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Etichettati come “fascisti”, i lavoratori britannici tornano a votare a sinistra.

Quando i cittadini britannici votarono per uscire dall’Unione Europea (UE) la sinistra liberal, capitanata in Ticino dal portale GAS, urlava – poco ci mancava – al fascismo galoppante, a un’orda di estremisti di destra che avrebbero conquistato i voti dei ceti popolari e degli operai, questi ultimi sostanzialmente accusati di essere poco colti e di non capire nulla di politica. Una delle pochissime voci a difendere la Brexit da sinistra fu in Svizzera il Partito Comunista, che attraverso una visione di classe della realtà ne rivendicava al contrario un potenziale carattere progressista. E i comunisti ci hanno effettivamente visto giusto!

Tra gli aspetti più interessanti delle recenti elezioni in Gran Bretagna emergono infatti alcune tendenze in termini di flussi elettorali. I voti della classe operaia e dei ceti medi impoveriti che, pur di uscire dall’UE e di frenare la globalizzazione, erano finiti al partito ultra-nazionalista UKIP, una volta raggiunto quell’obiettivo hanno cambiato orientamento. L’UKIP crolla dai circa 3,9 milioni di voti del 2015 ai circa 600mila preferenziali attuali, uscendo così di scena dalla Camera dei Comuni.

A permettere al leader della sinistra laburista, Jeremy Corbyn, di fare il balzo in avanti sono stati proprio gli ex elettori accusati di …”fascismo”. Analizzando i risultati collegio per collegio emergono dinamiche di voto che mostrano come il Labour sia andato particolarmente bene proprio in quelle zone in cui il partito xenofobo ha visto il crollo dei consensi. Il Partito Laburista, in sintesi, dopo aver indebolito l’ala liberista ed europeista che lo teneva in ostaggio, dopo aver ripreso a parlare di nazionalizzazioni e di diritti sociali, e dopo aver trovato un consenso con il Communist Party of Britain (vicino ai sindacati) e con i marxisti-leninisti del New Communist Party, che hanno fatto desistenza a favore di Corbyn, è riuscito a riconquistare una larga parte della propria base elettorale operaia che l’aveva abbandonato negli ultimi anni.

Ora il rischio è un altro e cioè che quella parte di laburisti legati a filo doppio con l’UE, la NATO e le multinazionali, facciano di tutto per riprendere in mano il Partito e ostacolare Corbyn, che potrebbe diventare l’ennesima illusione della sinistra europea come lo è stato Alexis Tsipras in Grecia.