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Il Referendum flop dei golpisti in Venezuela: facciamo due calcoli

Secondo i leader dell’opposizione venezuelana 7’186’000 persone hanno partecipato domenica scorsa al referendum auto-indetto e auto-organizzato dall’opposizione oligarchica Unità Nazionale (MUD). Si tratta di un referendum incostituzionale dato che esso non aveva ricevuto l’avvallo del Consiglio Nazionale Elettorale.

Ma molti sono i dubbi relativi alla veridicità della cifra auto-proclamata dagli organizzatori stessi. Si è infatti riscontrata una chiara disorganizzazione territoriale tra i seggi predisposti sul territorio e una non-sistematicità del metodo di votazione condita da un’assoluta mancanza di controllo democratico sul voto. In molti seggi le schede elettorali sono state eliminate dopo la “conta” rendendo così impossibile verificare a posteriori le cifre.

Tanto per non lasciare dubbi sulla poca rilevanza del Referendum, addirittura alcuni portavoce dell’opposizione, come il vice segretario del partito Azione Democratica Negal Morales, non hanno potuto escludere che i partecipanti hanno potuto votare più di una volta.

Ma anche se considerassimo questa cifra come vera, il risultato del Referendum è tutt’altro che positivo per l’opposizione di Maduro. Se da una parte infatti non si è raggiunto l’obiettivo minimo di mobilitare 8 milioni di votanti, dall’altra parte, esso rappresenta un arretramento rispetto alle elezioni parlamentari del 2015, dove la coalizione antagonista al governo progressista bolivariano raccolse 7’726’066 voti.

Ma l’inconsistenza delle cifre propagandate dall’opposizione, e fedelmente riportate dai media occidentali, potrebbero essere confutate anche da un semplice calcolo.

Secondo un’analisi diffusa dal portale online venezuelano Mision Verdad, i votanti al Referendum hanno espresso il loro voto con una media di un voto per minuto. In questo modo, un seggio elettorale attivo per tutte le 12 ore previste ha potuto servire fino a un massimo di 720 votanti.

Tralasciando per un momento che la maggioranza dei centri elettorali predisposti dall’opposizione contavano un solo seggio, e supponendo che ogni centro elettorale aveva tre seggi, è facile concludere che un centro elettorale con tre seggi avrebbe avuto una capacità di voto totale di 2’160 schede.

Secondo la coalizione d’opposizione erano attivi su tutto il territorio venezuelano 2’300 centri elettorali. Dunque, una semplice moltiplicazione dimostra come la quantità massima possibile di voti è poco più di 4 milioni e 300mila voti; molto meno delle cifre auto-dichiarate dall’opposizione.

Rimane come minimo grottesco continuare ad accostare a dittatura un governo che permette alla sua opposizione di spendere milioni per organizzare un voto incostituzionale. E mentre i media occidentali, seguiti da buona parte della “sinistra assente” occidentale, starnazzano contro il legittimo governo venezuelano, l’opposizione golpista perpetua con la violenza nelle strade e il razionamento dei beni di prima necessità quello che non riesce a portare a termine per via democratica e popolare; il tentativo di togliere la sovranità nazionale raggiunta grazie al processo rivoluzionario bolivariano iniziato con Chavez e rimettere così il paese nelle mani degli interessi occidentali.

Alessandro Lucchini

Alessandro Lucchini, economista, è vice-segretario del Partito Comunista (Svizzera) e membro della World Association of Political Economy (WAPE). Dal 2012 è consigliere comunale, attualmente nella città di Bellinzona.