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La Svizzera alle urne delude: dove sono i giovani?

Forse ho dato troppa fiducia al popolo svizzero, forse mi sono fissata degli obbiettivi poco realizzabili, fatto sta che domenica scorsa, quando ho riagganciato il telefono dopo aver saputo i risultati della votazione, avrei voluto prendere armi e bagagli e andarmene in un qualche ameno luogo lontano.
Già, perché mai avrei creduto che l’iniziativa proposta dall’UDC sarebbe stata accolta.
Trascurando il fatto che un’iniziativa del genere non sarebbe nemmeno dovuta essere presa in esame, data la sua anticostituzionalità (cfr. l’articolo 258 della Costituzione), nutrivo almeno la speranza che la popolazione non si sarebbe lasciata influenzare da cartelloni pseudo-umoristici o da dibattiti televisivi al limite della xenofobia. Beh, a quanto pare mi sbagliavo: la paura del diverso fa ormai parte delle nostre vite, a causa di un manipolo di razzisti che non vuole assumersi le proprie responsabilità.
Come può un paese che si definisce democratico e liberale approvare delle leggi che vanno a scapito di una determinata fascia di popolazione? Come può un paese che si è sempre vantato della sua multiculturalità, del suo plurilinguismo e della sua tolleranza religiosa discriminare in questo modo delle persone?
Sono sempre stata fiera di essere svizzera, ho sempre guardato alla mia patria come a un esempio di grande apertura mentale e collegialità: la Svizzera ha sempre protetto le persone che ci abitavano, fossero esse francofone, italofone, cattoliche, atee o protestanti, ma al momento mi sembra che, più che progredire, stiamo facendo notevoli passi indietro. Questa ossessione di accusare chi è diverso da noi per i nostri problemi sta avendo sempre più consensi, e ciò mi spaventa. Ho paura, perché mi ricordo le parole del mio ex-docente di politica e cittadinanza: “bisogna sempre avere memoria storica”, e, se penso alle mie conoscenze in materia, mi ricordo che un altro governo promotore di leggi contro una determinata fetta di popolazione fu la Germania di Hitler, quando gli ebrei (e in seguito gli omosessuali, gli stranieri, i portatori di handicap,…) venivano trattati in modo diverso rispetto ai “veri” tedeschi.
Perciò mi chiedo: arriveremo anche noi fino a questo punto? Il prossimo novembre dovrò votare una proposta di legge per la tortura dei rei omosessuali perché anche loro, come gli stranieri, sono più colpevoli dei criminali svizzeri? Tra qualche anno ci sarà una legge per esiliare i portatori di handicap in quanto colpevoli di sottrarci denaro tramite le assicurazioni sociali?
Il fatto è che certi partiti di estrema destra continuano a incutere terrore nella popolazione e a mandare i cittadini alle urne su temi come questo per distogliere l’attenzione da problemi ben più gravi.
Perché la destra cosiddetta “sociale” (benché l’accostamento mi risulti un ossimoro) tace quando si tratta di dire che in Svizzera, un paese che dovrebbe essere sviluppato, ci sono persone che non riescono a mantenere la propria famiglia, mentre altre non sanno più come spendere il loro denaro? Perché non parla mai dei prezzi dei trasporti pubblici che continuano ad aumentare, non in favore di operai o macchinisti, ma per gonfiare ulteriormente il portafoglio di un milionario? Perché glissa magistralmente sul fatto che, ancora oggi, se sei donna e lavori in determinate aziende private, percepisci uno stipendio inferiore rispetto a un uomo tuo pari?
I veri problemi della Svizzera sono questi (e tanti altri): è un paese che porta una madre a sentirsi una fallita perché non riesce a pagare l’università alla propria figlia, nonostante anni di duro lavoro. E a questo punto arriva l’UDC che le dice: “non è colpa del Governo che fa favoritismi o dello Stato che ti sottopaga, è colpa dello straniero che commette reati, quindi se lo butti fuori dalla Svizzera risolvi i tuoi problemi”. Mi sembra che manchi qualche passaggio logico.
Tuttavia, alle mie osservazioni spesso si obbietta che se la sinistra proponesse qualcosa ci sarebbero delle alternative. Il fatto è che la sinistra (e non solo lei) ha delle idee, ma, fino a quando non avrà alcun risvolto mediatico perché non può permettersi un settimanale gratuito o una lobby sulle reti televisive, le idee più “pubblicizzate” saranno quelle di altri.
Il mio problema è che ho diciannove anni e faccio parte di una minoranza politica: per questi motivi nessuno mi ascolta mai. Nella mia situazione, però, ci sono molti altri giovani, i quali credono in ciò che fanno e lottano per farsi sentire, persone che hanno una vera formazione politica, persone che studiano Economia, Scienze Politiche, Storia nei nostri atenei e che sono molto più preparate di tanti politici navigati. Ma, soprattutto, persone che vedono la politica come il punto di partenza per cambiare le cose, per rendere il nostro paese un posto migliore, e non come una mera autocelebrazione o una semplice fonte di guadagno.
Anche se è andata male, posso affermare con orgoglio che c’è stata una grande quantità di giovani che si è mobilitata contro l’iniziativa ed è stato bellissimo: eravamo uniti nel lottare per una causa in cui credevamo, e nella quale crediamo tutt’ora.
Molto spesso, diversi miei coetanei si mostrano disinteressati alla politica e io trovo questo fenomeno molto negativo: vorrei che i giovani che si lamentano del nostro paese o, nello specifico, della scuola, del lavoro, della sanità, capissero che hanno la possibilità di far sentire la loro voce.
A questo proposito vorrei rammentare l’assemblea e il corteo studenteschi del Liceo di Bellinzona, svoltisi nel periodo dello sciopero all’Officina FFS della capitale: io ero presente e ricordo che il nostro piccolo istituto scolastico è riuscito a dare un grande contributo (sia economico che morale) agli operai, grazie al sostegno di tutti gli studenti. C’è chi ha partecipato perché riteneva che la causa andasse perorata, chi per una questione di principio, chi semplicemente perché aveva suo padre tra i lavoratori: l’importante è che abbiamo riempito Piazza Governo e abbiamo fatto notare la nostra presenza.
Io credo che se tutti i giovani che ho incontrato contrari all’iniziativa (ed erano molti) avessero creato uno scompiglio simile, forse le cose sarebbero andate diversamente. Infatti, il volantinaggio al mercato o l’affissione di poster possono essere comodamente ignorati dalla stampa, ma un gruppo compatto di persone che invadono una piazza difficilmente può passare inosservato.
Concludo questo sfogo dicendo che al momento sono piuttosto demoralizzata dall’esito della votazione, ma sicuramente non perderò la voglia di lottare per i miei ideali, cosa che dovrebbero fare tutti i giovani come me.

Linda Vanina

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