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Le telecomunicazioni dell’esercito svizzero in mano a Israele?

Il Dipartimento federale della difesa della Confederazione Svizzera ha annunciato che, nell’ambito del programma d’armamento 2020 che sarà sottoposto al voto del Parlamento prossimamente, vi sarà anche una voce per l’acquisto dei nuovi apparecchi per le telecomunicazioni. Tali apparecchi non saranno però forniti da un’azienda svizzera, ma si andranno ad acquistare all’estero, e più precisamente dalla società israeliana Elbit Systems.

La notizia ha fatto reagire il Partito Comunista, da sempre una delle voci più critiche verso le continue ingerenze sioniste in territorio svizzero. Stiamo parlando infatti di una ditta di tecnologia militare specializzata in droni e sistemi di spionaggio con sede ad Haifa e che, fin dalla sua fondazione negli anni ’60, secondo la nota stampa inviata dal Partito Comunista alle redazioni, “dispone di stretti legami con il Ministero della difesa del regime sionista di Tel Aviv”. Tale legame sarebbe evidenziato anche dal fatto che “i fondi pensione di Norvegia e Danimarca abbiano già voluto disinvestire nella Elbit Systems, soprattutto a causa della sua implicazione nella costruzione della barriera di separazione israeliana, giudicata contraria al diritto internazionale anche dall’ONU”.

In pratica non solo le forze armate rossocrociate dovranno ricorrere all’estero per rifornirsi di radio mobili e di cuffie con microfoni, “ma per di più ci vincoliamo pure a produttori legati alla criminale occupazione della Palestina” lamentano i comunisti svizzeri che se la prendono con i vertici delle forze armate “pieni zeppi di presunti nazionalisti” ma che hanno rifiutato l’offerta di un’azienda locale “per dare l’appalto al regime sionista, guerrafondaio e razzista, che oltre a massacrare il popolo palestinese sta contribuendo a destabilizzare l’intero Medio Oriente con conseguenti flussi migratori in Svizzera ed Europa”.

Il Partito Comunista ribadisce “che i preoccupanti costanti avvicinamenti fra Berna e Tel Aviv mettono a repentaglio la nostra neutralità e gli sforzi della Svizzera in materia di promozione della pace”. Invece di dare priorità al mercato interno o di diversificare i partner commerciali, i comunisti ritengono il vincolo creatosi da anni fra le forze armate svizzere e la tecnologia militare israeliana “un problema di indipendenza” che “dunque indebolisce la nostra stessa sicurezza nazionale”. Ricordiamo infatti che Berna si era pure dotata di droni di produzione sionista.