Dibattito sui sindacati fra i comunisti ticinesi: a netta maggioranza si impone la linea unitaria

Leonardo Schmid
Leonardo Schmid

Il sindacalista di UNIA (e membro dimissionario del Comitato Cantonale del Partito Comunista) Leonardo Schmid ha contestato la Direzione del Partito Comunista in occasione dell’ultimo Congresso: essa non favorirebbe, a suo dire, un profilo adeguato sulla classe operaia. Per questo Schmid chiedeva formalmente che si promuovesse a breve un “Fronte sindacale di classe”, una sorta di corrente “rivoluzionaria” all’interno dei sindacati che operasse contro la linea dei suoi capi e che di fatto fosse aperta al Collettivo Scintilla, un gruppo dell’estrema sinistra anarchica presente in UNIA. Una proposta accolta molto tiepidamente dai compagni presenti, che al momento della conta ha trovato solo una manciata di voti favorevoli.

Unità, non frazionismo

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Simone Romeo

Simone Romeo, a nome del Comitato Cantonale del Partito, aveva già all’inizio frenato gli entusiasmi di Schmid, accusandolo anzi di avventurismo. Romeo aveva chiarito che i comunisti non vedono oggi in Ticino un sindacato che sia davvero contrario alla “pace del lavoro”, ma che nell’attuale contesto era escluso che il PC promuovesse un nuovo sindacato di classe, proprio perché il sindacato deve essere il più unitario e di massa possibile. Nella relazione si è detto però anche parzialmente chiuso, temporaneamente, all’ipotesi di costruire una corrente comunista in seno alle federazioni dell’Unione Sindacale Svizzera: “non abbiamo alcuna intenzione di fare del velleitarismo nei sindacati per creare strutture autoreferenziali” ha chiosato il giovane consigliere comunale di Locarno che, indirettamente rivolto a Schmid, ha voluto “smentire chi afferma oggi in modo strumentale che il Partito non fa niente in ambito sindacale: noi invece agiamo, magari lentamente e in modo cauto, è vero, ma senza scatti avventuristici che non servono a incidere nei rapporti di forza”.

Il legame internazionale

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Massimiliano Ay con George Mavrikos

Anche il segretario Massimiliano Ay ha chiarito durante la discussione che non esiste alcuna volontà da parte del Partito Comunista di organizzare attività frazioniste all’interno dei sindacati. Ay ha spiegato che durante l’estate si è incontrato con George Mavrikos, segretario generale della Federazione Sindacale Mondiale (FSM), l’internazionale dei sindacati di lotta e di classe a cui aderisce, fra gli altri, anche il sindacato comunista greco PAME, il sindacato di base italiano USB, il sindacato ticinese SISA e la centrale sindacale cubana CTC, e con lui si è stabilito di iniziare a costruire una presenza stabile della FSM in Svizzera con l’aiuto del Partito Comunista e iniziare a fungere da rete fra i sindacalisti interessati. Era presente fra gli altri, ad avvalorare questa linea, anche Esteban Munoz, uno degli animatori dell’Antenna Svizzera della FSM, operativa soprattutto presso l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, l’agenzia dell’ONU sui diritti sindacali. Schmid non ha ottenuto l’appoggio nemmeno di Davide Rossi, militante con una lunga esperienza nel sindacalismo di base italiano, secondo il quale la strategia sindacale va affrontata semmai in un’assemblea di Partito appositamente convocata, che vagli bene tutte le ipotesi, senza prendere affrettate decisioni funzionali solo agli interessi individuali di un sindacalista.

Potere …proletario?

Il sindacalista di UNIA pretendeva inoltre che i delegati approvassero la tesi secondo cui il Partito deve impegnarsi di più per raggiungere  “i principi fondamentali del socialismo” che sarebbero “l’instaurazione della dittatura del proletariato” nonché “la pianificazione centralizzata dell’economia”. Il Congresso ha però rigettato a stragrande maggioranza queste proposte ritenute estremiste e prive del benché minimo legame con la realtà della classe lavoratrice. Risulta perlomeno strano che sia un funzionario sindacale a perorare questi concetti.

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