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La nuova geografia del calcio mondiale

Le trentadue finaliste del mondiale russo che si svolgerà da metà giugno alla finale del 15 luglio 2018 ci sono tutte.
La Russia, guidata dall’osseta Stanislav Salamovič Čerčesov, già portiere ai tempi sovietici, cercherà di offrire una prestazione all’altezza di quella che ci si aspetta dai padroni di casa, mentre già si moltiplicano le battute sui due uomini in più, i tifosi sugli spalti e il generalissimo Iosif Stalin, le cui immagini con la maglietta della nazionale impazzano in rete. Il presidente Vladimir Putin nell’ospitare il mondiale garantisce che sarà organizzato con la perfezione e le competenze di una grande nazione quale è la Russia. Il clima caldo, ma non proibitivo, permetterà alle 32 squadre qualificatesi di potersi esprimere al meglio. Non ci saranno gli Stati Uniti, per la prima volta dal 1990, evitando complicazioni politiche che sarebbero certo state fomentate dai liberal a stelle e strisce, nemici del multipolarismo e pronti a chiedere, come qualcuno di loro già ventilava, il boicottaggio in caso qualificazione. Mancheranno pure la Cina e l’India, che si candidano a ospitare le edizioni del 2026 e 2030, così come la Palestina, l’Uzbekistan e la Giordania che più ancora che in passato, hanno sfiorato la qualificazione. L’Australia ritorna per la quarta volta consecutiva, dopo aver eliminato prima la Siria e poi l’Honduras in un doppio spareggio. La Siria non ha potuto giocare nessuna partita in casa, eppure ha lottano in campo come i militari dell’esercito regolare siriano contro i terroristi, per dare una speranza ai propri concittadini provati da anni di guerra. Non ci sarà neppure il Cile, vincitore delle due ultime edizioni della Coppa America, superato dal Perù che poi ha regolato lo spareggio con un 2 a 0 a Lima i neozelandesi, tornando al mondiale dopo l’ultima apparizione nel 1982.

Svizzera e Irlanda del Nord

Dall’Africa arriva l’Egitto, spesso dominatore della Coppa continentale, ma raramente ai mondiali e assente da Italia ‘90, insieme al Marocco, di ritorno dopo vent’anni, alla Tunisia, al Senegal e alla Nigeria, la sola presente anche all’ultimo mondiale brasiliano. Rimaste a casa le squadre subsahariane, Costa d’Avorio, Ghana e Camerun, che tanta parte hanno avuto nelle ultime edizioni e con loro le nazionali emergenti di Repubblica Democratica del Congo e Burkina Faso.
Ci sarà come sempre il Messico, conferme dall’Asia con Iran e Arabia Saudita, che ci si augura non giochino l’una contro l’altra, viste le molte guerre che l’integralismo di matrice wahabita sta scatenando contro gli sciiti in Medioriente, ugualmente tornano Giappone e Sudcorea, mancata invece di poco la qualificazione per la Corea Popolare.
Brasile, Argentina, Uruguay e Costa Rica sono le certezze dell’America Latina, con loro anche i “cafeteros” della Colombia pronti a ripetere la brillante prestazione dell’ultima edizione. Sarà la prima volta di Panama, che ha rimandato a casa gli statunitensi e dell’Islanda, già apprezzata agli europei francesi di due anni fa e decisa a ripetersi, al contrario di Galles e Albania eliminate. Dai Balcani arriveranno Croazia e Serbia, le maggiori eredi della scuola jugoslava e anche in questo caso è vivo auspicio che non si incontrino sul terreno di gioco per le crescenti tensioni politiche che le contrappongono. Si confermano due nazionali giovani e battagliere come Belgio e Svizzera, che avanzano il desiderio di essere protagoniste. Falliscono la qualificazione i cechi, gli olandesi, così come le due Irlande, eliminate agli spareggi. Qualificate come sempre la Germania, chiamata a difendere il titolo vinto quattro anni fa in Brasile, l’Inghilterra, la Spagna, la Francia e i campioni europei del Portogallo. Torna la Polonia e dalla Scandinavia attraversano il mar Baltico Danimarca e Svezia. Proprio gli svedesi sono stati protagonisti di un avvenimento storico la cui notizia, bollata come “apocalisse”, “baratro” e “disastro” ha fatto il giro del mondo, ovvero l’eliminazione dell’Italia, assente per la seconda volta dopo sessant’anni. Allora era il 1958, i grandi Schiaffino e Ghiggia, vestiti d’azzurro, non han potuto salvare l’Italia del tecnico Foni dal pantano di Belfast, in cui le rudi scarpate nordirlandesi han ridimensionato il calcio del Boom economico, questa volta le sconclusionate e stralunate scelte di schemi e di uomini dell’allenatore Ventura hanno ottenuto come risultato quello di portare l’Italia a scomparire dalla carta del calcio mondiale, come ha rimarcato con tragica e veritiera ironia “L’Équipe”.
Tutto questo son state soltanto le qualificazioni, certo sempre importanti. Il mondiale vero inizia il 14 giugno 2018, aperto dai padroni di casa, l’avversario lo si conoscerà il 1° dicembre, dopo il sorteggio al Cremlino.

Davide Rossi

Davide Rossi, di formazione storico, è insegnante e giornalista. A Milano dirige il Centro Studi “Anna Seghers” ed è membro della Foreign Press Association Milan.