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Disertò dall’esercito hitleriano e fondò il primo comitato anti-fascista. Heinz Kessler è morto oggi a 97 anni.

Quando venne chiamato alle armi e dovette forzatamente arruolarsi nell’esercito di Adolf Hitler, il giovane apprendista metallurgico Heinz Kessler, figlio di una umile famiglia operaia, si ritrovò sul fronte russo. I suoi ideali anti-fascisti lo spinsero a trovare il coraggio di disertare e, nel 1941, si schierò con l’Armata Rossa. Nella Germania nazista venne condannato a morte in contumacia per tradimento e la sua famiglia trasferita in un lager. Lui, in Unione Sovietica, fondava intanto, con altri partigiani tedeschi, il Comitato Nazionale “Germania Libera” e del manifesto di quel gruppo di resistenti era l’unico firmatario ancora in vita. Oggi, a 97 anni di età, Heinz Kessler è morto.

Kessler in una foto del 1988
Kessler in una foto del 1988

Nel 1946, tornato in una Germania divisa per sfere di influenze dalle potenze alleate, Kessler scelse di stare nell’area di liberata dai sovietici. Contribuì a fondò la Libera Gioventù Tedesca (FDJ), organizzazione di massa dei giovani antifascisti e aderì al Partito Socialista Unitario Tedesco (SED), di cui fu membro del Comitato Centrale e poi anche dell’Ufficio Politico.

Dopo aver frequentato a Mosca l’accademia militare Voroshilov ottenne numerosi prestigiosi incarichi negli apparati di sicurezza tedesco-orientali, raggiungendo il grado di generale e diventando ministro della difesa della Germania dell’Est.

Con il suo libro "Senza il Muro ci sarebbe stata la guerra" (2011)
Con il suo libro “Senza il Muro ci sarebbe stata la guerra” (2011)

Nel gennaio 1990 Kessler, che si definì sempre un marxista-leninista, venne espulso dal Partito per “atteggiamento anti-sovietico”, che significava essere colpevole di opporsi al programma di riforme di orientamento liberali volute dall’ultimo presidente sovietico Michail Gorbaciov.

Con l’unificazione tedesca Kessler venne arrestato e condannato a una pena detentiva dai tribunali occidentali, ma anche di fronte a quella dura prova lui non rinnegò i suoi ideali, difendendo anzi pubblicamente la costruzione del Muro “di difesa anti-fascista” di Berlino, sostenendo che senza di esso in Europa sarebbe scoppiata la guerra. Decise infine nel 2009 di ritornare in politica, aderendo al Partito Comunista Tedesco (DKP).