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Cinque anni dopo l’assassinio di Gheddafi, le rivelazioni dell’ex-vicepremier libico!

Il nostro portale (leggi) aveva fin da subito fatto chiarezza sulla ribellione in Libia che portò nel 2011 all’assassinio del leader della Rivoluzione verde Muammer Gheddafi. Mentre una parte della sinistra europea – moderata o massimalista che fosse – credeva si trattasse di una sincera rivolta di popolo per maggiore democrazia, noi avevamo presentato in questo articoli i retroscena che indicavano come in realtà si trattasse di un’azione di destabilizzazione di stampo neo-colonialista.

Il popolo libico inizia a capire cosa ha perso
Il popolo libico inizia a capire cosa ha perso

A cinque anni di distanza la Repubblica Araba di Libia Popolare e Socialista non c’è più: al suo posto una continua guerra tribale che lascia campo libero al fondamentalismo islamico e che provoca un esodo migratorio incontrollato. Dei diritti sociali quali la casa regalata dallo Stato, la scuola gratuita, ecc. che il passato regime garantiva non è rimasto più niente. E di certo anche la democrazia ha fatto passi indietro.

L’ex vice-premier libico Al-Taieb as-Safi ha dichiarato recentemente all’agenzia russa Sputnik che l’assassinio di Gheddafi era da tempo atteso tra l’establishment occidentale a causa della sua tenace politica contro l’imperialismo, ma positiva per la propria nazione. La politica del “colonnello” si opponeva infatti alla presenza di basi militari straniere sul territorio africano, soprattutto di stati occidentali.

“Il primo atto di Muhammar Gheddafi dopo la rivoluzione del 1969, fu l’inizio di una politica contro la presenza militare straniera in Libia e in Africa, che facevano pressione sulla politica e l’economia libica. Ecco perché lo hanno ucciso!” ha dichiarato Al-Taieb as-Safi.

“La sua morte è stata simile ad una vendetta e non ad un omicidio per la difesa degli interessi di qualcuno. È evidente come la Libia, rispetto alle nazioni appartenenti alla regione araba, fosse in maniera visibile più indipendente dalle potenze straniere nelle sue decisioni grazie alla politica di Gheddafi”, ha ancora detto as-Safi, che ha concluso spiegando come al momento dell’uccisione di Gheddafi, la Libia fosse l’unico paese in Africa a prendere decisioni autonome per i propri interessi nazionali, e questo non era accettabile per le potenze occidentali e gli Stati Uniti in particolare. Oggi la Libia – o quel che ne resta – dipende da altre nazioni in tutti i campi: politicamente, economicamente, militarmente e persino socialmente.