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8 marzo: origini e storia di una giornata internazionale di lotta per i diritti delle donne

“Krasnaja Nit”, ovvero “Filo Rosso”, questo il nome della fabbrica tessile di Pietrogrado le cui operaie il 23 febbraio 1917 disertando il turno dell’alba, scendono in sciopero, a loro si uniscono i metalmeccanici delle vicine Officine Putilov, quindi gli studenti. I cosacchi non caricano, anzi, più tardi si uniranno coi militari e i soldati ai manifestanti, i ponti vengono alzati, tuttavia la Neva è ghiacciata e operaie, operai e giovani, sventolando bandiere rosse, vi scendono e a passo deciso avanzano verso i palazzi del potere, lo zar scappa, è la Rivoluzione di febbraio.
Un anno dopo con decreto di Lenin il calendario è modificato, proprio a febbraio si passa dall’1 al 13 febbraio 1918. Il 23 febbraio, in ricordo degli avvenimenti dell’anno precedente, si celebra il primo reclutamento di massa dell’Armata Rossa, quel giorno diventerà la festa dell’Esercito e della Marina sovietica, con Vladimir Putin oggi è in Russia il Giorno dei difensori della patria. Il 23 febbraio però è il nuovo 8 marzo, così come il 25 ottobre è il nuovo 7 novembre. Le donne russe decidono allora, insieme alla prima donna ministro della storia dell’umanità, Aleksandra Michajlovna Kollontaj, diventata ministro la notte stessa della Rivoluzione d’Ottobre, di fare dell’8 marzo una giornata di rivendicazioni per i diritti delle donne, in ricordo delle operaie della “Krasnaja Nit”. Non sarà una festività ufficiale, ma una giornata di sensibilizzazione per l’ottenimento di assistenza nelle pratiche domestiche, che porterà alla nascita delle lavanderie e delle stirerie pubbliche, alla totale assistenza per l’infanzia e la maternità, all’uguaglianza salariale, allo sviluppo dell’industria leggera agro-alimentare e del sistema delle mense sui posti di lavoro, tutte iniziative che sgraveranno di molto le donne, favorendone una concreta emancipazione. Il voto le donne sovietiche lo avevano già ottenuto, anche in questo caso la notte stessa della Rivoluzione. Nel giugno 1921 la Seconda Conferenza Internazionale delle donne comuniste, tenuta a Mosca una settimana prima dell’apertura del III Congresso dell’Internazionale Comunista, riconosce nell’8 marzo la “Giornata internazionale delle donne e delle lavoratrici”. Già dalla fine dell’Ottocento tuttavia nel movimento marxista erano state proposte e celebrate giornate di lotta per i diritti delle donne e le date di marzo si fondavano sul richiamo alle giornate della Comune di Parigi e alla Rivoluzione tedesca del 1848, in questo caso per volontà di Clara Zetkin e Rosa Luxemburg. Solo casualmente tale data è caduta in Germania, come nel 1914, l’8 marzo. Proprio il 18 marzo, primo giorno della Comune nel 1871 è stata fino al 1921 la data più frequentemente utilizzata, come anche le domeniche più prossime alla data stessa.
Nel 1945 a Roma le donne comuniste e socialiste dell’UDI, Unione Donne in Italia, decidono, per prime in Occidente, di rendere l’8 marzo giornata di lotta per i diritti delle donne anche nella penisola. Scelgono la mimosa come simbolo delle rivendicazioni, essendo un fiore già sbocciato in quella data. Tuttavia sanno che un richiamo diretto alla Giornata Internazionale della donna promossa dall’Internazionale Comunista potrebbe essere in Italia un limite alle rivendicazioni femminili e decidono di coniugare la giornata di lotta italiana con un avvenimento che nulla ha a che fare con l’8 marzo, ma più in generale con lo sfruttamento delle donne, la tragica morte delle operaie, in larga parte di origine italiana, della fabbrica tessile Triangle di New York, avvenuto il 25 marzo 1911. Questo “aggiustamento” degli avvenimenti storici domina per inerzia e ignoranza ancora oggi il resoconto mediatico delle origini della giornata dell’8 marzo. Un “aggiustamento” tuttavia ben noto al potere democristiano di allora che infatti emana circolari ben precise a firma di De Gasperi, Andreotti e Scleba con minaccia di sanzioni e di licenziamento – in alcuni casi applicati – per i dipendenti pubblici, che avessero distribuito volantini e mimose nelle giornata dell’8 marzo sui luoghi di lavoro, una pratica repressiva che durerà fino all’avvento dei governi di centro-sinistra alla metà degli anni ’60. Fino ad allora l’8 marzo per la Democrazia Cristiana resterà solo un subdolo tentativo di propaganda del bolscevismo.
Nel mondo intanto i movimento di lotta per la liberazione dal colonialismo e dall’imperialismo avanzano impetuosamente, nuove nazioni socialiste si affermano dall’Europa Orientale alla Cina, al Vietnam alla Corea, così come in Africa molte nazioni di nuova indipendenza si richiamano esplicitamente al marxismo, tutte queste nazioni decidono di celebrare l’8 marzo come tappa fondamentale del cammino emancipativo delle donne. Con la vittoria della Rivoluzione Cubana anche in America Latina l’8 marzo si afferma come giornata per i diritti delle donne. La produzione di manifesti colorati e combattivi per l’8 marzo si moltiplica in tutto il mondo. Leonid Brežnev subito dopo il suo insediamento nell’ottobre 1964 quale segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica introduce due nuove festività nel calendario che saranno celebrate dal 1965: l’8 marzo, Giornata Internazionale di Lotta per i Diritti delle Donne e il 9 maggio, Giorno della Vittoria nel 1945 contro il nazifascismo nella seconda guerra mondiale, quella che in russo si chiama la Grande Guerra Patriottica. Tali due ricorrenze sopravvivranno alla scomparsa dell’Unione Sovietica e ancora oggi sono due date fondamentali e festive per tutti i popoli un tempo sovietici, da Mosca all’Asia Centrale. Solo negli anni ’70 la ricorrenza dell’8 marzo avrà, grazie ai movimenti giovanili d’ispirazione marxista, una larga diffusione anche in Occidente.
La battaglia planetaria per i diritti delle donne, contro ogni forma di violenza e di discriminazione è ancora lunga, in tutto il mondo, anche in Europa.
Ricordare le origini di questo cammino per l’emancipazione femminile può essere una buona occasione per riflettere sul futuro, ben sapendo che senza il movimento comunista mondiale e senza le operaie della “Krasnaja Nit” che proprio quel giorno, nel 1917, avevano deciso di diventare protagoniste della storia, l’8 marzo non sarebbe una giornata di celebrazioni e di rivendicazioni.

Davide Rossi

Davide Rossi, di formazione storico, è insegnante e giornalista. A Milano dirige il Centro Studi “Anna Seghers” ed è membro della Foreign Press Association Milan.