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Essere anarchici e pure imperialisti: la nuova dottrina dello YPG in Siria!

La Siria baathista è storicamente una nazione amica dei popoli curdo e palestinese. Lo stesso PKK nacque definendosi una organizzazione marxista-leninista e nemica degli Usa, ciononostante entrò in contrasto coi marxisti turchi introducendo, sulla scia del maoista Ibrahim Kaypakkaya, il separatismo curdo. Il generale Hafez al Assad accolse i suoi guerriglieri impartendogli, insieme ai combattenti palestinesi del FPLP Commando-Generale (di Ahmed Jibril), addestramento e preziose istruzioni militari. Il tutto si sarebbe rivelato vano: i separatisti curdi abbracciarono una sorta di sionismo inedito definendo federalismo democratico la vecchia dottrina reazionaria sul (falso) socialismo dei kibbutz. Un vero e proprio tradimento.

La situazione scivolò verso destra dopo l’arresto di Öcalan ed il suo radicale mutamento di strategia: dal marxismo-leninismo, almeno a parole, pieno di ambiguità ed anti-sovietico (cosa molto grave) al ‘’municipalismo libertario’’ dichiaratamente anti-comunista. Il nemico – per Öcalan – non erano più l’imperialismo o il fascismo imposto ai paesi e ai popoli colonializzati ma lo “Stato” in quanto tale; l’analisi della struttura economica scomparve dagli scritti del vecchio leader. Una confusione teorica difficile da spiegare se non con una ipotesi: Öcalan ha stretto un accordo con gli Usa?

La domanda, arrivati a questo punto, deve essere posta. Il generale kemalista Ilker Basbug, ha dichiarato che, secondo lui, Stati Uniti e Israele hanno arrestato nel 1999 Abdullah Öcalan per prendere il controllo del PKK. La Rete Voltaire riporta delle notizie interessanti: “I dirigenti del PKK furono spostati dalla Siria in Danimarca, dove rimasero fino al 2010. Nel 2013 ricomparvero nel nord della Siria, in territorio occupato dagli Stati Uniti”; “Negli ultimi anni il PKK ha abbandonato la dottrina marxista-leninista per aderire all’ideologia anarchica dello statunitense Murray Bookchin. L’organizzazione di estrema sinistra è così diventata di destra e collabora con la NATO’’ (1). Gli anarchici, per l’ennesima volta, si configurano in quanto arma delle borghesie imperialistiche contro il socialismo reale, cosa compresa da diversi leader sovietici come Lenin e Bucharin. La storia si ripete, due o più volte; tragedia e farsa diventano – inevitabilmente – facce della stessa medaglia.

Oggi i curdi partecipano attivamente al tentativo sion-imperialistico di balcanizzare la Siria. In che modo l’imperialismo Usa ha agito? Ce lo spiega il giornalista Thierry Meyssan: “Come ha irreggimentato decine di migliaia di giovani mussulmani occidentali per farne degli islamisti, così la CIA ha iniziato a reclutare anarchici europei per formare Brigate Internazionali, sul modello di quelle che nel 1936 si batterono a Barcellona contro i fascisti. Il Battaglione Antifascista Internazionalista (Europa centrale), la Brigata Bob Crow (Inghilterra e Irlanda), la Brigata Henri Krasucki (Francia), le Forze Internazionali e Rivoluzionarie di Guerriglia del Popolo (Americhe), l’Unione Rivoluzionaria per la Solidarietà Internazionale (Grecia), l’Unità del Partito marxista-leninista (Spagna), tutti i gruppuscoli turchi pro-USA (DK, DKP, MLSPB-DC, PDKÖ, SI, TDP, TKEP/L, TKPML), per citare i più in vista, sono truppe supplementari dello YPG/NATO” (2).

I giovani anarchici, al pari dei ‘’jihadisti’’, sono stati reclutati nelle carceri, si tratta, per lo più, di sbandati già schedati da diverso tempo dai servizi di intelligence. Le conseguenze di questa operazione di ‘’guerra psicologica’’ sono enormi. Il piede di porco, questa volta, qual è: semplice, i giovani sbandati delle periferie occidentali, indottrinati all’apologia del caos. Una vera catastrofe.

