Metro Kjevskaja
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Dopo Cannes e Verona, a Locarno “Il palazzo del popolo” di Elena Gladkova

Dopo essere stato presentato con successo ai festival del cinema di Cannes e di Verona, arriva in anteprima nazionale elvetica il 5 agosto 2016 a Locarno, in coda al dibattito sulla russofobia che si terrà al Rivellino, il monumentale e affascinante film, ispirato da una richiesta di Tenstar Community, di Elena Gladkova dedicato alla metropolitana di Mosca, ancora oggi intitolata a Vladimir Lenin. Un vero e proprio “Palazzo del popolo”, voluto agli inizi degli anni ’30 dal Partito Comunista dell’Unione Sovietica e inaugurato nel maggio del 1935, dopo mesi di grandiosi lavori sotto la direzione del commissario ai trasporti Lazar Moiseevič Kaganovič. Le venti fermate costruite su tre linee fino al 1938 sono diventate oggi duecento e negli ultimi anni la bellezza artistica e architettonica è tornata ad affermarsi, in chiave moderna, riannodando il filo che lega la metropolitana ai suoi albori, all’edificazione socialista vissuta come creazione di uno spazio sociale condiviso. La giovane regista Elena Gladkova, contrappuntando le immagini con la potente musica sovietica degli anni ’30, esalta la bellezza delle fermate, ricordandoci i grandi riconoscimenti internazionali ottenuti dalle singole fermate, mostrandoci, tra il correre dei treni, la forza del messaggio culturale e politico trasmesso dai dipinti e dai mosaici, tesi a riaffermare i valori del socialismo sovietico, ovvero il lavoro, la solidarietà, lo sviluppo scientifico e tecnologico, l’antifascismo, con le tante fermate dedicate agli eroi della Grande Guerra Patriottica, che ha liberato il 9 maggio 1945 Berlino e l’Europa dalla bestialità nazifascista.

Elena Gladkova a Cannes.
Elena Gladkova a Cannes.

Come sempre molti e meritevoli i film presentati, tanto tra i corti, quanto tra i lunghi, alla 22° edizione del Sangiò in svolgimento a Verona ogni anno tra il 23 e il 27 luglio, il Festival del Cinema diretto con entusiasmo e passione dal critico cinematografico Ugo Brusaporco, capace di vincere l’assenza di contributi economici per il Festival con lo slancio e la determinazione di amici e di cinefili che apprezzano enormemente l’impegno del direttore nell’offrire alla città scaligera e al mondo immagini, voci e pensieri di libertà. Molte le pellicole che hanno trattato il tema del futuro, degli stranieri che si stanno affermando come cittadini europei di domani, con il lavoro, con lo studio e con una abnegazione più grande delle discriminazioni che sono costretti a subire. “Lampedusa in inverno” di Jakob Brossmann, già vincitore del Premio Boccalino a Locarno nel 2015 e a Verona del premio per la regia, racconta la complessità dell’isola, fuori da ogni paradigma irenico, “Migranti, il dilemma tedesco” di Rino Pellino, inviato RAI a Berlino, indaga quanto sta accadendo nella nazione più importante dell’Unione Europea, “Noi, cittadini del mondo” di Dario Dalla Mura e Elena Pasetto riflette sulla riuscita integrazione nel tessuto sociale veronese di ragazzi provenienti da tutti i continenti.

Davvero interessanti i film dedicati alla Resistenza. “Presi a caso” di Alberto Gambato e Laura Fasolin è la storia delle ultime vittime del nazifascismo nel rovighese, giovani arrestati e uccisi a Villadose e a Ceregnano il 25 aprile ‘45, rievocati dalla scuola locale con uno spettacolo teatrale capace di coniugare consapevolezza e memoria.

Eric Gobetti, storico e cineasta, ha presentato “Partizani – La Resistenza Italiana in Montenegro”, storia della Divisione Garibaldi, vincitore del premio opera prima, con testimonianze di alcuni soldati, oramai quasi centenari, e immagini inedite riprese tra il ’43 e il ’45 dagli ufficiali della Divisione. Dopo l’8 settembre 1943 infatti sedicimila soldati italiani formano in Montenegro la Divisione Garibaldi, inquadrata nel II Korpus dell’Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo, comandato dal generale Peko Dapčević. Gli italiani combatteranno per due anni a fianco degli uomini di Tito e nel 1983, in Montenegro, città in cui la formazione partigiana è nata, alla presenza del Presidente della Repubblica italiana Sandro Pertini amico di Tito, si è celebrato il quarantennale della fondazione della Divisione Garibaldi, inaugurando un monumento commemorativo in ricordo degli ottomila uomini della formazione caduti per la libertà della Jugoslavia e dell’Europa, a cui anche il regista nel finale del film rende omaggio, deponendo presso il monumento un mazzo di fiori.

“Una stagione di mirtilli e d’airelles”, con sottotitolo “Apollinaire a Stavelot”, vincitore del Festival, è una toccante ricostruzioni per voci e immagini della breve ma significativa presenza in Belgio, nell’estate del 1899, del diciannovenne Guillaume Apollinaire, allora ancora William Kostrowicki, poeta in erba, figlio di una nobile polacca mai sposatasi che fa passare il figlio come discendente di un barone russo. La madre prima abbandona il figlio a Stavelot e poi lo induce a scappare, non potendo pagare l’albergo che lo ha ospitato per tre mesi insieme al fratello minore. Il regista Paolo Zagaglia, grande documentarista e testimone dell’emigrazione italiana in Belgio, racconta la storia fondendo egregiamente fotogrammi muti in bianco e nero, che riproducono la quotidianità del giovane Apollinaire, con testimonianze a colori degli studiosi valloni che documentano e riannodano i fili della presenza del giovane scrittore nelle Ardenne. Ne nasce così un potente film capace di restituirci la bellezza della poesia, la sola in grado, secondo il direttore del Festival Ugo Brusaporco, di salvare il mondo.

Davide Rossi

Davide Rossi, di formazione storico, è insegnante e giornalista. A Milano dirige il Centro Studi “Anna Seghers” ed è membro della Foreign Press Association Milan.