La sinistra contesta il congresso dei sindacati europei.

Dal 16 al 19 maggio si è svolto ad Atene in Grecia il 12° Congresso della Confederezione Europea dei Sindacati (CES) che ha eletto al suo vertice Ignacio Fernandez Toxo, attualmente segretario generale delle Commissioni Operaie (CCOO) di Spagna, un’organizzazione in passato vicino al Partito Comunista Spagnolo (PCE). Il vertice si è chinato – preoccupato – sulla crisi finanziaria che ha colpito alcuni paesi dell’UE come, appunto, la Grecia. Da notare che il sindacato che più di ogni altro è stato ed è tuttora protagonista indiscusso della lotta sociale e operaia greca, il Fronte dei Lavoratori PAME, non era presente al Congresso. Un’assenza rivelatrice delle profonde divergenze sia di analisi sia strategiche che intercorrono fra le due strutture sindacali. Il PAME, infatti, aderisce alla Federazione Sindacale Mondiale (FSM) e concepisce la sua come una lotta di classe contro il sistema capitalista nel quale le crisi – non solo finanziarie – sono un fenomeno regolare. Analisi del tutto diversa invece presso la CES: per i delegati di quest’ultima, infatti,la crisi è solo finanziaria, superabile con semplici pacchetti di rilancio stabiliti dalla Banca Europea e in nessun modo mette in discussione il sistema economico vigente.

Al Congresso della CES ha preso parte anche una delegazione della frazione della “Sinistra Unita Europea / Sinistra Verde Nordica”, il cosiddetto GUE/NGL, al parlamento europeo, creando però frizioni all’interno di questa stessa coalizione, per nulla unanime sul giudizio da dare alla CES. Gli euro-deputati dell’importante Partito Comunista di Grecia (KKE), per bocca del loro portavoce Georgios Toussas, hanno chiesto – senza successo – al GUE/NGL di boicottare l’evento. Per l’euro-parlamentare greco, quello della CES sarebbe un convegno “dell’aristocrazia operaia”: la CES – ricorda Toussas – “a sostenuto il Trattato di Maastricht, la Strategia di Lisbona e in buona sostanza il Patto per l’Euro per aumentare la competitività del grande capitale”.

Dalla Svizzera abbiamo interpellato su questa vicenda Massimiliano Ay, attuale segretario dei comunisti ticinesi, che fu uno dei delegati di base che nel 2004 – assieme a Sergio Savoia (oggi coordinatore dei Verdi ma allora collega di Ay nella Federazione dei Lavoratori del Commercio dei Trasporti e dell’Alimentazione FCTA che Savoia ha presieduto) – rifiutò di votare a favore della fusione sindacale che avrebbe dato origine a UNIA. “Non votai per UNIA perché sarebbe stata l’ennesima organizzazione ligia alla pace del lavoro e avrebbe ubbidito alla CES” – ci spiega Ay – che continua: “la CES ha un ruolo di accompagnamento delle direttive liberiste dell’Unione Europea, serve ad addolcire la pillola ai lavoratori” A dar ragione ad Ay è – in qualche modo – Emilio Gabaglio, ex-dirigente della CES, che in suo documento all’inizio del nuovo millennio ha scritto come “a differenza dei sindacati nazionali, l’evoluzione della CES non nasce dalla lotta di classe”: la CES – secondo Gabaglio – “accetta di partecipare all’espansione e alla banalizzazione del lavoro a tempo parziale, ad accompagnare in qualche modo l’adattabilità e la flessibilità”. Di fronte a questa ammissione, che per Gabaglio sono sinonimo di modernità, qual è allora un riferimento di sinistra serio a livello europeo per affrontare i problemi del lavoro: “un’organizzazione sindacale europea di lotta va ancora costruita – spiega Massimiliano Ay – per ora mi pare di poter dire che l’Ufficio Europeo della Federazione Sindacale Mondiale che ha pure una sede a Ginevra stia lavorando bene”.

In Svizzera tutti i sindacati da quelli vicini ai socialisti come l’Unione Sindacale Svizzera (quell’USS di cui fan parte UNIA, VPOD, SEV, ecc.) a quelli più moderati come i cattolici di Travail.Suisse aderiscono alla CES e ne recepiscono le direttive strategiche concernenti la pace sociale e il compromesso a favore della costruzione dell’attuale Unione Europea. Sono poche le sigle elvetiche che se ne distanziano:  il sindacato SUD attivo nei servizi pubblici del Canton Vaud, il sindacato FAU attivo in alcune fabbriche nel Canton Berna e il sindacato IGA attivo nel Canton Basilea fra i migranti. Quello che caratterizza queste organizzazioni è la loro vicinanza a movimenti fortemente ideologizzati di carattere anarchico che impedisce loro di costruire delle alternative che sappiano costruire concreti rapporti di forza. Due altre organizzazione si pongono al di fuori della USS e quindi della CES su territorio elvetico: a Nyon c’è “L’Autre Syndicat” e in Ticino (con sezioni a Berna e in Romandia) il SISA che unisce giovani operai, apprendisti e studenti. Proprio di recente una delegazione di quest’ultimo sindacato, guidata dal coordinatore Janosch Schnider, si era recata ad Atene, ma per un’altro congresso, il 16° della Federazione Sindacale Mondiale (FSM) cui aderiscono oltre al SISA, anche il PAME greco, la CTC cubana, l’USB italiana, e altri sindacati di tradizione combattiva.

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    quadroni ha detto:

    I comunisti che sono così giovani dovrebbero prendere l’iniziativa per fondare un sindacato nuovo, onesto che non usi i lavoratori per i propri fini di potere e che se ne stia fuori da queste beghe europee.

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