/

Autrice di numerosi saggi sul marxismo: si è spenta Adriana Chiaia.

Adriana Chiaia non c’è più. Si è spenta infatti a Milano, novantenne, la storica militante comunista italiana. Figura fra le più coerenti, ma anche le più severe della sinistra di classe della vicina penisola, che non ha mai rinnegato il marxismo-leninismo. Chiaia è stata una prolifica autrice e curatrice di numerose pubblicazioni, spesso in collaborazione con l’editore Zambon. Schiva verso fotografi e cameraman, Adriana Chiaia ha sempre rifiutato personalismi di ogni sorta, contribuendo però moltissimo al dibattito su Aginform, un foglio di corrispondenza comunista.

Una delle opere di Adriana Chiaia
Una delle opere di Adriana Chiaia

Il movimento comunista internazionale perde una ricercatrice e una militante di grande impegno, che aveva fatto della ricerca contro le falsificazioni storiche ai danni del movimento operaio la sua battaglia prima. Memorabili i suoi studi sulla Rivoluzione d’Ottobre, di cui l’anno prossimo ricorre il 100° anniversario, e grande il coraggio avuto nel 2005 nel portare al pubblico italiano, scrivendone pure l’introduzione, l’opera dell’ex-presidente del Partito del Lavoro del Belgio (PTB) Ludo Martens: “Stalin: un altro punto di vista” (2005).

Chiaia è stata fra le curatrici anche di due interessantissimi libri dello storico marxista tedesco Kurt Gossweiler: il primo una raccolta dei suoi diari di militanza, in cui egli analizza il sorgere e l’avanzare del revisionismo ideologico in Unione Sovietica sino alla caduta dei sistemi socialisti europei e alla dissoluzione della Repubblica Democratica Tedesca.  Il secondo un saggio in cui Gossweiler documenta l’apporto determinante dei magnati dell’industria, dei grandi proprietari fondiari e dei banchieri tedeschi (nonché dei loro colleghi di Wall Street), alla caduta della Repubblica di Weimar e all’ascesa al potere di Hitler e del Nazismo.

Ma Adriana Chiaia viene anche ricordata per la sua solidarietà alla Rivoluzione Cubana e, nei primi anni 2000, si impegnò molto confutando la storiografia troskista – soprattutto enfatizzata in lingua italiana dall’editore Roberto Massari – che voleva appropriarsi della figura di Ernesto Che Guevara per opporlo strumentalmente al Partito Comunista di Cuba e al governo di Fidel Castro.