Si tornerà a lottare contro il cottimo e il caporalato

Abusi e illegalità sui cantieri: con metodi imprenditoriali scellerati si sta evidenziando un vero e proprio regresso delle condizioni di lavoro e del rispetto dei diritti dei lavoratori edili nel Canton Ticino.

Molti muratori presenti sui cantieri ticinesi non nascondono più la preoccupazione davanti alla nuova suddivisione del lavoro. Anche se molti lo dicono solo a denti stretti, il lavoro a cottimo nei cantieri ticinesi e tornato in auge. Spesso mancano però le prove per denunciarlo e riportare nella legalità le condizioni di lavoro.

D’altra parte il primo articolo delle disposizioni materiali del contratto cantonale dell’edilizia vieta espressamente il lavoro a cottimo. Il cottimo è un metodo di sfruttamento combattuto in Svizzera già più di cento anni fa, nel 1903 per esempio, quando gli scalpellini della Riviera lottarono a lungo con scioperi e manifestazioni.

Il termine cottimo indica una modalità di lavoro per cui la retribuzione è proporzionale alla quantità di lavoro svolto. Vale a dire che più si lavora e più si viene retribuiti. l lavoro a cottimo può quindi essere di due tipi: cottimo a tempo: si viene retribuiti in base al numero di ore effettuate; cottimo a misura: quando il reddito dipende dal numero di unità di pezzi prodotti in un arco di tempo definito come può essere un turno o una giornata.
Il lavoratori a cottimo sono spesso assunti da piccole ditte che eseguono lavori in subappalto nei grossi cantieri, gestiti però dalle grandi imprese di questo cantone. Fino a qualche anno fa, il ricorso a ditte esterne per eseguire singole mansioni nei cantieri in Ticino era soprattutto limitato ai ferraioli. Oggi sono comparsi gli addetti alla casseratura e alla mattonatura, ossia altre frazionature del lavoro di muratore. Questa suddivisione permette di contabilizzare meglio la produttività del lavoratore rispetto alla mansione, facilitando così il pagamento a cottimo.

Poche settimane fa il settimanale “Area” denunciava che “in agosto, una ditta del bellinzonese, la Maurer at Work, pubblica il seguente annuncio su un giornale ticinese: «Per completare il proprio team, cerca muratore a cottimo». “ A seguito della denuncia, la Commissione Paritetica esegue un controllo presso la Maurer at Work. Sorpresa, la ditta non ha dipendenti. Per svolgere i lavori, fa capo ad altre ditte (soprattutto svizzero-tedesche e almeno una ticinese). Il titolare della Maurer at Work farebbe quindi solo da intermediario… c’è chi definiva questi metodi come pratiche mafiose.

L’unica ragione per cui le imprese ticinesi fanno capo agli intermediari (che per i loro servigi fanno dei guadagni) è finalizzata all’elusione delle regole contrattuali e dei controlli effettuati dagli organi preposti, annientando quindi i diritti dei lavoratori, con il solo obiettivo di ingrassare i profitti. Scaricando la responsabilità su queste ditte “fuorilegge”, i grandi impresari ticinesi (quelli del “crescere insieme”) risultano “puliti”, ma sono i primi responsabili di questa situazione.

Il sindacato Unia ha denunciato in Commissione Paritetica e sui media queste gravi irregolarità: un dovere di ogni sindacalista onesto. A seguito di queste denuncie, molti impresari hanno iniziato a fare pressione sui loro dipendenti per far sì che cambiassero sindacato. Queste reazioni evidenziano come le denunce di Unia abbiano toccato nel segno e fanno male. La speranza per i lavoratori è che il loro sindacato continui su questa via, facendo finalmente emergere ogni tentativo dei padroni di eludere i diritti dei lavoratori, puntando a conquistarne di nuovi.

Ad ogni modo, oltre al degrado delle condizioni di lavoro, durante i prossimi mesi molte saranno le questioni che interesseranno il settore dell’edilizia : rinnovi dei contratti cantonale e nazionale e aumenti salariali per citare soltanto quelli più importanti. Sarà quindi auspicabile vedere i muratori scendere in piazza ed incrociare le braccia per mostrare ancora una volta che la classe operaia non è scomparsa e che i padroni non possono permettersi il lusso di fare i conti senza gli operai.

Leonardo Schmid, militante del Partito Comunista

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