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Nuove sanzioni alla Corea del Nord. Intanto però la cooperazione commerciale con Pyongyang cresce!

Russia, Cina e Venezuela hanno appena votato, insieme agli altri 12 membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, l’approvazione di nuove sanzioni economiche ai danni della Repubblica Popolare Democratica di Corea. La notizia potrebbe essere letta come un isolamento, a questo punto definitivo, della Corea del Nord anche dai suoi abituali alleati. Ma forse la situazione è diversa dalle apparenze.
Il vice-presidente del Partito del Lavoro di Corea Ri Su Yong con il segretario generale dell'ONU Ban Ki Moon
Il vice-presidente del Partito del Lavoro di Corea Ri Su Yong con il segretario generale dell’ONU Ban Ki Moon

Si tratta infatti di un voto che solo superficialmente può apparire “infame”: da un’ottica marxista l’importante è vedere se davvero, poi, questi governi anti-imperialisti (Russia) se non addirittura socialisti (Cina e Venezuela) applicheranno nella pratica quanto votato. Già in passato Russia e Cina votarono in questo modo per sedare l’isteria imperialista nordamericana, per poi infischiarsene nel concreto. Non è peraltro un mistero che l’ONU viene accusato da molti paesi emergenti di essere troppo subalterno ai diktat occidentali, il che ne pregiudica la credibilità e l’applicabilità delle sue risoluzioni.

Flavio Pettinari, comunista italiano e per anni rappresentante dell’associazione di amicizia con Pyongyang spiega: “Si può votare all’ONU ma poi azzerare un debito che avrebbe strangolato chiunque, oppure votare una cosa e poi portare investimenti per rilanciare una zona economica speciale che era di fatto fallita… Pochi anni fa ad un voto simile in sede ONU seguì l’accordo per un gasdotto. Il gioco delle parti in alcune zone è la prassi”.
In effetti fra la Cina e la Corea del Nord, nonostante questo voto, risulta un piano di collaborazione commerciale a lungo termine che riguarda principalmente due zone economiche speciali su cui i due paesi stanno investendo molto e non mancano numerose facilitazioni, da poco discusse, per le società nordcoreane – in particolar modo centri tecnologici ad alto valore aggiunto – attive in Cina.