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Washington, il terrorismo e l’industria dell’indignazione

Ad Aleppo il terrorismo è stato ormai pressoché sconfitto militarmente, ma Washington, con una sottile guerra psicologica, seguita a farlo sopravvivere nelle nostre menti e nei nostri cuori.

I convogli di aiuti inviati da Mosca e Damasco, vengono continuamente attaccati dai nuclei di terroristi (agghindati, questi, con le vestigia dei “ribelli” dal mainstream occidentale) che ancora sopravvivono nella città. Vengono colpite le ambulanze e incendiati gli autobus per l’evacuazione dei civili. Come l’esercito russo e siriano rispondono al fuoco, l’ISIS e Al-Qaeda, urlano a gran voce: “qui ci massacrano!”.

E in Italia si costruiscono casse di risonanza: vengono organizzati presidi a Roma, a Bologna, a Venezia, per gridare “fermate il massacro di Aleppo!”. Non, si badi bene, chiedendo che il terrorismo venga sconfitto e che l’Occidente cessi di spedirgli armi, fiumi di soldi e munizioni, che Europa e Stati Uniti cessino quantomeno di proteggerlo mediaticamente.

Nulla di tutto questo: senza muovere un’unica critica al mondo euroatlantico che non si arrende ad una Siria autonoma e indipendente, senza proferir parola sulle formazioni ribelli che inducono bambine di 8 anni a farsi esplodere nelle stazioni di polizia, il dito viene puntato tutto contro i governi russo e siriano, ai quali si chiede di abbandonare il campo. Ovvero, pur in buona fede, colpiti nel profondo dall’industria dell’indignazione messa in moto da Washington, a Roma, a Bologna, a Venezia, viene chiesto, che la cosa piaccia o meno, esattamente ciò che chiedono l’ISIS e Al-Qaeda e si grida esattamente ciò che gridano loro.
 Anziché sventolare le bandiere della Siria, si sfoggiano i colori del Free Syrian Army, quell’esercito “composto da variegate frange di combattenti islamisti, alcuni dei quali vicino ad al Qaeda”, che viene equipaggiato dagli Stati Uniti e che, giusto ieri, ha simpatizzato con Mert Altintas, il terrorista turco inneggiato da molti “ribelli” siriani dopo aver sparato all’ambasciatore russo ad Ankara in diretta televisiva. “Benedizioni del Karma!”, commenta un simpatizzante dell’FSA, sotto il video dell’uccisione.

Per evitare che le nostre emozioni e i nostri sentimenti vengano strumentalizzati e sottomessi ai rapporti di forza presenti sul piano ideologico, è importante conferir loro contenuti più precisi. Ciò che è possibile soltanto attraverso un più attento studio dei fatti che ci colpiscono e una messa in dubbio delle verità propagateci dai nostri mezzi informativi. Diversamente, sarà sempre Washington a dettare l’agenda della nostra indignazione, e quei sentimenti, che ci appaiono così puri nella loro immediatezza, scavalcheranno facilmente la nostra volontà e assumeranno, ben presto, la forma di una feroce arma politica in mano a chi la sa più lunga di noi.

Emiliano Alessandroni

Emiliano Alessandroni ha svolto per diversi anni indagini di tipo teorico e filosofico in Germania e Inghilterra. Collabora attualmente con le cattedre di Storia della Filosofia Politica, Storia della Filosofia Moderna e di Letterature Comparate, presso l’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”.