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Colpo di stato in Zimbabwe. Robert Mugabe sotto tutela dell’esercito.

Nel 1984, ancora pochi anni fa, il colonialismo più brutale e razzista era praticato dai bianchi in Rhodesia, un’indipendenza fittizia era stata dichiarata anni prima senza alcuna efficacia e quando li movimento dei neri, fratello di quello della Namibia e di quello del Sudafrica prende il potere, Robert Mugabe che li guida ha difficoltà a contenere una secolare rabbia, figlia di soprusi, violenze e morte perpetrate dai bianchi con brutalità secolare.

L’esercito presidia la TV e la residenza presideziale

Il marxismo orienta il nuovo governo e con esso la ricerca della giustizia sociale, ovviamente ricambiata dal mondo libero con un embargo che mette in ginocchio l’economia del paese.

Ora lo Zimbabwe pare nelle mani del capo di Stato maggiore dell’esercito Constantin Chiwenga, nella capitale Harare e nelle altre città i carri armati presidiano le strade. I militari, a quanto pare prossimi al dirigente della lotta di Liberazione Emmerson Mnangagwa, entrato in conflitto con il presidente Robert Mugabe, dichiarano di voler difendere la rivoluzione. I prossimi giorni ci diranno se è veramente così.

Mugabe e Mandela, due leader contro colonialismo e razzismo

La cautela è d’obbligo e anche l’Unione Africana ribadisce il suo pieno sostegno alle istituzioni legittime dello Zimbabwe, quelle nate dalla Resistenza e guidate da Mugabe, amico da sempre di Fidel Castro e di Nelson Mandela.

Perché se certamente il potere socialista ha manifestato alcune sclerosi, è fuori di dubbio che il giudizio storico su Mugabe non possa che essere positivo. Mugabe appartiene a quella schiera di grandi dirigenti rivoluzionari che nel Novecento si sono battuti per il loro popolo e per l’uguaglianza tra tutti gli esseri umani.

Davide Rossi

Davide Rossi, di formazione storico, è insegnante e giornalista. A Milano dirige il Centro Studi “Anna Seghers” ed è membro della Foreign Press Association Milan.