In occasione della 108a conferenza internazionale del lavoro, svoltasi a Ginevra dal 10 al 21 giugno 2019, hanno avuto luogo numerosi eventi per celebrare il centenario dell’organizzazione internazionale del lavoro (OIL), fondata nel 1919 su indicazione della conferenza di pace di Parigi. Al termine del terribile conflitto che aveva lacerato l’Europa, i disordini politici e sociali ampiamente diffusi avevano spinto i governi vincitori a intervenire nella regolamentazione dei rapporti di lavoro: così facendo, si volle arginare il pericolo di una diffusione dei moti rivoluzionari che già avevano sovvertito l’ordine costituito in Russia e minacciavano altri paesi europei.
Nonostante tale vocazione contro-rivoluzionaria, l’OIL riuscì ad intervenire con un discreto successo nel campo del diritto del lavoro, nella protezione dei lavoratori e nella tutela dei diritti sindacali. Come ha fatto notare il segretario generale della Federazione Sindacale Mondiale (FSM) George Mavrikos nel suo discorso nell’assemblea plenaria della 108a conferenza, lo scenario internazionale esistente fino al 1990 ha supportato il ruolo dell’OIL, grazie al decisivo contributo dell’Unione sovietica, della Repubblica popolare cinese e di molti altri paesi socialisti.
Con il collasso del blocco sovietico, la situazione è però drasticamente mutata: l’OIL ha cessato di essere un’istituzione posta a difesa dei lavoratori, come dimostra d’altronde l’accresciuto interesse del mondo padronale verso questo ente (fino ad allora criticato e disertato dagli imprenditori). Secondo Mavrikos, “la speranza risiede nelle nostre lotte”: il movimento sindacale di lotta deve riorganizzarsi e rafforzarsi affinché il rapporto di forza attualmente sfavorevole cessi di essere tale.
Per questa ragione, la Federazione Sindacale Mondiale ha organizzato vari eventi collaterali a fianco dei lavori della 108a conferenza, a cui hanno partecipato sindacaliste e sindacalisti provenienti da tutto il mondo. In rappresentanza della Svizzera, era presente una delegazione composta da rappresentanti del Partito Comunista svizzero, della Gioventù Comunista Svizzera e del Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA).
Il 19 giugno ha avuto luogo una seduta informale del consiglio presidenziale della FSM, aperto a tutti i membri e gli amici della federazione. Nella sua relazione introduttiva, il segretario generale ha aggiornato i presenti sulle ultime attività svolte dagli organi dirigenti, orientate in particolare al rafforzamento della lotta anti-imperialista, al potenziamento delle sinergie regionali tra le diverse sigle sindacali e all’aumento dei membri affiliati. La tendenza in questo senso sembra essere molto incoraggiante: la FSM continua a crescere, grazie a nuove adesioni provenienti da ogni parte del mondo, al punto che per Mavrikos l’obiettivo in vista dell’anniversario dei 75 anni della federazione (che avrà luogo nel 2020) deve essere la soglia dei 100 milioni di membri.
Se la FSM prosegue nella sua crescita e nel suo consolidamento, il contesto internazionale emerso dall’assemblea rimane però estremamente negativo: i diritti dei lavoratori sono duramente rimessi in discussione dalle offensive imperialiste che provocano morte, povertà e distruzione in numerosi paesi del mondo (Cuba, Venezuela, Iran, Siria, ecc.). I diritti sindacali vengono d’altra parte brutalmente negati in varie aree del globo: nella sola Colombia, ad esempio, sono stati uccisi oltre 600 sindacalisti negli ultimi tre anni, senza che il governo abbia ancora preso dei provvedimenti!
Il giorno successivo si è svolta una conferenza dal titolo “Gioventù e sindacati”, durante la quale i delegati hanno affrontato la questione del rapporto fra giovani e organizzazioni sindacali, da tempo prioritaria nell’agenda della FSM. Come ha ricordato nella sua relazione il coordinatore del comitato giovanile della federazione Emil Olsen , i giovani lavoratori sono fra le principali vittime delle aggressioni imperialiste (che li costringono ad emigrare verso i paesi occidentali) e delle riconfigurazioni del sistema produttivo globale (che spesso creano precariato, disoccupazione e povertà).
La sindacalizzazione dei giovani lavoratori e il ringiovanimento delle strutture sindacali vengono quindi considerati quali ambiti strategici per il rafforzamento della FSM: secondo Olsen, i giovani sono “il futuro, la speranza e la freschezza dei sindacati e delle loro lotte”. Già il 17° congresso della FSM, svoltosi a Durban nel 2016, aveva formulato delle raccomandazioni in tal senso, che stanno ora dando i primi frutti: i sindacati affiliati alla FSM lavorano per accrescere il numero di giovani sindacalisti tra le proprie fila, mentre gli organi centrali della federazione coordinano e producono varie attività di formazione e di analisi a livello internazionale. Già nel 2017 si era svolto a Roma il primo congresso dei giovani lavoratori della FSM, in occasione del quale fu eletto il comitato giovanile della federazione, che si occupa di coordinare ed organizzare varie iniziative comuni, volte a collegare le lotte dei vari paesi e ad elaborare delle analisi relative al lavoro giovanile.
In questa due giorni ginevrina, la FSM ha dunque dimostrato tutta la propria energia e il proprio slancio, decisamente in contrasto con l’immagine, diffusa da alcuni, di una federazione stanca e ferma a vecchi schemi ideologici. Il suo impegno nel rafforzamento del movimento sindacale e nella costruzione di un mondo non più fondato sullo sfruttamento è ben chiaro e visibile, in particolare nei paesi emergenti dove la FSM si sta affermando con sempre maggior successo: una diffusione strategicamente cruciale, poiché è in questi paesi che si giocherà (e si sta già giocando) la partita geopolitica che definirà i destini del mondo, battaglia nella quale occorrerà più che mai unire i numerosi popoli oppressi sotto la bandiera dell’anti-imperialismo e della pace.