Il denaro dei contribuenti svizzeri per la Clinton Foundation. Berna voleva corrompere Clinton?

Non è una grande sorpresa apprendere che le multinazionali finanziano partiti politici e campagne elettorali in vari Stati, tra gli altri gli USA. Nemmeno ci ha lasciati senza fiato di venire a sapere che, nel 2015, la banca UBS ha offerto un contributo di 600’000 dollari alla Clinton Foundation, vicina alla famiglia dell’ex-Presidente statunitense Bill Clinton. Ma è un altra cosa, ancora più scandalosa, se uno Stato inizia a finanziare esponenti e gruppi politici in un altro Paese: nel 2011 la Confederazione Svizzera, ossia il Dipartamento degli Affari Esteri (DFAE) guidato allora dalla socialista Michèle Calmy-Rey, ha fatto un dono di mezzo milione di franchi alla stessa fondazione.

clinton_fraudLo ha rivelato recentemente il giornale «Schweiz am Sonntag», che si è fatto confermare i fatti dalla Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC). Su richiesta, la DSC ammette di aver appoggiato, nel periodo da settembre 2011 ad agosto 2013, un progetto della Clinton Health Access Initiative con 484’000 franchi. Il preteso scopo del regalo erano le attività di questa appendice della Clinton Foundation per combattere la mortalità materna ed infantile in Liberia.

Una faccenda su ogni aspetto molto dubbiosa: tanto per la scelta dei mezzi (stanziati per lo sviluppo e la cooperazione), quanto per la scelta dei destinatari. E ancora per la motivazione ufficiale ed infine per la scelta dei tempi: va ricordato che nel 2011, i conflitti fiscali e le pressioni contro le banche svizzere in USA vedevano il loro apice con l’arresto di 4 impiegati del Credit Suisse. Hillary Clinton deteneva allora la funzione di ministra degli affari stranieri. “Sia vituperato chi ne pensa male”, commenta il giornale svizzero tedesco.

Da tempo, la fondazione dei Clinton, beneficiaria della generosità selettiva di Palazzo Federale, è confrontata con seri rimproveri, incluso quello di servire interessi privati, sotto pretesto della beneficenza. L’azione di Berna suscita anche dubbi sulla professionalità della nostra diplomazia: se Berna si prometteva di ottenere la clemenza di Clinton, adesso, dopo l’elezione di Donald Trump, i vantaggi auspicati per la Svizzera cedono a un clima di sospetti e sfiducia. Da mesi varie agenzie della polizia federale statunitense FBI stanno investigando contro la fondazione Clinton. Sospettano tra l’altro, che donatori esteri si compravano influenza presso il Dipartimento di Stato durante il mandato di Hillary Clinton. Non è da escludere che la Svizzera venga coinvolta nelle indagini.

La somma, non disprezzabile, rimane comunque modesta se comparata ai montanti versati alla fondazione menzionata dalle monarchie del Golfo. Eppure, sul principio stesso, la Svizzera si vede messa allo stesso piano dell’Arabia Saudita e del Qàtar e si ritrova in compagnia di forze oscure come la setta islamista di Fethullah Gülen: è davvero vergognoso che il nostri governanti si permettono di distogliere beni pubblici per fare un regalo ai Clintons. E dove va finire una tale prassi, se diventa generale? Se gli Stati cominciano a canalizzare mezzi a persone o forze politiche con influenza imperiale, vuol dire che accettano di divenire uno Stato dipendente, vassallo, abdicando a una parte della propria sovranità.