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I comunisti portoghesi denunciano la natura classista dell’UE

Il Comitato Centrale del Partito Comunista Portoghese (PCP) si è riunito il 16 maggio 2020, per discutere della delicata situazione di crisi sanitaria e socioeconomica che il Portogallo e altri paesi stanno affrontando, a causa dell’evoluzione della pandemia da Covid-19, e del rafforzamento dell’organizzazione e attività del Partito. Tra le varie questioni affrontate nella riunione, un aspetto importante ha riguardato l’analisi della risposta europea a questi tempi di crisi. Per i comunisti portoghesi è chiaro, come peraltro da sempre denunciato, che questa è l’ennesima occasione in cui l’Unione Europea (UE) ha rivelato completamente la propria natura di classe.

In primo luogo, l’UE non è stata capace di proporre le misure adeguate per andare incontro alle necessità dei suoi cittadini, anteponendo invece agli interessi delle popolazioni, quelli delle principali potenze e dei maggiori gruppi economici e finanziari. Non solo, ma per i comunisti portoghesi, l’UE sta spingendo i Paesi già fragili dal punto di vista del debito pubblico, verso una spirale ascendente di ulteriori debiti e dunque di politiche che aggraveranno i diritti e le condizioni di vita dei cittadini europei. Il fatto che gli strumenti principali della sua politica neo-liberale siano stati sospesi o rivalutati, come nel caso del Patto di Stabilità, non deve ingannare l’opinione pubblica, in quanto le misure annunciate aggraveranno ulteriormente le diseguaglianze sociali e le relazioni di dipendenza tra le nazioni. In secondo luogo, considerato il pacchetto complessivo di aiuti stabilito dall’Unione Europea, per il PCP questo è insufficiente per proteggere realmente i lavoratori e le classi meno ambienti, giacché corrisponderebbe in realtà solamente agli interessi del grande capitale trans-nazionale e dei paesi più potenti dell’Unione.

La conclusione dei comunisti portoghesi è che, oggi più che mai, la realtà dimostra la necessità di rafforzare la lotta unitaria contro l’UE neo-liberale, militarista e federalista, in favore di un’Europa basata sulla cooperazione tra Stati sovrani, sugli stessi diritti sociali per tutti, nonché sul progresso e la pace. In poche parole, per il PCP, c’è bisogno di un’Europa dei lavoratori e non delle élite.

Stefano Araujo

Stefano Araujo, classe 1993, ha conseguito il diploma di master in scienze politiche presso l'Università di Ginevra. Attualmente lavora come assistente presso il Global Studies Institute della stessa università. E' membro del Comitato Centrale del Partito Comunista (Svizzera).