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I comunisti iracheni: “i curdi in Irak non sono più soggetti a persecuzioni nazionali”

Il Partito Comunista della Sinistra Irachena ha diramato nei giorni scorsi un lungo documento in cui spiega perché rifiuta di riconoscere l’esito del referendum per l’indipendenza del “Kurdistan” e attacca duramente i secessionisti guidati dal filo-sionista Massud Barzani. Questi starebbero tradendo gli interessi del proprio stesso popolo e sarebbero collaborazionisti del regime sionista di Israele.

Ali Hussein, esponente di spicco del Partito iracheno afferma che l’etnia curda nel suo Paese dispone oggi della piena libertà di parlare la propria lingua, di un’autonomia territoriale, nonché di una quota del bilancio finanziario dello Stato. Se in passato il separatismo curdo era sostenuto a causa delle persecuzioni, oggi questa situazione non esiste più, spiega Hussein. Egli denuncia piuttosto la deportazione forzata degli arabi da Erbil e da altre città irachene e l’arrivo di curdi-iraniani per rimpolpare le fila del “Kurdistan”, così come i privilegi concessi alle autorità separatiste nelle relazioni internazionali.

Ali Hussein, dirigente comunista in Irak

Rivolgendosi ai partiti di sinistra europei che si schierano per la balcanizzazione dell’Irak citando il diritto all’autodeterminazione dei popoli, il Partito Comunista della Sinistra Irachena spiega che il marxismo-leninismo non consideri tale concetto un dogma sempre valido: esso va infatti declinato in base al contesto politico. I curdi iracheni si sono “alleati alle forze reazionarie islamiche” legate agli occupanti statunitensi e si sono posti contro la sinistra irachena. Il separatismo etnico ha messo in pericolo “l’approvvigionamento dei servizi alla popolazione civile” e sta portando il paese a “un disastro sociale e politico”, poiché hanno pure autorizzato l’esercito statunitense a “stabilire delle basi militari per diventare un focolaio di aggressione contro i popoli della regione, e che trasforma il Kurdistan in una brutta copia dell’entità sionista”.

“I curdi nel nostro Paese non sono più soggetti a persecuzioni nazionali” affermano i comunisti iracheni. Quanto sta accadendo ora, e cioè il tentativo di rendere la secessione un atto eroico, “in realtà promuove la tirannia”. Il Partito Comunista della Sinistra Irachena ritiene al contrario che vi sarebbe oggi l’occasione storica in cui tutte le etnie del paese potrebbero collaborare per creare una Repubblica dell’Irak unita, pluri-nazionale, socialmente egualitaria. Ali Hussein conclude ricordando che il comunismo non lavora per le piccole patrie.