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La sinistra turca unita contro i golpisti che volevano rovesciare Erdogan.

Tutti hanno condannato il tentato putsch che avrebbe dovuto destituire con la forza il presidente turco Recep Tayyip Erdogan: dal partito socialdemocratico CHP al partito nazionalista curdo HDP. Si tratta perlopiù di dichiarazioni di circostanza e anche piuttosto tardive, avvenute quando si stava palesando il fallimento dell’insurrezione. E questo poiché da una parte la leadership del CHP aveva contatti con la setta Gülen in funzione anti-Erdogan (non capendo che il vero agente eversivo era il primo, e non il secondo), ma anche l’HDP avrebbe avuto solo da guadagnarci nel caso di un golpe, poiché la lotta contro il PKK curdo – lotta che unisce la sinistra patriottica e laica e Erdogan – sarebbe subito interrotta.

Due sono però i partiti della sinistra di opposizione turca particolarmente interessanti da prendere in considerazione. Il primo perché – dopo aver subito le peggiori repressioni da parte di Erdogan nell’ambito del processo Ergenekon (di cui abbiamo riferito qui) – oggi coraggiosamente sostiene che non è lui il nemico pubblico numero 1 contro cui concentrare la lotta, ma chi fra i suoi ex-fedelissimi ubbidisce direttamente a Washington. Il secondo perché nonostante una visione più netta sia contro Erdogan sia contro i golpisti, nega comunque anch’esso risolutamente l’ipotesi dell’auto-golpe ordito dallo stesso Presidente per rinforzarsi.

“In piazza ci sono le bandiere nazionali, non quelle di Erdogan!”

Perinçek e Soner
Dogu Perinçek e Yunus Soner

Il VATAN – successore del Partito dei Lavoratori di Turchia – è un partito di massa di origine maoista guidato da Dogu Perinçek e non ha dubbi: Erdogan in questo momento è di fatto una contraddizione secondaria per i rivoluzionari, poiché ha iniziato a ribellarsi ai diktat dell’imperialismo americano e alla NATO e vuole normalizzare le relazioni con la Russia e arrivare alla pace con la Siria. Si tratta di obiettivi strategici molto importanti che da anni VATAN rivendica. Stiamo parlando peraltro del partito che non solo era stato recentemente ricevuto a Damasco dal presidente Bashar al-Assad per discutere proprio della riappacificazione dei due paesi, ma che due settimane fa sul proprio quotidiano “Aydinlik” aveva previsto il rischio concreto di una contro-rivoluzione colorata orchestrata dalla  NATO. L’analisi di VATAN va oltre perché vede nel tentativo di golpe un attentato alla legittimità dell’esercito nazionale, la cui credibilità è stata messo in serio pericolo nella notte di venerdi scorso, quando i soldati hanno aperto il fuoco contro le istituzioni e il proprio stesso popolo. Ma VATAN chiarisce: “il golpe non è stato promosso dall’esercito turco, al contrario è stato rivolto contro l’esercito: tutti i comandanti di alto rango delle forze armate hanno rifiutato di prendere parte al colpo di stato e hanno anzi diramato un ordine ai soldati di rientrare nelle caserme!”. Si trattava insomma di un tentativo di “fermare le operazioni iniziate contro la corrente gülenista nelle forze armate e impedire alla Turchia di trattare la pace con paesi come la Russia, l’Egitto e la Siria” ed è avvenuto proprio due giorno dopo che erano stati promossi quasi duemila capi di accusa per tradimento contro altrettanti militari aderenti alla setta. La setta islamista diretta dal terrorista integralista Fetullah Gülen è infatti “utilizzata dalla CIA come un’organizzazione di tipo stay-behind”, spiega VATAN: essa si è infiltrata nell’esercito turco, in particolare nell’aviazione, per “applicare la linea politica imposta dagli USA”. Perinçek accusa poi direttamente i gülenisti di aver abbattuto l’aereo russo nel novembre 2015 creando un gravissimo incidente diplomatico con Mosca che ora Erdogan cerca da sanare. La reazione popolare è stata importante per sconfiggere il golpe: “il popolo turco è sceso in piazza contro i golpisti gülenisti, sconfiggendoli nel giro di tre ore. I settori eterodiretti dagli USA nelle Forze Armate turche saranno scoperti, la lotta contro il separatismo etnico non si fermerà e il nostro Paese raggiungerà la pace con i propri vicini” conclude l’appello di VATAN. Gli fa eco il vice-presidente del partito, Yunus Soner, il quale su facebook afferma: “La rivista tedesca ‘Der Spiegel’ sostiene che migliaia di persone si siano riversate nelle strade per celebrare la vittoria del loro partito e chiedere vendetta. Ma non è così: le bandiere di AKP (il partito di Erdogan, ndr) sono pochissime, quasi tutti sventolano invece le bandiere nazionali turche. Ma la stampa tedesca – conclude Soner – sembra desiderosa di raffiguare uno scenario di guerra civile”.

