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Gli autisti di Uber lamentano il ribasso dei loro redditi

Proponiamo di seguito la traduzione integrale dell’articolo di Eric Lecoultre, apparso sull’edizione del 31 maggio 2016 del giornale svizzero romando Le Courrier.

Gli autisti di Uber lamentano il ribasso dei loro redditi

Trasporti. Riuniti in un’associazione, puntano il dito contro il dumping portato avanti da Uber e vogliono partecipare alla regolamentazione della loro attività.

Uber, il servizio che permette di riservare una vettura con conducente direttamente dal proprio smartphone.

Sono generalmente anonimi. Talvolta appaiono nella rubrica dei fatti diversi, a seguito di un’aggressione. Dicono di subire quotidianamente minacce, ingiurie e graffi sui loro strumenti di lavoro, le loro automobili. Gli autisti attivi grazie a Uber, controversa applicazione, si riuniscono dallo scorso 6 aprile in un’associazione denominata VTC-Genève (VTC: sigla francese per veicolo turistico con autista, NdT). Sono oggi una sessantina a volersi difendere, non solo dai tassisti che hanno recentemente organizzato una protesta a livello nazionale (cfr.  la nostra edizione dello scorso 18 maggio).

Sorprendentemente, le loro prime critiche non sono solamente contro la loro concorrenza, i taxi, ma anche contro il gigante americano che fornisce loro i clienti e che detta il prezzo delle corse. “In febbraio Uber ha diminuito le tariffe del 25%, mentre in precedenza aveva già aumentato la sua commissione del 5%” spiega Nasr El Din Hassenein, presidente di VTC-Genève. Un autista 100% poteva guadagnare circa 7’500 franchi lordi al mese, ma i suoi redditi si sono oggigiorno pesantemente ridotti.

“Dal suo arrivo Uber ha incoraggiato i conducenti di limousine a utilizzare la sua applicazione e ha cercato di differenziarsi per la qualità dei suoi servizi”, prosegue il presidente, “ma oggi la ditta incita attivamente numerose persone a diventare autisti indipendenti e a utilizzare la sua piattaforma. Essa non mette abbastanza l’accento sulle esigenze qualitative richieste dal mestiere.” La concorrenza fra tutti i veicoli di Uber ha come risultato la diminuzione del lavoro per ciascuno. “I prezzi sono attualmente troppo bassi per vivere dignitosamente grazie a Uber”, aggiunge Franck Bardon, vicepresidente di VTC-Genève. L’associazione riceve i reclami di alcuni autisti che, a seguito di una presentazione troppo ottimista di Uber, hanno investito in un nuovo veicolo “e si ritrovano con l’acqua alla gola”.

Partecipare al dibattito

I membri di VTC-Genève non auspicano evidentemente la sparizione di Uber. “Questa società ha creato dell’impiego”, precisa Nasr El Din Hassenein, “essa ha permesso a dei disoccupati di lunga durata di poter lanciarsi facilmente in questo mestiere.” Essi vogliono soprattuto partecipare all’elaborazione della futura Legge sui taxi, attualmente sotto esame della Commissione dei trasporti del Gran Consiglio, che dovrebbe regolamentare l’attività della società americana nel cantone. “Questo testo è stato redatto (dal Consiglio di Stato, NdR) molto rapidamente, senza il distacco necessario”, precisa il signor Hassenein, “noi vogliamo apportare le nostre proposte.”

Vorrebbero che le autorità regolamentassero i redditi degli autisti indipendenti? “Il legislatore potrebbe intervenire”, spiega il presidente di VTC-Genève, “un autista impiegato al 100% per tramite di uno o più diffusori di corse quali Uber, dovrebbe poter guadagnarsi da vivere senza dover prendere rischi e infrangere la legge effettuando ad esempio troppe ore supplementari. A starci a cuore sono la sicurezza dei clienti e l’ordine pubblico.”

In questo senso l’associazione propone anche di stabilire una selezione dei candidati che vorrebbero diventare autisti indipendenti a Ginevra. Sarebbero presi in considerazione dei criteri quali la padronanza della lingua francese o la conoscenza dei quartieri ginevrini. “Non desideriamo limitare il numero di veicoli”, spiega Nasr El Din Hassenein, “siamo contrari alla situazione di monopolio voluta dai tassisti.”

“Non siamo fuorilegge!”

In seguito alla loro manifestazione dello scorso 17 maggio, i tassisti ginevrini domandarono al Consiglio di Stato di far cessare l’attività del gigante americano nel cantone, secondo essi definibile “illegale”. I membri di VTC-Genève infrangerebbero quotidianamente la legge? Se è vero che alcuni hanno ricevuto delle multe nel 2015, oggi le procedure sono in corso presso la giustizia. In attesa che essa decida, lo sfruttamento dei veicoli da parte degli autisti di Uber non è reprensibile. Alcuni utilizzano delle targhe vodesi al fine di aggirare dei problemi amministrativi del Canton Ginevra, ma questo non è illegale. “A volte siamo arrestati dalla polizia o dal servizio del commercio”, precisa Franck Bardon, “controllano i nostri documenti, ma non possono più infliggerci delle multe a causa di aver fatto delle corse mediante Uber.”

Egli rifiuta inoltre la qualifica di “fuorilegge”, spesso usata dai tassisti nel loro confronti. “Siamo degli autisti indipendenti, con dei permessi professionali e dei veicoli che sottostanno a tutte le norme. Abbiamo l’obbligo di registrarci al registro di commercio e dichiariamo tutti i nostri redditi”, insiste Franck Bardon.

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