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Il governo libico bombarda i civili nostalgici di Gheddafi: alle porte di Tripoli innalzata la bandiera della Rivoluzione Verde.

Con l’assassinio di Muammar Gheddafi, storico leader della “Jamahiria Araba di Libia Popolare e Socialista”, il paese sorto dalla Rivoluzione Verde del 1969, emancipandosi dalla monarchia tirannica di Re Idris, la Libia è tornata ad essere una semi-colonia occidentale in preda ad una sanguinosissima guerra civile.

Deposto dopo una controrivoluzione islamista fomentata dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea appoggiata da un lungo bombardamento della NATO, il governo di ispirazione socialista di Gheddafi è stato abolito e sostituito da un regime fantoccio con simpatie islamiste e con tendenze fasciste, teleguidato dall’estero. Gli ampi diritti sociali che erano garantiti alle famiglie, ai lavoratori e agli studenti ai tempi della Jamahiria sono ormai stati cancellati e le multinazionali occidentali hanno oggi campo libero nel depredare il territorio libico ricco di risorse naturali ed energetiche.

ll nostro interlocutore
ll nostro interlocutore Nuri Ahusain

Il socialismo libico è caduto, ma la resistenza del popolo contro il regime imposto dalla NATO non è stata sopita. Ce lo conferma Nuri Ahusain è il responsabile dell’associazione degli studenti libici per la Jamahiria, un’organizzazione di giovani anti-imperialisti che resistono al regime di Tripoli e vorrebbero tornare ad innalzare la bandiera della Rivoluzione che ha guidato la Libia dal 1969 al 2011. Ahusain si trova attualmente in Italia, a Perugia e – contatto da Sinistra.ch – riferisce di drammatiche notizie che arrivano dalla sua città d’origine, Sabha, capitale della grande regione del Fezzan, nel sud della Libia.

“Gli scontri inter-tribali che hanno caratterizzato gli scorsi mesi si sono trasformati in una sollevazione pro-Jamahiria contro i seguaci del governo di Tripoli, arrivato al potere con l’appoggio della NATO, e che ora sta bombardando indiscriminatamente la popolazione civile”. Da un mese infatti “Sabha è l’epicentro di duri scontri fra la tribu dei Tubu e la tribù degli Uggeche”: quest’ultima è legata a figure di spicco della monarchia filo-inglese rovesciata da Gheddafi e dopo la caduta della Jamahiria socialista è tornata ad alzare la testa, riuscendo a portare dalla loro le milizie filo-governative comandate da Swlad Sliman, le quali si sono rese responsabili di gravi violenze contro la popolazione con numerosi omicidi di politici avversari vicini ai partigiani.

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In questo contesto di guerra civile continua – nascosta però dalle televisioni occidentali che stanno in un assordante silenzio – si sta vivendo un fatto nuovo: le tribù contrarie al nuovo regime si sono riunite in unico schieramento che si riconosce nella Jamahiria e nella bandiera nazionale di colore verde che indicava la rivoluzione gheddafiana. In pochi giorni sono cadute sotto il controllo dei partigiani diverse città, fra cui la stessa capitale regionale Sabha. Però “a questo punto sono iniziati bombardamenti indiscriminati da parte di aerei governativi, probabilmente con equipaggi misti, piloti libici e dell’Emirato del Qatar, e forse anche turchi: i bombardamenti hanno colpito Sabha sui quartieri di Al Fath, Grad e Al Nastri, e città come Al Mancia”, ci spiega Ahusain, che lamenta la totale assenza della televisione e della stampa internazionale che invece “nella guerra contro la Jamahiria innondava il mondo di immagini e notizie a senso unico”. Sotto i bombardamenti sono morte 75 persone ed altre 200 sono rimaste ferite, ma si tratta di cifre che nessun giornalista occidentale ha potuto diramare. Pare anzi, secondo il nostro interlocutore, che in queste ore giungano notizie escono le quali le milizie del regime libico stanno attaccando Sawani bin Adam alle porte di Tripoli dove era stata alzata la bandiera Verde.

Le agenzie d’informazione occidentali, zitte su questi fatti, nelle ultime settimane hanno però rilanciato una notizia sui presunti abusi sessuali compiuti dal defunto Gheddafi. Che strana coincidenza di tempistica…