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Fare servizio militare può aiutare a trovare un posto di lavoro? L’opportunismo non aiuta…

Per generazioni in Svizzera essere quadro dirigente in un’azienda andava di pari passo con l’essere quadro nelle forze armate. Una situazione, questa, descritta polemicamente anche dallo scrittore Max Frisch nel suo “Libretto di servizio”. Con la perdita però di consensi cui deve far fronte l’esercito e con le mutate esigenze economiche delle imprese poste in concorrenza con l’estero, la situazione sta mutando.

frisch_buchleinCertamente la selezione di classe che impedisce a determinate fasce sociali e politiche di coscritti di accedere ai posti di comando reale nell’esercito non è affatto cambiata. Certamente l’essere graduato (accanto alla giusta tessera di partito e alle giuste raccomandazioni) può facilitare lo spirito carrierista degli opportunisti, purché si sia già ben avviati a livello di famiglia e di conoscenze prima di indossare la divisa. E’ indubbio però che il legame d’oro fra milizia e posto di lavoro si sta affievolendo rispetto a un tempo.

Ad ammetterlo è pure il portale informativo Swissinfo che scrive: “molte aziende dislocate in Svizzera non apprezzano di dover regolarmente rinunciare per settimane o mesi a diversi impiegati, chiamati a prestare servizio militare. Il fenomeno ha assunto dimensioni tali da spingere l’esercito a lanciare una strategia di seduzione per convincere i quadri delle imprese straniere dei vantaggi di una formazione in seno alle forze armate”. Ma la situazione non sembra evolvere nel senso sperato, tanto è vero che ancora di recente la richiesta di essere ‘militesenti’ appariva sul bando di concorso per un posto di lavoro finito in cronaca.

Tutto questo, evidentemente, innervosisce lo Stato Maggiore Generale grigioverde che in trent’anni ha visto non solo aumentare di un terzo l’inabilità al servizio militare fra i giovani, ma anche molti di essi dichiararsi obiettori di coscienza per accedere così al servizio civile sostitutivo, un modo, fra l’altro, per accrescere le proprie esperienze professionali in vari ambiti di lavoro senza pagare la tassa d’esenzione.

Se un tempo si diceva che la coscrizione instillava il senso di ubbidienza al lavoratore subalterno e l’esperienza di comando al vertice aziendale, ora queste caratteristiche si possono acquisire attraverso formazioni specifiche, appositamente pensate per il mondo economico, senza appaltare nulla alle accademie militari.

esercitoPeter Richner, vicedirettore del Laboratorio federale di prova dei materiali e di ricerca (Empa), intervistato sempre da Swissinfo, ammette tranquillamente che benché non si penalizzino i coscritti, i candidati che non prestano servizio militare possono godere di vantaggi: “cos’è più importante per una carriera scientifica? Tre anni trascorsi nell’esercito o tre anni passati a studiare presso istituti scientifici di fama internazionale?” si chiede Richner, che continua: “gli scienziati si sviluppano in un ambiente diverso rispetto a quello militare. Un ambiente meno rigido e strutturato, che favorisce il libero pensiero, l’abbattimento delle barriere e il passaggio da un lavoro di gruppo ad attività indipendente, a seconda delle occasioni”.

Una situazione questa che si ritrova persino nella politica svizzera: il Partito Comunista, ad esempio, considera apertamente un valore aggiunto, nella scelta dei proprio rappresentanti, il fatto che essi non siano legati alle forze armate.

librettoservizioL’esercito svizzero, sempre più oligarchico, si trova in crisi di identità e, come abbiamo spiegato in quest’altro articolo (leggi), cerca di correre ai ripari. Intanto non mancano le iniziative per ostacolare il militarismo borghese: il sindacato studentesco aiuta apertamente i liceali a non farsi incastrare nelle caserme (link), i gruppi pacifisti fanno lobby politica per indebolire l’apparato economico dell’esercito (link), i gruppi nonviolenti spingono per la renitenza alla leva, i gruppi anti-imperialisti denunciano la complicità dell’esercito svizzero con la NATO (leggi). A ciò l’esercito deve per forza rispondere: aspettiamoci nei prossimi anni, quindi, una martellante propaganda sui media, nelle scuole, nelle società sportive, nelle associazioni scoutistiche, agli eventi culturali ecc. che esalti il compromesso elvetico, la pace del lavoro, il conformismo culturale e il senso di insicurezza. Chissà se la sinistra sarà in grado di respingere questo pensiero unico?!