I media di regime hanno esaltato la presenza delle donne fra i combattenti curdi ma la verità e diversa: le donne sono ben poche, pochissime, nonostante l’immagine della bella guerrigliera curda sia entrato nell’immaginario collettivo degli attivisti eurocentrici e delle opinioni pubbliche europee. L’esercito arabo siriano, al contrario, è composto anche da battaglioni interamente femminili. Perché occultare questa verità? Il motivo è facilmente immaginabile. L’ideologia dell’YPG è un vero ibrido privo di qualsiasi significato politico, i fatti – come diceva Lenin – hanno la testa dura.

Nel “Rojava” combatte – secondo la stampa europea – il primo esercito LGBT contro il fascismo “islamico”. Si tratta di una grande mistificazione dato che la Siria baathista, in quanto a laicità e pluralismo, è già uno dei paesi più progrediti della regione. Chi sono questi “gay” della NATO? Il The Queer Insurrection and Liberation Army è un movimento anarchico curdo-siriano quindi, tanto per cambiare, “anarcosionista”. Saranno davvero curdo-siriani? Personalmente credo proprio di no. Ripetere fatti già noti a pochi analisti seri servirà ad inquadrare la strumentalità della “questione curda”, ridotta ad una sorta di sionismo dei poveri.

Il giornalista Thierry Meyssan ha messo in dubbio l’autenticità della battaglia di Kobane. Leggiamo: “La battaglia di Aïn al-Arab, in cui si sostiene che giovani siriani, favorevoli al Califfato, si siano opposti a giovani curdi, è costata soprattutto la vita, da una parte e dall’altra, a giovani europei in cerca di un mondo migliore. I Paesi europei si preoccupano del possibile rientro dei giovani jihadisti, ma non s’inquietano per il ritorno dei giovani anarchici, sebbene altrettanto pericolosi. Probabilmente questi ultimi sono più facilmente manipolabili e potrebbero venire riciclati in nuove avventure imperialiste”. Che cosa è realmente successo a Kobane? Si è trattato d’una nuova e più complessa ‘operazione false flag’? Dubitare è legittimo.

Le foto dell’esercito “genderista” curdo-siriano sono un segno dei tempi rispetto alla capacità manipolatrice dell’imperialismo Usa, una vera macchina dello stravolgimento e manipolazione antropologica. Del resto le lobby sioniste occidentali operano la loro censura ( a discapito delle libertà democratiche ) supportate dai movimenti LGBT che, anteponendo i diritti civili alle questioni sociali, contribuiscono ad indebolire il movimento dei lavoratori ed il conflitto sociale. Si tratta di una nuova forma di totalitarismo psicologico con la parvenza della democrazia. Chi ne fa le spese? Chiaro, le Costituzioni antifasciste che si basano sulla idea di comunità sociale e non sull’esaltazione degli egoismi personali (pensiamo, ad esempio, alla pratica dell’utero in affitto).

La “sinistra capitalistica” (Jean Claude Michea) questo non lo capirà mai: ha già tradito e tradirà ancora. Il teatro dell’orrore “anarcogenderista” è una vera festa per l’imperialismo USA; tutti gli attivisti dello svacco – italiani compresi – sono invitati. Porteranno hashish ed eroina? Certamente non toglieranno la bandiera USA, il simbolo del neocolonialismo per eccellenza. D’altronde, ciascuno ha i suoi riferimenti …
Gli anarchici si stanno comportando come Daesh con la differenza che utilizzano la protesi ideologica della ‘’lotta allo Stato’’. Sì, ma a quale Stato? Come gli anarchici degli anni ’30 rivolsero la loro ostilità allo Stato sovietico, quelli del 2017 si scagliano contro la Siria baathista ed i movimenti rivoluzionari islamici. Insomma, gli USA li appoggiano e, dal loro punto di vista, fanno bene. Sono delle vere e proprie quinte colonne.

Stefano Zecchinelli

Stefano Zecchinelli, responsabile esteri presso l'Interferenza.info, è ricercatore indipendente su tematiche inerenti la geopolitica internazionale ed il movimento operaio.