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Il comando dell’esercito svizzero vuole far pagare i propri errori al servizio civile!

Dopo che il Consiglio Nazionale, nella sua maggioranza di destra, in occasione della sessione primaverile delle camere, aveva attaccato pesantemente il diritto dei giovani a prestare servizio civile piuttosto che servizio militare, ora anche il governo federale cede alle pressioni dello Stato Maggiore Generale. La Federazione Svizzera del Servizio Civile CIVIVA, che tutela gli interessi degli obiettori, si è subito detta costernata per la genuflessione del Consiglio Federale alla lobby militarista e ha preannunciato il referendum, in quanto le nuove disposizioni mettono in pericolo l’esistenza stessa del servizio civile, una conquista democratica ottenuta solo nel 1996 dopo oltre vent’anni di lotte e numerosi giovani incarcerati.

Le misure indicate da Berna mirano principalmente a diminuire le domande dei soldati che, dopo aver già svolto l’addestramento di base e non riuscendo più a conciliare la caserma con la propria coscienza, optano per continuare i loro giorni di servizio senza divisa e in istituti utili alla collettività, quali ospedali, case anziani, fattorie agricole, istituti sociali, ecc.

Intruppati e omologati: così il governo vuole le nuove generazioni!

La revisione della Legge sul servizio civile avanzata oggi è convinta che, rendendo la vita difficile ai giovani coscritti, essi si convinceranno a omolgarsi e a obbedire agli ordini dei superiori in caserma, piuttosto che passare al servizio civile sostitutivo, garantendo in questo modo un adeguato numero di militi alle forze armate. E ciò, nonostante numerosi rapporti ufficiali abbiano concluso senza ombra di dubbio che gli effettivi dell’esercito non sono affatto minacciati dal numero crescente di civilisti. CIVIVA a tal proposito commenta che “i difensori dell’esercito preferiscono una volta di più concentrarsi ad attaccare i civilisti, piuttosto che cercare delle soluzioni ai loro problemi interni”, aspetto di cui avevamo parlato anche noi in questo articolo: leggi.

Immagine tratta dal sito del Partito Comunista

La consigliera nazionale dei Verdi Lisa Mazzone è durissima: “è un attacco in piena regola contro il diritto fondamentale all’obiezione di coscienza”. Sulla stessa linea anche il granconsigliere ticinese Massimiliano Ay del Partito Comunista (PC) che lancia un appello: “è una mossa vergognosa, ma che deve far riflettere i giovani: conviene passare subito dopo il reclutamento al servizio civile e non attendere di ricevere l’ordine di marcia per la scuola reclute!”.

Ha preso posizione anche il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) coordinato da Zeno Casella: “Non passa giorno senza che ne salti fuori una nuova: le autorità federali, in barba agli interessi dei giovani, si ostinano a voler ridurre ogni spazio di obiezione di coscienza e di reale alternativa al servizio militare. Tutto ciò è inaccettabile: la possibilità di prestare servizio civile è un diritto che va tutelato e, anzi, che andrebbe ampliato piuttosto che picconato alla base in questo modo!”. Indignati sono pure il Movimento Svizzero per la Pace (MSP) guidato in Ticino da Stefano Araujo e il presidente del Consiglio Svizzero della Pace, Rudi Tobler.