e non è gelata nelle tubature – agli odori di fognatura che aleggiano nell’aria”. A portare la solidarietà dei liceali ci ha pensato Francesco Vitali, responsabile sindacale al Liceo di Bellinzona, che ha collaborato nel team del SISA che ha osservato la vertenza chiassese e che ha preso appunti durante tutta la mattinata per elaborare un “j’accuse” del SISA che in collaborazione con gli studenti del CPC sarà poi divulgato al pubblico.

“I docenti la smettano di nascondersi!”

Il dirigente del sindacato studentesco Janosch Schnider si è pure rivolto agli insegnanti coinvolti nella guerra psicologica contro gli scioperanti: “Ma vi rendete conto che nel ruolo di educatori non soltanto non dovreste reprimerli, ma piuttosto essere fieri che i vostri studenti abbiano la capacità di costruire una protesta, promuovendo delle idee e chiedendo che le condizioni in cui versa l’istituto vengano migliorate? Cosa temete? Cosa volete fare se sciopereranno? Espellerli tutti dalla scuola? Una punizione di massa? Non potete, e lo sapete anche voi. 
Si parla di un istituto scolastico: gli interessi degli studenti in questo senso sono gli stessi che avete anche voi docenti.
Se foste davvero dalla loro parte sciopereste accanto a loro! Altrimenti, senza troppi sofismi, siete contro gli studenti!”. Sintomatico l’atteggiamento dell’ex-vicedirettore del CPC, Edo Pellegrini, dirigente dell’Unione Democratica Federale (UDF), un piccolo partito ultra-religioso vicino alle posizioni della destra nazionalista svizzera, che aveva preso posizione di sostegno alle rivendicazioni studentesche, ma non appena l’idea dello sciopero e della presenza del sindacato aveva preso piede, ha iniziato a calmare le acque: “in democrazia le decisioni vanno prese in modo, appunto, democratico e non su Facebook” sostiene il professore, ben sapendo che nella sua scuola l’assemblea studentesca avviene fuori orario scolastico, riunisce ben pochi allievi ed è priva di potere decisionale. Immediata la reazione dei sindacalisti studenteschi del SISA che così hanno replicato: “se nelle scuole ticinesi vigesse realmente una democrazia gli allievi avrebbero diritto di esporre le proprie idee anche attraverso un sciopero se lo ritengono necessario. Se in passato il movimento studentesco avesse sempre dato retta a quella che Pellegrini chiama ‘democrazia’ avremmo già perso tanti di quei diritti che solamente la mobilitazione, dunque lo sciopero, ci ha permesso di salvare. Nella sua ‘democrazia’, ad esempio, gli allievi scioperanti vengono trattati in maniera discriminatoria. In un CPC non devono provare ad alzare la testa, altrimenti li si ricatta subito con note in condotta, con annullamento delle gite di classe e con altro ancora, mentre i liceali hanno libertà di scioperare – com’è giusto che sia. Se gli studenti del CPC non ritengono sufficiente lo strumento dell’assemblea studentesca si facciano qualche domanda i dirigenti della scuola: che i loro mezzi finto-democratici e corporativi per far credere agli studenti che verrano ascoltati non li soddisfino più è comprensibile!”

La politica inizia a muoversi

Anche la politica si sta muovendo: dopo un primo interessamento per la questione di alcuni deputati di Lega e UDC, informati della situazione probabilmente da alcuni insegnanti dell’istituto, per i comunisti – i primi nel diramare la loro solidarietà agli scioperanti – ha parlato Massimiliano Ay, ex-coordinatore del sindacato studentesco ticinese fino al 2007 e attualmente segretario politico del Partito Comunista, che si schiera con i giovani: “Il problema dell’edilizia scolastica è reale e i soldi per la scuola pubblica stranamente scarseggiano sempre (mentre per altri progetti non mancano mai). Credo che la presenza di Bertoli a scuola sia stato un primo segnale nella giusta direzione, gli studenti non devono però fermarsi proprio ora, al contrario occorre insistere, costruire un rapporto di forza, per far sì che la classe politica si impegni sul serio e in tempi brevi a favore di una qualità di vita nella scuola. Esprimo quindi piena solidarietà allo sciopero e mi auguro che il consigliere di stato socialista intervenga al fianco degli allievi che chiedono una scuola pubblica migliore!”. Ma lo sciopero, chiediamo, non è un’arma un po’ esagerata in Svizzera? Ay non concorda: “Lo sciopero è uno strumento pacifico e democratico che ancora recentemente ha permesso di salvare i posti di lavoro alle Officine di Bellinzona e che ha permesso di salvare le borse di studio ai liceali, sono quindi certo che sarà utile anche agli studenti del CPC se sapranno organizzarsi nel sindacato studentesco e se resteranno uniti senza rassegnarsi”. E aggiunge palesemente irato: “ho saputo che ci sono docenti che raccontano frottole agli studenti per impedire che protestino: chi dice che lo sciopero è vietato è un ignorante, non un insegnante!” taglia corto Ay.

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