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Mentre Angela Merkel chiude l’albergo nordcoreano di Berlino, Xi Jinping parla di cooperazione win-win

Da molti decenni la Corea del Nord sta subendo numerose e pesanti sanzioni economiche nel tentativo, inizialmente, di rovesciarne il sistema socialista, ma ora prioritariamente per impedirle lo sviluppo di una propria difesa nucleare, alla quale il leader nordcoreano Kim Jong Un tiene invece particolarmente, soprattutto dopo aver osservato la fine della Libia ad opera degli americani.

Eppure la situazione rischia di precipitare perché la linea adottata da Pyongyang non piace nemmeno agli storici alleati: Russia e Cina. Il presidente statunitense Donald Trump approfitta infatti della crisi coreana per spostare armi e truppe in Corea del Sud, accerchiando così i cinesi, vero e proprio competitor economico degli USA. Un conflitto nella regione potrebbe compromettere gravemente lo sviluppo economico non solo cinese, ma anche di altri due paesi asiatici retti da partiti comunisti, come Laos e Vietnam i quali, a differenza della Corea del Nord, hanno preferito adottare un modello socialista aperto al mercato.

cityhostelIl quotidiano tedesco “Sueddeutsche Zeitung” avverte però “nessun altro Paese è così pieno di risorse come la Corea del Nord”. Il Partito del Lavoro coreano infatti, tramite la sua ambasciata a Berlino gestisce, uno dei centri economici di maggior rilievo: nel 2004, infatti, Pyongyang decise di sfruttare la posizione centrale dell’edificio della sua sede diplomatica di Berlino, trasformandola in un albergo, il City Hostel Berlin. Si tratta di un locale a prezzi vantaggiosi e dal servizio apprezzato dal pubblico stando alle recensioni sui siti di riservazione online. In questo modo il governo nordcoreano crea posti di lavoro in Germania, ma incassa anche valuta pregiata che poi reinveste in patria dove garantisce gratuitamente alloggi, sanità e scuole ai propri cittadini.

Il governo di Angela Merkel però non ci sta più e  ha iniziato la procedura per chiudere l’ostello coreano, basandosi sulla risoluzione ONU 2321 che cerca di strangolare l’economia del piccolo paese asiatico. Ma mentre gli alleati europei degli USA tentano la via aggressiva, da Pechino arrivano segnali di stampo opposto.

La strategia cinese per disinnescare la miccia sulla penisola coreana è volta a coinvolgere Pyongyang in progetti di cooperazione commerciale e infrastrutturale: al recente incontro internazionale sulla nuova via della seta “One belt, one road” patrocinato proprio dal segretario generale del Partito Comunista Cinese Xi Jinping, a sorpresa anche i nordcoreani hanno inviato una propria delegazione, suscitando lo sconcerto e le proteste di Washington.