“Non sosterremo mai un golpe filo-americano!”

Kemal Okuyan
Kemal Okuyan

Il KP (Partito Comunista di Turchia) è, dopo VATAN, il partito di ispirazione comunista meglio organizzato: si tratta di un partito d’avanguardia di orientamento marxista-leninista, ben radicato fra gli universitari dei centri urbani ma egemone anche nell’amministrazione del comune di Ovacik nel sudest della Turchia. Il suo leader, Kemal Okuyan, ha rilasciato un’intervista in cui ammette che “la possibilità di un colpo di stato è cresciuta gradualmente: vi sono attori internazionali e vari gruppi di potere in Turchia che sono frustrati dalla politica di Erdogan”. Il suo partito ha condannato il tentato colpo di stato e si schiera “contro ogni azione che non abbia le sue origini nei movimenti popolari e naturalmente siamo contro qualsiasi golpe filo-americano”. Si è trattato di un golpe con elementi molto professionali, spiega il dirigente comunista, inoltre “tutti – almeno coloro che hanno senso politico – sapevano che il rischio di un colpo di stato esisteva. Non c’era bisogno di essere un agente dell’intelligence per sapere che questa possibilità sarebbe cresciuta notevolmente a ridosso della seduta del Consiglio Militare Supremo (YAS)”, quando cioè gli ufficiali gülenisti sarebbero stati con ogni probabilità congedati. Il triangolo composto dalle Forze Armate (TSK), dai Servizi segreti (MIT) e dalla Polizia è pieno di correnti politiche interne, per questo Okuyan ritiene “difficile tenere nascosto la preparazione di un golpe di queste dimensioni. Le tempistiche esatte è probabile che non fossero note, alcune correnti potrebbero aver depistato Erdogan e alcuni fedelissimi di Erdogan – ma non lui direttamente – possono aver eventualmente speculato che il golpe avrebbe potuto avvantaggiarli. Tutto questo è normale, e non rende il golpe un complotto”. Quindi la tesi complottista che va oggi per la maggiore in Europa secondo cui si sia trattato di un auto-golpe è rifiutata dal Partito Comunista turco: “il fatto che questo evento abbia rafforzato la posizione di Erdogan non significa che sia stato organizzato da lui!”. Inoltre i deputati comunisti al parlamento europeo confermano che un’informativa ufficiale dell’UE parlasse di una richiesta di asilo di Erdogan alla Germania: “Evidentemente Erdogan era disperato, il suo volo non poteva raggiungere Istanbul. La richiesta di asilo alla Germania e l’autorizzazione di atterraggio sull’isola greca di Skyros, entrambe negate, sono strane. Non possiamo sapere da dove arrivi davvero l’ordine di rifiutare queste due richieste, ma di una cosa sono sicuro: questo tentato golpe aveva dei legami internazionali. E’ impossibile iniziare una tale azione senza l’incoraggiamento o la direzione di almeno una fazione dell’amministrazione USA”. Okuyan conferma inoltre che “non c’è stato alcun sostegno a Erdogan da parte di USA e UE, finché non è diventato chiaro che il golpe fosse fallito”. E ancora: “è sbagliato dire che l’Occidente era solidale con Erdogan: le loro parole erano cliché vuoti come “stabilità, democrazia, preoccupazione, ecc.”. Ma come mai i golpisti hanno fallito? Okuyan ritiene che la prima ragione è il fatto che non abbiano potuto subito raggiungere Erdogan. In secondo luogo il fatto che altri reparti non li hanno raggiunti come si aspettavano gli insorti” ha azzoppato il piano eversivo.