Le vittorie degli altri sono “fichissime”

Il 5 giugno è stato un appuntamento denso di emozioni e interesse per i numerosi oggetti posti in votazione, sia a livello federale che cantonale.

Il ministro leghista Claudio Zali
Il ministro leghista Claudio Zali

In Ticino la carne al fuoco era molta: la “tassa di collegamento” e la nuova legge sull’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC), in particolare, rappresentavano due temi caldi per l’area progressista. È stato un successo: nel primo caso i grandi generatori di traffico dovranno dunque mettere finalmente mano al portamonete per contribuire alla vivibilità di un Cantone sempre più intasato; nel secondo caso il progetto governativo di ulteriore, strisciante privatizzazione della sanità pubblica ha subito una decisa battuta d’arresto.

Gioia e gaudio in casa socialista, la più grande forza progressista del Canton Ticino.
Certo. Si tratta di vittorie importanti, molto importanti, che fanno tirare un bel respiro di sollievo a tutto il paese: tanto più in un Cantone in cui si era quasi persa l’abitudine di festeggiare. E su ben due oggetti, per giunta!

Ma c’è un piccolo dettaglio, un pochino adombrato dal clima di soddisfazione generale. Un dettaglio che, in realtà, lascia un pochino perplessi: nessuna di queste due vittorie, infatti, porta il marchio di fabbrica del Partito Socialista, che ha giocato in entrambi i casi il ruolo di gregario.

Da una parte – tassa di collegamento – i socialisti si ritrovano a goire per il trionfo di… un leghista! Un pochino di gloria, perciò, la si deve elemosinare dalle parti dell’odiatissima truppa di Via Monte Boglia.

Matteo Pronzini e Massimiliano Ay, deputati MPS-PC
Matteo Pronzini e Massimiliano Ay, deputati MPS-PC

Dall’altra, invece, si deve chiedere ospitalità dalle parti della sinistra radicale – quell’opposizione di sinistra a più riprese bollata come «conservatrice», ferma al secolo scorso (o a quello prima ancora), composta da «4 gatti», ma che, nonostante ciò, riesce evidentemente a mobilitare la popolazione e fare ciò che il partito progressista più grande del Canton Ticino, sistematicamente, non riesce quasi mai a fare. Vincere. Senza contare che per l’iniziativa “Giù le mani dagli ospedali”, coraggiosamente lanciata dal Movimento per il Socialismo, è mancato davvero un nonnulla.

L’unica sfida a baricentro socialista è stata, invero, quella relativa la scuola media, ed è andata ad infrangersi contro un netto giudizio del popolo, che non ha preso particolarmente a cuore il futuro dell’educazione ticinese. Tra gli oppositori protagonisti, per onor di cronaca. proprio il ministro socialista Bertoli.

Un grande successo anche il sostegno al Reddito di Base Incondizionato, visto il magrissimo risultato raccolto dall’iniziativa in tutta la Svizzera, che vedeva peraltro l’aperta opposizione del 99% della sinistra svizzera, dal PSS, ai sindacati, passando per la Gioventù Socialista, fino ai comunisti.

Che dire? C’è decisamente da sperare, in tal senso, che la proposta di Boris Bignasca di ridurre il numero dei parlamentari – escludendo così i piccoli partiti dal Gran Consiglio – non vada in porto, altrimenti diventerà difficile, per il Partito Socialista, vivere grandi giornate di festa come questa, anche perché non è detto che in casa Lega saranno sempre così ospitali.

Scherzi a parte, il contributo del popolo socialista a queste due conquiste, è stato senz’altro preziosissimo: decine di militanti e molti dirigenti PS si sono spesi in maniera mirabile per far passare queste idee tra la popolazione, e senza di loro tutto sarebbe stato sicuramente molto più difficile. Ma anche le burle – come le favole – hanno una loro morale, e forse in casa PS qualche riflessione potrà trarre giovamento ad un partito di governo, ipoteticamente strutturato per guidare la sinistra, e non per giocare il ruolo di gregario. Perché le vittorie degli altri saranno anche “fichissime”, ma le proprie lo sono sempre più.